Calcio
Ragno si nasce, mago delle scalate e allenatore gentiluomo
La promozione con il Ruvo per cominciare, l'ultima a Potenza. Adesso, a 50 anni, la sua prima panchina in serie C
Molfetta - domenica 3 giugno 2018
Nicola Ragno, 50 anni, non è solo il mago delle scalate, ma anche un allenatore gentiluomo, schivo, riservato, maniacale nella preparazione. Un vincente, certo, ma dal cuore d'oro. Dovunque abbia allenato, ha lasciato ricordi indimenticabili. Da Ruvo di Puglia a Potenza.
Nativo di Molfetta, ex centrocampista, un piccolo Nicola Berti precipitato nella provincia barese (educato con i piedi e intelligente da un punto di vista tattico), si divideva fra tacchetti e mocassini: fa il consulente alla Banca Nazionale del Lavoro, a Molfetta. Della serie: faccio la differenza quando voglio, però devo averne voglia. E per lui, evidentemente, giocare e lavorare, non era assolutamente facile.
La differenza Ragno, che ha avuto come maestri Gigi De Canio, suo tecnico a Pisticci, ed Ezio Glerean, la farà eccome da allenatore. Bella favola, la sua. Si fa le ossa con il Corato, poi vince il torneo di Promozione con il Ruvo e quello di Eccellenza con l'Ostuni. Si ripete a Noicattaro, a Bitonto e a Monopoli, dove, con i gol a grappoli di una bestia rara come Vittorio Insanguine, stravince il campionato di Eccellenza.
È in questo preciso momento che Ragno scrive per la prima volta un pezzo di storia guidando la prima squadra al mondo a chiudere con un punteggio a tre cifre: 102. Ripete lo stesso salto a Bisceglie, vincendo anche la Coppa Italia nazionale, conquista un altro successo ad Andria, stravince in quel di Nardò, è l'artefice del miracolo calcistico del Bisceglie, infine riporta il Potenza in C a distanza di 8 anni dall'ultima volta.
In 20 anni, 10 campionati vinti. Tanto di cappello al Mister. Insomma, ovunque è andato ha lasciato un segno, fatto di ascolto degli uomini prima che degli atleti, promozioni miracolose, di capacità di dare certezze anche in ambienti depressi. In città che fino a poche settimane fa sembravano scariche, Ragno ha portato la serenità dell'uomo fedele ai propri ideali. Si è fatto amare mostrando come, attraverso il sacrificio, si possano ottenere i risultati.
Ragno, che ha fatto parlare di sé tanto per il proprio sistema di pensiero quanto per il personaggio che la sua fama ha creato, quindi, non è cambiato. È cambiata piuttosto la vita, è cambiato il calcio. Ma ora il salto di categoria (professionale e non solo) non può toglierlo davvero nessuno.
Nativo di Molfetta, ex centrocampista, un piccolo Nicola Berti precipitato nella provincia barese (educato con i piedi e intelligente da un punto di vista tattico), si divideva fra tacchetti e mocassini: fa il consulente alla Banca Nazionale del Lavoro, a Molfetta. Della serie: faccio la differenza quando voglio, però devo averne voglia. E per lui, evidentemente, giocare e lavorare, non era assolutamente facile.
La differenza Ragno, che ha avuto come maestri Gigi De Canio, suo tecnico a Pisticci, ed Ezio Glerean, la farà eccome da allenatore. Bella favola, la sua. Si fa le ossa con il Corato, poi vince il torneo di Promozione con il Ruvo e quello di Eccellenza con l'Ostuni. Si ripete a Noicattaro, a Bitonto e a Monopoli, dove, con i gol a grappoli di una bestia rara come Vittorio Insanguine, stravince il campionato di Eccellenza.
È in questo preciso momento che Ragno scrive per la prima volta un pezzo di storia guidando la prima squadra al mondo a chiudere con un punteggio a tre cifre: 102. Ripete lo stesso salto a Bisceglie, vincendo anche la Coppa Italia nazionale, conquista un altro successo ad Andria, stravince in quel di Nardò, è l'artefice del miracolo calcistico del Bisceglie, infine riporta il Potenza in C a distanza di 8 anni dall'ultima volta.
In 20 anni, 10 campionati vinti. Tanto di cappello al Mister. Insomma, ovunque è andato ha lasciato un segno, fatto di ascolto degli uomini prima che degli atleti, promozioni miracolose, di capacità di dare certezze anche in ambienti depressi. In città che fino a poche settimane fa sembravano scariche, Ragno ha portato la serenità dell'uomo fedele ai propri ideali. Si è fatto amare mostrando come, attraverso il sacrificio, si possano ottenere i risultati.
Ragno, che ha fatto parlare di sé tanto per il proprio sistema di pensiero quanto per il personaggio che la sua fama ha creato, quindi, non è cambiato. È cambiata piuttosto la vita, è cambiato il calcio. Ma ora il salto di categoria (professionale e non solo) non può toglierlo davvero nessuno.