Basket
Pallacanestro Molfetta: si riparte dalla Serie C?
Dopo la rescissione consensuale con coach Gesmundo la Pallacanestro Molfetta potrebbe scendere di categoria
Molfetta - venerdì 25 luglio 2014
8.38
L'addio consensuale di Giovanni Gesmundo ormai ex coach della Pallavolo Molfetta ha suscitato non poche polemiche. Alcune eccessive e strumentali. Occorre senza dubbio fare un'attenta analisi di quello che è successo. Certo la realtà delle cose ha preso una piega perfino più drammatica di quello che era logico attendersi. Sembra quasi di stare a parlare di un "dramma sportivo" perché l'addio di Gesmundo è tale per tutto il popolo amante del basket e anche per la squadra che era molto legata al suo allenatore sentendolo più che una guida quasi una emanazione. Questa era la Pallacanestro Molfetta di Gesmundo, sarà difficile pensare che a breve possa diventare la Pallacanestro Molfetta di quello che ad oggi possiamo definire mister X.
Chi ha la bontà di seguire la squadra, sa che la linea del distacco possibile tra Gesmundo e la Pallacanestro Molfetta non c'è mai stato. Anzi non è mai minimamente passati nell'anticamera del cervello dell'allenatore che ha sempre ribadito il concetto della riconoscenza alla causa molfettese. Ora che con ogni probabilità la Pallacanestro Molfetta potrebbe scendere di categoria approdando in Serie C (questa è l'ultima indiscrezione) l'ex coach ci ha pensato a lungo, ha provato a rimanere anche per la grande amicizia e il grande rapporto che lo lega con il presidente Pucci. Tentativo fallito.
Qualcuno si chiederà il perchè e allora siamo qui a raccontare alcuni fatti, episodi e situazioni che hanno portato alla rottura consensuale che ha un nome: Serie C.
Gesmundo non si è mai lamentato del roster che ha avuto a disposizione e ha sempre fatto presente che questa squadra ha costruito qualcosa di straordinario in 3 anni. Il coach molfettese ha dal primo giorno di allenamento caricato le batterie delle motivazioni, del sacrificio, della volontà. Aspetto da non tralasciare è quello relativo al budget. Proprio questo è facilmente definibile come la vera nota dolente dell'intero sistema basket e non solo in riferimento alla compagine molfettese. E' infatti piú che mai vero che i budget sono quelli che sono e i soldi non li ha nessuno. Attualmente il basket è in piena crisi e questo non va assolutamente dimenticato, neppure da parte dei media. Perchè il pianeta basket italiano è decadente e malato. E' questa la fotografia del secondo sport italiano, quella pallacanestro. La lista dei mali è lunga, un profondo rosso che mette in chiara evidenza un movimento debole. E un basket dove non ci sono né futuro né prospettive. Ed è proprio da qui che bisogna ripartire per trovare un po' di luce in fondo al tunnel nel quale il nostro basket si è infilato.
Le inquietudini cestistiche iniziano dalle querelle infinite tra Federazione e Lega, per la questione dei "troppi stranieri e troppi pochi italiani" da schierare sui parquet. Storia vecchia ma sempre attuale. Altro problema sempre attuale vede come protagonisti i giovani atleti di casa nostra e i veterani "bolliti". Se la teoria è quella della competitivà, sono tante le società che preferiscono puntare sui veterani anziché sui giovani talenti. A cosa serve puntare sui vivai allora oppure dire di volerlo fare? Morale: niente semina, niente raccolto. Ecco dunque uno sport allo sbando e senza prospettive (già citate in precedenza).
I settori giovanili sono stati abbandonati come campi in cui ormai cresce solo ortica.
Altra spina del fianco è la mancanza di visibilità e di ricavi, la crisi economica attuale rende complicato trovare uno sponsor adeguato (elemento imprescindibile per la sopravvivenza di un club) e il problema della riduzione dei pesantissimi oneri fiscali, visto che la pallacanestro, insieme al calcio, è l'unica disciplina professionistica in Italia, per tanto il regime di tassazione è uguale a quello del mondo del pallone.
Tornando in casa Pallacanestro Molfetta può tranquillamente dirsi che la società molfettese non è esente a queste problematiche. Il fallimento della Monte Paschi Siena di qualche settimana fa è il chiaro segnale che qualcosa non va. Adesso qualora l'indiscrezione della retrocessione di categoria fosse confermata bisognerà costruire, o meglio ricostruire programmando, una squadra che potesse tornare a competere al piú presto sui parquet piú importanti.
Chi ha la bontà di seguire la squadra, sa che la linea del distacco possibile tra Gesmundo e la Pallacanestro Molfetta non c'è mai stato. Anzi non è mai minimamente passati nell'anticamera del cervello dell'allenatore che ha sempre ribadito il concetto della riconoscenza alla causa molfettese. Ora che con ogni probabilità la Pallacanestro Molfetta potrebbe scendere di categoria approdando in Serie C (questa è l'ultima indiscrezione) l'ex coach ci ha pensato a lungo, ha provato a rimanere anche per la grande amicizia e il grande rapporto che lo lega con il presidente Pucci. Tentativo fallito.
Qualcuno si chiederà il perchè e allora siamo qui a raccontare alcuni fatti, episodi e situazioni che hanno portato alla rottura consensuale che ha un nome: Serie C.
Gesmundo non si è mai lamentato del roster che ha avuto a disposizione e ha sempre fatto presente che questa squadra ha costruito qualcosa di straordinario in 3 anni. Il coach molfettese ha dal primo giorno di allenamento caricato le batterie delle motivazioni, del sacrificio, della volontà. Aspetto da non tralasciare è quello relativo al budget. Proprio questo è facilmente definibile come la vera nota dolente dell'intero sistema basket e non solo in riferimento alla compagine molfettese. E' infatti piú che mai vero che i budget sono quelli che sono e i soldi non li ha nessuno. Attualmente il basket è in piena crisi e questo non va assolutamente dimenticato, neppure da parte dei media. Perchè il pianeta basket italiano è decadente e malato. E' questa la fotografia del secondo sport italiano, quella pallacanestro. La lista dei mali è lunga, un profondo rosso che mette in chiara evidenza un movimento debole. E un basket dove non ci sono né futuro né prospettive. Ed è proprio da qui che bisogna ripartire per trovare un po' di luce in fondo al tunnel nel quale il nostro basket si è infilato.
Le inquietudini cestistiche iniziano dalle querelle infinite tra Federazione e Lega, per la questione dei "troppi stranieri e troppi pochi italiani" da schierare sui parquet. Storia vecchia ma sempre attuale. Altro problema sempre attuale vede come protagonisti i giovani atleti di casa nostra e i veterani "bolliti". Se la teoria è quella della competitivà, sono tante le società che preferiscono puntare sui veterani anziché sui giovani talenti. A cosa serve puntare sui vivai allora oppure dire di volerlo fare? Morale: niente semina, niente raccolto. Ecco dunque uno sport allo sbando e senza prospettive (già citate in precedenza).
I settori giovanili sono stati abbandonati come campi in cui ormai cresce solo ortica.
Altra spina del fianco è la mancanza di visibilità e di ricavi, la crisi economica attuale rende complicato trovare uno sponsor adeguato (elemento imprescindibile per la sopravvivenza di un club) e il problema della riduzione dei pesantissimi oneri fiscali, visto che la pallacanestro, insieme al calcio, è l'unica disciplina professionistica in Italia, per tanto il regime di tassazione è uguale a quello del mondo del pallone.
Tornando in casa Pallacanestro Molfetta può tranquillamente dirsi che la società molfettese non è esente a queste problematiche. Il fallimento della Monte Paschi Siena di qualche settimana fa è il chiaro segnale che qualcosa non va. Adesso qualora l'indiscrezione della retrocessione di categoria fosse confermata bisognerà costruire, o meglio ricostruire programmando, una squadra che potesse tornare a competere al piú presto sui parquet piú importanti.