Altri sport
Giuseppe Farinola da Molfetta a tecnico del Correggio Hockey in Emilia
L'intervista al concittadino: «Mi sono innamorato di questo sport quando avevo 3 anni»
Molfetta - martedì 21 marzo 2023
10.42
Il molfettese Giuseppe Farinola, classe 1984, è il nuovo tecnico del Correggio Hockey, in Emilia Romagna. La sua passione per l'hockey su pista lo ha trasportato dalla nostra Molfetta ( in foto lo vediamo dopo la vittoria delle finali nazionali nel 2019) a successi fuoriporta. Sarà proprio Farinola a guidare la BDL Minimotor nel campionato di serie A2.
Lo abbiamo intervistato per scoprire di più su uno sport poco conosciuto.
Come nasce la passione per l'hockey?
«La mia passione per l'hockey nasce nel 1987, quando avevo soli 3 anni. Quell'estate mio fratello provò per soli 3 mesi a fare pattinaggio. Lui poi ha smesso, io me ne sono innamorato. Oggi, a distanza di 36 anni, mi diverto sempre come fosse la prima volta. A differenza di altri sport, l'hockey sarà anche meno gratificante dal punto di vista remunerativo, ma è una passione inspiegabile che, una volta dentro, non va più via, oltre a trasmetterti un'infinità di valori. Ogni anno aumenta sempre di più. Non a caso, ho appena concluso l'accordo per subentrare da subito in panchina in una squadra di A2».
Qual è la più bella esperienza che hai vissuto nel tuo settore sportivo?
«Parlare di una sola esperienza sarebbe estremamente riduttivo. Potrei parlare di quando giocavo a Molfetta, dei vari titoli nazionali conquistati a livello giovanile con gli amici che poi sono diventati un punto di riferimento anche nella vita, piuttosto che delle diverse esperienze avute fuori città tra Gorizia, Salerno, Pordenone, Giovinazzo (questa è quella che più mi ha formato e che ho più a cuore). Da allenatore, invece, sono stato il vice nella massima serie a Monza di un altro tecnico pugliese, sempre di Giovinazzo, calcando i migliori terreni italiani ed europei. Per due stagioni consecutive, abbiamo disputato la champions league affrontando squadroni blasonati. Un'esperienza da tecnico alla quale sono particolarmente legato riguarda la stagione 2019, quando si sono svolte a Molfetta e Giovinazzo le finali nazionali della categoria under 19 (l'equivalente della categoria primavera nel calcio). In quella stagione allenavo ad Agrate Brianza e avevo conquistato due pass per le finali nazionali con la categoria under 17 e appunto con la 19. Abbiamo sbaragliato tutti quanti, anche squadre più accreditate alla vittoria finale arrivando ad alzare la coppa Italia. Farlo a Molfetta, dove sono nato, nella pista dove tutto è iniziato in quel lontano 1987, davanti a un palazzetto stracolmo di miei concittadini, davanti a tanti amici accorsi per l'occasione e soprattutto davanti alla mia famiglia, che mi ha sempre sopportato e supportato, è stato qualcosa indescrivibile. Dio non poteva "costruirmi" una sceneggiatura migliore».
Che legame hai con Molfetta?
«A Molfetta ci sono i miei genitori e mia sorella, con i quali ho un legame fortissimo. A dire il vero ci vediamo spesso anche in videochiamata, così da permettere a mia figlia di "stare" a Molfetta, con i nonni, anche a distanza. Quando posso, poi, torno a casa con lei, così da mostrarle i magnifici luoghi che abbiamo. Sofia è innamorata persa di Molfetta e della Puglia».
Lo abbiamo intervistato per scoprire di più su uno sport poco conosciuto.
Come nasce la passione per l'hockey?
«La mia passione per l'hockey nasce nel 1987, quando avevo soli 3 anni. Quell'estate mio fratello provò per soli 3 mesi a fare pattinaggio. Lui poi ha smesso, io me ne sono innamorato. Oggi, a distanza di 36 anni, mi diverto sempre come fosse la prima volta. A differenza di altri sport, l'hockey sarà anche meno gratificante dal punto di vista remunerativo, ma è una passione inspiegabile che, una volta dentro, non va più via, oltre a trasmetterti un'infinità di valori. Ogni anno aumenta sempre di più. Non a caso, ho appena concluso l'accordo per subentrare da subito in panchina in una squadra di A2».
Qual è la più bella esperienza che hai vissuto nel tuo settore sportivo?
«Parlare di una sola esperienza sarebbe estremamente riduttivo. Potrei parlare di quando giocavo a Molfetta, dei vari titoli nazionali conquistati a livello giovanile con gli amici che poi sono diventati un punto di riferimento anche nella vita, piuttosto che delle diverse esperienze avute fuori città tra Gorizia, Salerno, Pordenone, Giovinazzo (questa è quella che più mi ha formato e che ho più a cuore). Da allenatore, invece, sono stato il vice nella massima serie a Monza di un altro tecnico pugliese, sempre di Giovinazzo, calcando i migliori terreni italiani ed europei. Per due stagioni consecutive, abbiamo disputato la champions league affrontando squadroni blasonati. Un'esperienza da tecnico alla quale sono particolarmente legato riguarda la stagione 2019, quando si sono svolte a Molfetta e Giovinazzo le finali nazionali della categoria under 19 (l'equivalente della categoria primavera nel calcio). In quella stagione allenavo ad Agrate Brianza e avevo conquistato due pass per le finali nazionali con la categoria under 17 e appunto con la 19. Abbiamo sbaragliato tutti quanti, anche squadre più accreditate alla vittoria finale arrivando ad alzare la coppa Italia. Farlo a Molfetta, dove sono nato, nella pista dove tutto è iniziato in quel lontano 1987, davanti a un palazzetto stracolmo di miei concittadini, davanti a tanti amici accorsi per l'occasione e soprattutto davanti alla mia famiglia, che mi ha sempre sopportato e supportato, è stato qualcosa indescrivibile. Dio non poteva "costruirmi" una sceneggiatura migliore».
Che legame hai con Molfetta?
«A Molfetta ci sono i miei genitori e mia sorella, con i quali ho un legame fortissimo. A dire il vero ci vediamo spesso anche in videochiamata, così da permettere a mia figlia di "stare" a Molfetta, con i nonni, anche a distanza. Quando posso, poi, torno a casa con lei, così da mostrarle i magnifici luoghi che abbiamo. Sofia è innamorata persa di Molfetta e della Puglia».