Calcio
Gioia Borgorosso Molfetta, è finale!
La semifinale di Coppa Puglia finisce 4-3 ai calci di rigore
Molfetta - domenica 24 maggio 2015
19.08
Ci sono le rivalità calcistiche, quelle che si trascinano per una stagione intera. Ci sono le rivalità calcistiche, quelle che dal campo si trasmettono alla società, quelle che finiscono nei libri di storia. Ci sono le rivalità calcistiche, accese, dure, infuocate. Ci sono le rivalità calcistiche in cui ogni episodio aggiunge un capitolo ad una storia infinita. Ci sono le rivalità calcistiche. E poi c'è Borgorosso Molfetta-Modugno, un mondo a parte. Non più finaliste stavolta, ma semifinaliste. Potere centrale contro autonomia. Borgorosso Molfetta-Modugno non è una semplice partita di calcio. Sotto ogni aspetto, la semifinale di Coppa Puglia è una guerra totale che blocca una città e fa parlare per settimane. Quando poi, come oggi, può essere decisivo per le sorti della finale, bè, allora diventa uno spettacolo straordinario.
La semifinale si intreccia spesso con la storia che a sua volta si intreccia con il prato verde. C'è una storia abbastanza significativa che racconta questo intreccio di calcio. Una finale playoff persa al cospetto di un Borgorosso affamato. Non occorre scomodare i cardini della fisica moderna, è evidente. Il tempo, soprattutto nel calcio, è un concetto maledettamente relativo. Può accelerare, rallentare, fermarsi a piacimento, a seconda di tutto quello che sta succedendo sul prato verde. E, soprattutto, se su quel prato verde ci sono i nostri colori, il tempo può andare allegramente al diavolo. Sarà solamente un accessorio, un orpello del quale vorremmo liberarci, sia se vogliamo che passi maledettamente in fretta, sia se vogliamo che non passi mai. Ci sono partite in grado di rappresentare in maniera simbolica la percezione e la dilatazione del tempo su un campo da calcio.
Antefatto:il Borgorosso Molfetta, ha già sconfitto il Modugno nella finale della Terza Categoria. Qualche settimana dopo, ai molfettesi occorrerà difendere questo dominio con i denti, come la loro stessa vita. E, il 24 maggio 2015, al Petrone, l'atmosfera è di quelle storiche. Uno stadio pieno, una di quelle partite per cui vale la pena amare il calcio, una di quelle partite che da giocatore aspetti anche un'esistenza intera. Il Modugno si presenta con l'artiglieria pesante, pronti a ribaltare il pronostico, a giocarsi la finale di Coppa Puglia. E' una motivazione in più, una delle tante che spinge gli ospiti.
Un sogno che ora passa per quella che un tempo era la sua maglia. Un sogno che ora deve strappare ai suoi vecchi compagni, al suo vecchio allenatore, alla sua vecchia gente. Il destino non poteva disegnare una trama più intricata.
La squadra di Patruno, invece, è già pronta a soffrire. Già sa che quei 90 minuti, se basteranno, saranno lunghissimi, dureranno una vita. Il tecnico molfettese ci crede, e dopo il gol di Giandonato la Forgia ancora di più. 1-0 e primo passettino verso la finale. All'improvviso la doccia fredda: 1-1. Tutto da rifare. I cartellini affiorano, si finisce in nove per parte. Minuto dopo minuto, qualcuno non fa altro che controllare l'orologio. Si, siamo già alla fine, al 90'. Il tutto prima dei calci di rigore. Le gambe tremano. Il batticuore sale. Castagno ne para due dopo avere intuito tutti rigori del Modugno, de Pinto invece scrive la storia. Finisce 4-3. Il destino non poteva disegnare una trama più intricata. Perchè ci sono le rivalità calcistiche. E poi c'è Borgorosso-Modugno. Anzi c'erà perchè il Borgorosso è in finale.
La semifinale si intreccia spesso con la storia che a sua volta si intreccia con il prato verde. C'è una storia abbastanza significativa che racconta questo intreccio di calcio. Una finale playoff persa al cospetto di un Borgorosso affamato. Non occorre scomodare i cardini della fisica moderna, è evidente. Il tempo, soprattutto nel calcio, è un concetto maledettamente relativo. Può accelerare, rallentare, fermarsi a piacimento, a seconda di tutto quello che sta succedendo sul prato verde. E, soprattutto, se su quel prato verde ci sono i nostri colori, il tempo può andare allegramente al diavolo. Sarà solamente un accessorio, un orpello del quale vorremmo liberarci, sia se vogliamo che passi maledettamente in fretta, sia se vogliamo che non passi mai. Ci sono partite in grado di rappresentare in maniera simbolica la percezione e la dilatazione del tempo su un campo da calcio.
Antefatto:il Borgorosso Molfetta, ha già sconfitto il Modugno nella finale della Terza Categoria. Qualche settimana dopo, ai molfettesi occorrerà difendere questo dominio con i denti, come la loro stessa vita. E, il 24 maggio 2015, al Petrone, l'atmosfera è di quelle storiche. Uno stadio pieno, una di quelle partite per cui vale la pena amare il calcio, una di quelle partite che da giocatore aspetti anche un'esistenza intera. Il Modugno si presenta con l'artiglieria pesante, pronti a ribaltare il pronostico, a giocarsi la finale di Coppa Puglia. E' una motivazione in più, una delle tante che spinge gli ospiti.
Un sogno che ora passa per quella che un tempo era la sua maglia. Un sogno che ora deve strappare ai suoi vecchi compagni, al suo vecchio allenatore, alla sua vecchia gente. Il destino non poteva disegnare una trama più intricata.
La squadra di Patruno, invece, è già pronta a soffrire. Già sa che quei 90 minuti, se basteranno, saranno lunghissimi, dureranno una vita. Il tecnico molfettese ci crede, e dopo il gol di Giandonato la Forgia ancora di più. 1-0 e primo passettino verso la finale. All'improvviso la doccia fredda: 1-1. Tutto da rifare. I cartellini affiorano, si finisce in nove per parte. Minuto dopo minuto, qualcuno non fa altro che controllare l'orologio. Si, siamo già alla fine, al 90'. Il tutto prima dei calci di rigore. Le gambe tremano. Il batticuore sale. Castagno ne para due dopo avere intuito tutti rigori del Modugno, de Pinto invece scrive la storia. Finisce 4-3. Il destino non poteva disegnare una trama più intricata. Perchè ci sono le rivalità calcistiche. E poi c'è Borgorosso-Modugno. Anzi c'erà perchè il Borgorosso è in finale.