Viva la storia di Molfetta!
Un tesoro nel cuore di Molfetta: la storia della Cattedrale
Aneddoti e curiosità come l'esposto contro il suono delle campane alle prime ore del mattino
giovedì 30 agosto 2018
Il collegio molfettese della Compagnia di Gesù fu fondato dall'Arciprete Giovanni Silvestro Maiora, il quale era un fervido sostenitore di quest'ordine.
Lo era così tanto da disporre nel suo testamento, che parte dei suoi stabili e mille ducati annui, oltre ad altri suoi cospicui averi, fossero destinati a fondare ed erigere un collegio di Gesuiti, concedendo un solo anno per decidere se rinunciare al lascito o accettarlo. I Gesuiti accettarono ed un anno dopo, nel 1610, acquistarono un fondo che si chiamava "Largo di San Bernardino"; nello stesso anno mons. Giovanni Bovio vi pose la prima pietra. La prima pianta di costruzione offriva particolari indicazioni sul tracciato in cui si andava edificando la struttura, nonché sulla sua ampia e articolata area: un territorio urbano delimitato a sud dal castello Gonzaga, a nord dal Borgo, ad est dal bastione verso l'adriatico costruito da Evangelista Menga nel 1550 e, per finire ad ovest dalla "conserva d'acqua" e da via S. Angelo. Intanto i Gesuiti che avevano anticipato la loro venuta a Molfetta, si stabilirono in via S, Girolamo n 22. Nel settembre 1615 l'angolo nord-est del fabbricato veniva ultimato, come veniva pure ultimata a pianterreno quella parte di collegio sul lato nord che poi sarà utilizzata come chiesa. Tra il 1617 e l'anno seguente, i lavori furono sospesi per mancanza di fondi. Quando riprenderanno, quelli del collegio andranno speditamente, tanto che già nel 1620 funzionerà una scuola di grammatica inferiore, e nel 1639 si sentirà l'esigenza di nominare un rettore; quelli della chiesa, maturarono a rilento in considerazione che per le funzioni liturgiche si continuerà ad utilizzare ancora il piano a piano terra sul lato nord.
Nel 1699, durante la visita pastorale di mons. Pompeo Sarnelli, la chiesa gesuitica era priva della sola facciata principale, al punto che il vescovo visitatore sottolineerà il fatto che la struttura non fosse ancora completa. Così, finché non si elevò l'attuale facciata con il suo ingresso nobile, nel 1744, l'accesso primo della chiesa rimase quello che dà sull'attuale piazzetta Giovene. A tutto il 1767, anno della soppressione della Compagnia, partiti i padri, la chiesa rimase per qualche tempo vuota, in attesa che il nuovo vescovo di Molfetta, mons. Gennaro Antonucci, ottenesse dal governo borbonico il regio assenso di poter trasformare la chiesa gesuitica in una nuova cattedrale. Finalmente nel 1785, debitamente restaurata ed ampliata, la ormai ex chiesa dei Gesuiti fu eretta a nuova cattedrale diocesana, al posto dell'antica chiesa, l'odierna chiesa di San Corrado. In questa occasione furono traslate nella nuova cattedrale le reliquie del santo patrono cittadino, San Corrado di Baviera.
Al vescovo Antonucci, di origine napoletana, vanno molti meriti, perché fu lui il principale artefice dei cambiamenti che in quegli anni vi furono nella nostra città.
A lui va riconosciuto il fatto di aver avviato e sostenuto il progetto di trasformazione settecentesca della chiesa della Cattedrale, che prevedeva l'ampliamento della zona presbiterale, l'adattamento delle cappelle alle differenziate esigenze di culto, il rinfrescato ciclo degli ornati e la notevole decorazione degli stucchi, e l'innalzamento del campanile concepito di pari passo con l'apertura della "entica" a mo' di cerniera viaria tra il Borgo e Largo Sant'Angelo. Questa strada in origine non sboccava sul Borgo, ma collegava il collegio dei Gesuiti con i giardini di loro pertinenza e con largo Sant'Angelo. Lungo la stessa strada il campanile fu sopraelevato nel 1790.
A metà Ottocento, la cella campanaria fu dotata di nuove e più grandi campane, che rimpiazzarono le precedenti divenute nel frattempo sorde, dopo che queste ultime avevano dato non poche noie alla città.
Nel 1812 infatti, contro il Capitolo, fu presentato un esposto in cui si contestava l'uso smodato che di quelle campane si faceva nelle prime ore del mattino.
Mons. Antonucci, inoltre, datosi conto delle urgenti pratiche che riguardavano il Capitolo e il Seminario, ottenne dalla Suprema Giunta di Educazione, l'aggregazione alla Mensa Vescovile di Molfetta del Collegio e dei giardini, appartenenti agli espulsi padri Gesuiti, e li convertì in Cattedrale, Episcopio e Seminario. Nello specifico, il vescovo Antonucci, trasferì il Capitolo, dal Duomo alla nuova Cattedrale e per l'occasione ci furono feste religiose e popolari durate tre giorni, dal 9 al 12 luglio del 1785. In quella ricorrenza, propriamente il 10 luglio, fu innalzato un pallone aerostatico, che richiamò non pochi curiosi dalla provincia per assistere allo spettacolo straordinario. Il vescovo inoltre sistemò anche altre parrocchie della città. Dispose l'abolizione della Parrocchia di Santo Stefano, con l'obbligo che il suo archivio passasse alla chiesa Parrocchia di San Corrado, con il quale nome veniva indicato il vecchio Duomo. Il Capitolo portò con sé tutto il suo archivio nell'ex chiesa di Sant'Ignazio, che prese il nome di Santa Maria Assunta in Cielo. Anche il nuovo Borgo aveva bisogno di una Parrocchia, e così il 20 dicembre del 1784 il vescovo di Molfetta ottenne la bolla di erezione, della Parrocchia di San Gennaro, nel rione Peragine e dell'Annunziata. Da antichi documenti risalenti ai primi dell'800 si desume che il titolo della nuova chiesa allora in costruzione era "Ecclesia S. Mariae de Martyribus, sub titulo S.ti Januarii" .
Il titolo della Beata Vergine era unito a quello di San Gennaro, protettore della città di Napoli da cui proveniva l'allora vescovo Gennaro Antonucci che, oltre a portarne il nome, ne era fervente devoto. Egli infine si occupò ancora a far sorgere, nel recinto del Castello abbandonato dei Principi Gonzaga, il Monastero delle religiose Domenicane sotto l'invocazione di Santa Teresa.
La magnificenza della Cattedrale con i restauri e i decori settecenteschi non passerà inosservata a Lorenzo Giustiniani, il quale nel suo "Dizionario ragionato del regno di Napoli" la definirà "daddovvero magnifica, essendo la chiesa del Collegio de'Gesuiti".
Fonti:
Maria Giovanna di Capua: "La Cattedrale di Molfetta. Fonti e documenti" in "Quaderni dell'archivio diocesano di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi".
Francesco Lombardi: "Notizie Istoriche della città e vescovi di Molfetta".
Antonio Salvemini: "Storia di Molfetta".
Cosimo Damiano Fonseca: "Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni"
Giovanni Capursi, La Parrocchia di S. Gennaro, note storiche.
Lo era così tanto da disporre nel suo testamento, che parte dei suoi stabili e mille ducati annui, oltre ad altri suoi cospicui averi, fossero destinati a fondare ed erigere un collegio di Gesuiti, concedendo un solo anno per decidere se rinunciare al lascito o accettarlo. I Gesuiti accettarono ed un anno dopo, nel 1610, acquistarono un fondo che si chiamava "Largo di San Bernardino"; nello stesso anno mons. Giovanni Bovio vi pose la prima pietra. La prima pianta di costruzione offriva particolari indicazioni sul tracciato in cui si andava edificando la struttura, nonché sulla sua ampia e articolata area: un territorio urbano delimitato a sud dal castello Gonzaga, a nord dal Borgo, ad est dal bastione verso l'adriatico costruito da Evangelista Menga nel 1550 e, per finire ad ovest dalla "conserva d'acqua" e da via S. Angelo. Intanto i Gesuiti che avevano anticipato la loro venuta a Molfetta, si stabilirono in via S, Girolamo n 22. Nel settembre 1615 l'angolo nord-est del fabbricato veniva ultimato, come veniva pure ultimata a pianterreno quella parte di collegio sul lato nord che poi sarà utilizzata come chiesa. Tra il 1617 e l'anno seguente, i lavori furono sospesi per mancanza di fondi. Quando riprenderanno, quelli del collegio andranno speditamente, tanto che già nel 1620 funzionerà una scuola di grammatica inferiore, e nel 1639 si sentirà l'esigenza di nominare un rettore; quelli della chiesa, maturarono a rilento in considerazione che per le funzioni liturgiche si continuerà ad utilizzare ancora il piano a piano terra sul lato nord.
Nel 1699, durante la visita pastorale di mons. Pompeo Sarnelli, la chiesa gesuitica era priva della sola facciata principale, al punto che il vescovo visitatore sottolineerà il fatto che la struttura non fosse ancora completa. Così, finché non si elevò l'attuale facciata con il suo ingresso nobile, nel 1744, l'accesso primo della chiesa rimase quello che dà sull'attuale piazzetta Giovene. A tutto il 1767, anno della soppressione della Compagnia, partiti i padri, la chiesa rimase per qualche tempo vuota, in attesa che il nuovo vescovo di Molfetta, mons. Gennaro Antonucci, ottenesse dal governo borbonico il regio assenso di poter trasformare la chiesa gesuitica in una nuova cattedrale. Finalmente nel 1785, debitamente restaurata ed ampliata, la ormai ex chiesa dei Gesuiti fu eretta a nuova cattedrale diocesana, al posto dell'antica chiesa, l'odierna chiesa di San Corrado. In questa occasione furono traslate nella nuova cattedrale le reliquie del santo patrono cittadino, San Corrado di Baviera.
Al vescovo Antonucci, di origine napoletana, vanno molti meriti, perché fu lui il principale artefice dei cambiamenti che in quegli anni vi furono nella nostra città.
A lui va riconosciuto il fatto di aver avviato e sostenuto il progetto di trasformazione settecentesca della chiesa della Cattedrale, che prevedeva l'ampliamento della zona presbiterale, l'adattamento delle cappelle alle differenziate esigenze di culto, il rinfrescato ciclo degli ornati e la notevole decorazione degli stucchi, e l'innalzamento del campanile concepito di pari passo con l'apertura della "entica" a mo' di cerniera viaria tra il Borgo e Largo Sant'Angelo. Questa strada in origine non sboccava sul Borgo, ma collegava il collegio dei Gesuiti con i giardini di loro pertinenza e con largo Sant'Angelo. Lungo la stessa strada il campanile fu sopraelevato nel 1790.
A metà Ottocento, la cella campanaria fu dotata di nuove e più grandi campane, che rimpiazzarono le precedenti divenute nel frattempo sorde, dopo che queste ultime avevano dato non poche noie alla città.
Nel 1812 infatti, contro il Capitolo, fu presentato un esposto in cui si contestava l'uso smodato che di quelle campane si faceva nelle prime ore del mattino.
Mons. Antonucci, inoltre, datosi conto delle urgenti pratiche che riguardavano il Capitolo e il Seminario, ottenne dalla Suprema Giunta di Educazione, l'aggregazione alla Mensa Vescovile di Molfetta del Collegio e dei giardini, appartenenti agli espulsi padri Gesuiti, e li convertì in Cattedrale, Episcopio e Seminario. Nello specifico, il vescovo Antonucci, trasferì il Capitolo, dal Duomo alla nuova Cattedrale e per l'occasione ci furono feste religiose e popolari durate tre giorni, dal 9 al 12 luglio del 1785. In quella ricorrenza, propriamente il 10 luglio, fu innalzato un pallone aerostatico, che richiamò non pochi curiosi dalla provincia per assistere allo spettacolo straordinario. Il vescovo inoltre sistemò anche altre parrocchie della città. Dispose l'abolizione della Parrocchia di Santo Stefano, con l'obbligo che il suo archivio passasse alla chiesa Parrocchia di San Corrado, con il quale nome veniva indicato il vecchio Duomo. Il Capitolo portò con sé tutto il suo archivio nell'ex chiesa di Sant'Ignazio, che prese il nome di Santa Maria Assunta in Cielo. Anche il nuovo Borgo aveva bisogno di una Parrocchia, e così il 20 dicembre del 1784 il vescovo di Molfetta ottenne la bolla di erezione, della Parrocchia di San Gennaro, nel rione Peragine e dell'Annunziata. Da antichi documenti risalenti ai primi dell'800 si desume che il titolo della nuova chiesa allora in costruzione era "Ecclesia S. Mariae de Martyribus, sub titulo S.ti Januarii" .
Il titolo della Beata Vergine era unito a quello di San Gennaro, protettore della città di Napoli da cui proveniva l'allora vescovo Gennaro Antonucci che, oltre a portarne il nome, ne era fervente devoto. Egli infine si occupò ancora a far sorgere, nel recinto del Castello abbandonato dei Principi Gonzaga, il Monastero delle religiose Domenicane sotto l'invocazione di Santa Teresa.
La magnificenza della Cattedrale con i restauri e i decori settecenteschi non passerà inosservata a Lorenzo Giustiniani, il quale nel suo "Dizionario ragionato del regno di Napoli" la definirà "daddovvero magnifica, essendo la chiesa del Collegio de'Gesuiti".
Fonti:
Maria Giovanna di Capua: "La Cattedrale di Molfetta. Fonti e documenti" in "Quaderni dell'archivio diocesano di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi".
Francesco Lombardi: "Notizie Istoriche della città e vescovi di Molfetta".
Antonio Salvemini: "Storia di Molfetta".
Cosimo Damiano Fonseca: "Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni"
Giovanni Capursi, La Parrocchia di S. Gennaro, note storiche.