Viva la storia di Molfetta!
Torre Pettine: storia di sarti, pirati, peste, epidemie e nobili famiglie - LE FOTO
I resti sorgono nella zona "Vascarriedde", nei pressi di due chiesette
mercoledì 3 maggio 2017
La torre di cui oggi parlerò, si chiama "Torre Pettine".
In realtà più che una torre, è una casetta fortificata. Lungo il percorso prima della torre si trovano due chiesette a breve distanza tra loro, nella zona denominata "Vascarriedde".
La prima del 1733, dedicata a San Salvatore, ha la facciata sormontata da un cornicione e da un campaniletto che ricorda le cupole del Duomo. La seconda chiesetta simile alla prima, presenta sull'architrave lo stemma della famiglia Monda e l'epigrafe: "Qui non si gode asilo, - 1807". In questo modo si scoraggiavano tutti i perseguitati dalla giustizia a non rifugiarsi qui. La zona adiacente alla torre era inoltre circondata da un boschetto, verde e rigoglioso, completamente distrutto nel 1900, per far posto a campi coltivati.
Perché si chiama Torre Pettine?
Due sono le teorie. La prima è che il suo nome, derivi da alcuni arnesi, telai, presenti in essa per la lavorazione dei tessuti. Torre Pettine infatti, quando fu costruita, nel 1500, servì infatti come sartoria. Il suo proprietario si chiamava Tommaso Fontana ed era un sarto.
La seconda teoria, a mio parere molto più suggestiva, è che il nome derivi dalle "pedine" che i pirati, sbarcati a cala San Giacomo (l'antico porto di Molfetta), lasciavano lungo la strada dopo aver saccheggiato le città limitrofe. Le pedine segnalavano il percorso da intraprendere per recuperare il bottino delle loro rappresaglie.
Essa venne poi abitata dalla famiglia Monda alla fine del 1700.
Chi erano i Monda?
I Monda erano una famiglia nobile napoletana, originaria di Molfetta. Se voi andate nel centro storico di Molfetta e percorrete via Amente, al civico 48, potrete vedere il palazzo Monda, appartenuto a questa importante e nobile famiglia molfettese. Torre Pettine dunque, divenne una residenza nobiliare. Ancora oggi sono presenti dei fregi e degli affreschi tipicamente settecenteschi che adornano la casetta fortificata e ne conferiscono un aspetto austero ed aristocratico. Nel 1800 la torre fu acquistata dalla famiglia Passari e successivamente dalla famiglia Azzollini.
Ma Torre Pettine nasconde un'altra storia, straordinariamente significativa per le sorti di innumerevoli molfettesi: fu infatti "il rifugio" di molte famiglie che arrivarono qui per scampare dalla epidemia di peste del 1600, dalle epidemie di colera del 1886 e 1910 e per fuggire agli attacchi delle due guerre mondiali.
Un posto che ha dato tanto ai molfettesi e che ora è stato completamente dimenticato.
Come arrivare: percorrendo la strada provinciale per Ruvo, giunti alla sottostazione dell'ENEL, si gira a destra per la strada "Parieti Nuove" fino ad arrivare ad un quadrivio; da qui si gira a sinistra per la strada Fondo Favale. Dopo aver superato l'autostrada Bari-Canosa, proseguire per 2 km circa; da un vialetto a destra si raggiungono due chiesette, poi una casina.
In realtà più che una torre, è una casetta fortificata. Lungo il percorso prima della torre si trovano due chiesette a breve distanza tra loro, nella zona denominata "Vascarriedde".
La prima del 1733, dedicata a San Salvatore, ha la facciata sormontata da un cornicione e da un campaniletto che ricorda le cupole del Duomo. La seconda chiesetta simile alla prima, presenta sull'architrave lo stemma della famiglia Monda e l'epigrafe: "Qui non si gode asilo, - 1807". In questo modo si scoraggiavano tutti i perseguitati dalla giustizia a non rifugiarsi qui. La zona adiacente alla torre era inoltre circondata da un boschetto, verde e rigoglioso, completamente distrutto nel 1900, per far posto a campi coltivati.
Perché si chiama Torre Pettine?
Due sono le teorie. La prima è che il suo nome, derivi da alcuni arnesi, telai, presenti in essa per la lavorazione dei tessuti. Torre Pettine infatti, quando fu costruita, nel 1500, servì infatti come sartoria. Il suo proprietario si chiamava Tommaso Fontana ed era un sarto.
La seconda teoria, a mio parere molto più suggestiva, è che il nome derivi dalle "pedine" che i pirati, sbarcati a cala San Giacomo (l'antico porto di Molfetta), lasciavano lungo la strada dopo aver saccheggiato le città limitrofe. Le pedine segnalavano il percorso da intraprendere per recuperare il bottino delle loro rappresaglie.
Essa venne poi abitata dalla famiglia Monda alla fine del 1700.
Chi erano i Monda?
I Monda erano una famiglia nobile napoletana, originaria di Molfetta. Se voi andate nel centro storico di Molfetta e percorrete via Amente, al civico 48, potrete vedere il palazzo Monda, appartenuto a questa importante e nobile famiglia molfettese. Torre Pettine dunque, divenne una residenza nobiliare. Ancora oggi sono presenti dei fregi e degli affreschi tipicamente settecenteschi che adornano la casetta fortificata e ne conferiscono un aspetto austero ed aristocratico. Nel 1800 la torre fu acquistata dalla famiglia Passari e successivamente dalla famiglia Azzollini.
Ma Torre Pettine nasconde un'altra storia, straordinariamente significativa per le sorti di innumerevoli molfettesi: fu infatti "il rifugio" di molte famiglie che arrivarono qui per scampare dalla epidemia di peste del 1600, dalle epidemie di colera del 1886 e 1910 e per fuggire agli attacchi delle due guerre mondiali.
Un posto che ha dato tanto ai molfettesi e che ora è stato completamente dimenticato.
Come arrivare: percorrendo la strada provinciale per Ruvo, giunti alla sottostazione dell'ENEL, si gira a destra per la strada "Parieti Nuove" fino ad arrivare ad un quadrivio; da qui si gira a sinistra per la strada Fondo Favale. Dopo aver superato l'autostrada Bari-Canosa, proseguire per 2 km circa; da un vialetto a destra si raggiungono due chiesette, poi una casina.