Foto di repertorio Battaglia di Lapanto
Foto di repertorio Battaglia di Lapanto
Viva la storia di Molfetta!

Quando i pirati sbarcarono sulle coste di Molfetta, una storia lunga secoli

"All'armi all'armi, la campana sona. Li Turchi sono sbarcati alla marina"

Così inizia oggi la nostra storia, con un canto popolare che si intonava spesso al suonar delle campane le quali allertavano il popolo dell'arrivo dei pirati.

Molfetta, città di mare e importante porto commerciale era spesso sotto attacco piratesco. Ma come sempre, per capire bene cosa accadeva nei secoli passati, è necessario chiarire alcune cose.

Innanzitutto, chi erano questi temuti e celeberrimi pirati e da dove provenivano? Il fenomeno della pirateria era stato sempre ben presente lungo le nostre coste già a partire dall'VIII secolo, ma divenne incalzante soprattutto dopo l'espansione della potenza ottomana nel bacino occidentale del Mediterraneo nel corso del XVI secolo. I pirati erano marinai musulmani, nordafricani e ottomani ed agirono lungo le rive del Mediterraneo fino al XIX secolo. Le loro basi di partenza erano disseminate sulle coste del Nordafrica e principalmente si trovavano a Tunisi, Tripoli e Algeri. La Puglia offriva facilità di attracco ai dominatori del mare i quali ebbero appoggi e rifugi specialmente dopo che la Grecia e l'Albania furono assoggettate alla Turchia. Il desiderio di saccheggiare includeva qualsiasi cosa, uomini compresi. Ne catturavano quanti più potevano e poi gli stessi venivano concentrati in città lontane e sottoposti a duri trattamenti, sempre se non erano condannati "al remo". Posti nei bazar, se ne dibatteva la vendita concessa al miglior offerente e dopo si fissava il prezzo del riscattato notificato a congiunti o ad incaricati affinché la somma fissata fosse raccolta od inviata.

I molfettesi, come detto, non fuggirono a questa triste sorte.

Subito dopo la presa di Otranto da parte dei Turchi, siamo nel 1480, una loro flotta si diresse verso Molfetta devastando la Chiesa della Madonna dei Martiri. La loro intenzione era bruciare anche il sobborgo di Molfetta ma furono fermati dal Conte Giulio Antonio Acquaviva e dalle sue truppe. Nel 1541 si registrarono alcuni tentativi di sbarco precisamente a Cala S. Giacomo e un tentativo lungo la spiaggia verso Giovinazzo. Un episodio curioso avvenne intorno al 1600, nel giorno di ferragosto. I molfettesi a quel tempo si recavano ogni 15 agosto alla chiesetta rurale di S. Maria dell'Isola che si trovava nei pressi della Seconda Cala. Dopo la messa, il popolo usava sostare nei campi fino a sera fra cibo, balli e canti. Ebbene, in una di quelle occasioni alcuni concittadini rimasero sulla riva oltre la mezzanotte non accorgendosi che proprio in quel momento stava sopraggiungendo una galera turca che era pronta a catturarli e a farli schiavi. Ad un certo punto però, dalla città si levarono alte fiamme ed i pirati, pensando di essere stati scoperti, andarono via senza attaccare gli ignari molfettesi. Questo episodio fu raccontato dopo qualche mese da un nostro concittadino, che era stato fatto schiavo e che poi era stato successivamente liberato. Durante la prigionia faceva il rematore sulle galere e si trovava proprio sulla nave che aveva tentato di sbarcare lungo la nostra costa.

Un altro episodio racconta che il 6 novembre 1679 una barca peschereccia di tale Sergio Mezzina, fu attaccata da una galeotta turca. Quando fu dato l'allarme, alcuni accorsero sul Torrione Passari e fecero sparare un colpo di cannone. I turchi allora, per paura di essere colpiti si allontanarono. La gente dalle case vicine urlò dalla gioia per il pericolo appena scampato. Ci si preparò quindi per far esplodere un secondo colpo di cannone, e si caricó la potente arma con polvere da sparo. Sfortunatamente questa era ancora calda e le polveri si accesero spontaneamente facendo scoppiare il cannone ed uccidendo quanti stavano intorno.

Accadeva sovente che alcuni cristiani divenuti schiavi si convertivano all'Islam. C'è da dire che molti lo facevano per non patire una vita di sofferenze e stenti in stato di schiavitù ed era quindi facile trovarli poi arruolati in qualche galera al soldo di truppe piratesche senza scrupoli. Uno di loro fu un tale Leonardo Moccola originario di Acquaviva che risiedeva a Molfetta e che faceva il marinaio. Fatto prigioniero dai turchi rinnegò la sua fede e si fece pirata. Un giorno giunse a Molfetta con la nave turca, ma essendosi attardato fu lasciato solo nella nostra città e venne riconosciuto. Fu messo un quarantena nella Torre di Schirone ai Pali, poi fu rinchiuso nella Torre del Sale. Una notte fuggì e uccise sulla muraglia Giuseppe Carlo Santoro. Venne arrestato e successivamente impiccato.

Per prevenire le incursioni a metà del 1500 si costruirono una serie di torri costiere ad uso di vedetta e di difesa. Una di queste fu Torre Calderina che venne eretta nel 1569 tra Molfetta e Bisceglie e che faceva parte del sistema di avvistamento del Regno Di Napoli. In aiuto di Torre Calderina veniva utilizzato come punto di osservazione anche uno dei due campanili del Duomo che allertava la presenza di pirati provenienti dal mare con il suono delle campane.

Una cosa curiosa circa il mercato degli schiavi, è che esso si svolgeva anche tra i nostri concittadini.

Avere uno schiavo significava avere prestigio e potere, contare qualcosa agli occhi della gente. Spesso i nobili molfettesi si procacciavano schiavi sulla costa dalmata, e ci sono parecchi documenti che ne attestano la effettiva compravendita. Di solito si acquistavano in minore età, e venivano subito battezzati, poiché originariamente di fede musulmana.
Di frequente assumevano il cognome "Turco" chiaro riferimento alle loro origini. Fortunatamente molti di loro vennero liberati e alcuni di essi convolarono a nozze con cittadini molfettesi.

Travagliata e piena di accadimenti è stata la storia della nostra città alle prese con i temibili predatori del mare. Spero con questo racconto di essere riuscita a riportare un po' a alla luce una vicenda tristemente nota ma di solito poco approfondita. Se volete saperne di più, vi consiglio il lavoro di Corrado Pappagallo che tanto mi ha aiutato nelle mie ricerche "Cronaca di Pirateria Turca e Barbaresca relativa a Molfetta" e che si trova in "Molfetta: Frammenti di storia" volume I a cura di Marco I. de Santis.
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