Viva la storia di Molfetta!
La storia di Palazzo Dogana tra Chiesa, soldati e hotel di lusso
Tutte le tappe dell'esistenza del gioiello architettonico su Banchina Seminario
mercoledì 17 gennaio 2018
9.17
La storia di oggi avrà come protagonista un edificio noto ai molfettesi che nel corso dei secoli ha subito molte vicissitudini, fino ad arrivare sino a noi: la dogana di Molfetta.
Viene denominata "dogana" perché ha ospitato nel corso del secolo scorso gli uffici doganali, ma non ha avuto sempre questa funzione.
Ma andiamo con ordine.
Ad un attento esame della struttura, possiamo notare che non si tratta di un unico edificio, ma è in realtà composto da un complesso di fabbriche.
Il lato orientale, infatti, sito all'ingresso del Borgo Antico, è assai meno monumentale di quello principale, ed è adorno solo di un portale barocco che reca la data "1761". In epoca medievale questi edifici facevano parte della cinta muraria della città, in quanto il sistema difensivo iniziava dalla parte del Duomo, si sviluppava lungo il fianco occidentale del nucleo antico urbano, ed era collegato con la cinta meridionale attraverso una torre rotonda (torre dell'Arcella) demolita nel 1812. Secondo quanto attestato dalla storiografia locale, l'edificio, ancor prima di diventare la Dogana di Molfetta era adibito a Seminario.
Bisogna sapere che a Molfetta prima del Concilio di Trento (1545-1563), esisteva solo un collegio di chierici con sede presso l'Episcopio.
Dopo il Concilio, seguendo le direttive della riforma tridentina, la diocesi vescovile cercò di costruire un Seminario nella nostra città, ma per difficoltà economiche per tutto il 1600 la cosa non andò in porto. Soltanto alla fine del suddetto secolo, si riuscirono ad acquistare due case appartenenti alla famiglia de Luca, che si trovavano lungo la cinta muraria già parzialmente abbattuta e poc'anzi citata, e si decise di erigere lì il primo Seminario di Molfetta.
Dall'atto di vendita risultava che il prezzo di acquisto di una delle due case, comprendeva appartamenti inferiori e superiori che necessitavano però di manutenzione in quanto minacciavano "gran ruina". L'edificio infatti era stato fondato nel 1444 e durante i secoli aveva subito un notevolissimo degrado, ma non era stato sempre così.
Lo storico Lombardi narra infatti che il re Ferdinando I di Aragona "favorì la sua presenza nella città di Molfetta, albergando nel Palagio".
In ricordo di così tanto onore, il proprietario di allora, fece scolpire su due colonnette di marmo il fatto che il re aveva dormito proprio in quel palazzo.
Queste colonnette un tempo si trovavano sull'altare maggiore della Chiesa di San Francesco che è stata demolita due secoli fa.
Questa notizia storica è importante perché ci permette di comprendere come l'acquisto dell'edificio che nel 1600 era in stato di abbandono, non era stata una scelta folle.
La curia aveva comprato il complesso perché esso aveva una sua dignità storica e anche perché evidentemente c'erano ancora delle tracce di dignità architettonica. I lavori durarono per circa 20 anni e alla fine il 2 maggio del 1725 Molfetta ebbe il suo Seminario.
A metà del 1700 poi, per motivi a noi sconosciuti, ma verosimilmente per danni subiti dall'edificio a causa di un terremoto o per una forte mareggiata, il Seminario fu temporaneamente trasferito a Largo Castello. Una volta ritornati nella sede ufficiale, il Vescovo Celestino Orlandi, decise nel 1760 di ampliare il Seminario, acquistando il palazzo adiacente ad esso, allungando la facciata sul lato occidentale, e allargando la parte orientale abbattendo alcune casupole. I lavori iniziarono nel 1760 e si conclusero nel 1763. Tutto il complesso venne ristrutturato. Si realizzò una soluzione ad arcate sul lato prospiciente il mare per consentire un intelligente collegamento fra i due corpi di fabbrica, quello occidentale e quello orientale, contigui ma non omogenei, essendo l'uno di essi disposto obliquamente rispetto all'altro per seguire la linea di costa.
L'edificio sorgeva così vicino al mare che leggenda narra che i seminaristi durante il tempo libero, pescassero con la canna da pesca direttamente dalle loro finestre. L'edificio tuttavia non era destinato ad ospitare per sempre il Seminario.
Nel 1773 infatti, il vescovo Orlandi chiese l'assenso al governo borbonico, dopo la soppressione dell'ordine, all'uso del Collegio e della Chiesa dei Gesuiti per trasferirvi la Cattedrale, l'Episcopio ed il Seminario. L'antico edificio ormai abbandonato subì un lento ed inesorabile degrado. Nel luglio del 1865 un grave rigonfiamento del muro a ponente, prodotto delle infiltrazioni delle acque del mare, minacciava la stabilità di una delle volte al pianterreno.
La successiva costruzione della banchina veniva a porre definitivamente riparo al pericolo di infiltrazioni.
Più tardi lo stabile venne occupato dalla Dogana, in parte destinato ad abitazioni e dipendenti della Capitaneria di Porto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale ospitò le truppe dirette al fronte greco.
Attualmente l'edificio è al centro di lavori di restauro che si concluderanno a fine 2018 e diventerà un Hotel di lusso.
Per ulteriori approfondimenti consiglio la lettura del lavoro di Elena Germano Finocchiaro "La fabbrica di Palazzo Dogana, sede dell'antico Seminario di Molfetta".
Viene denominata "dogana" perché ha ospitato nel corso del secolo scorso gli uffici doganali, ma non ha avuto sempre questa funzione.
Ma andiamo con ordine.
Ad un attento esame della struttura, possiamo notare che non si tratta di un unico edificio, ma è in realtà composto da un complesso di fabbriche.
Il lato orientale, infatti, sito all'ingresso del Borgo Antico, è assai meno monumentale di quello principale, ed è adorno solo di un portale barocco che reca la data "1761". In epoca medievale questi edifici facevano parte della cinta muraria della città, in quanto il sistema difensivo iniziava dalla parte del Duomo, si sviluppava lungo il fianco occidentale del nucleo antico urbano, ed era collegato con la cinta meridionale attraverso una torre rotonda (torre dell'Arcella) demolita nel 1812. Secondo quanto attestato dalla storiografia locale, l'edificio, ancor prima di diventare la Dogana di Molfetta era adibito a Seminario.
Bisogna sapere che a Molfetta prima del Concilio di Trento (1545-1563), esisteva solo un collegio di chierici con sede presso l'Episcopio.
Dopo il Concilio, seguendo le direttive della riforma tridentina, la diocesi vescovile cercò di costruire un Seminario nella nostra città, ma per difficoltà economiche per tutto il 1600 la cosa non andò in porto. Soltanto alla fine del suddetto secolo, si riuscirono ad acquistare due case appartenenti alla famiglia de Luca, che si trovavano lungo la cinta muraria già parzialmente abbattuta e poc'anzi citata, e si decise di erigere lì il primo Seminario di Molfetta.
Dall'atto di vendita risultava che il prezzo di acquisto di una delle due case, comprendeva appartamenti inferiori e superiori che necessitavano però di manutenzione in quanto minacciavano "gran ruina". L'edificio infatti era stato fondato nel 1444 e durante i secoli aveva subito un notevolissimo degrado, ma non era stato sempre così.
Lo storico Lombardi narra infatti che il re Ferdinando I di Aragona "favorì la sua presenza nella città di Molfetta, albergando nel Palagio".
In ricordo di così tanto onore, il proprietario di allora, fece scolpire su due colonnette di marmo il fatto che il re aveva dormito proprio in quel palazzo.
Queste colonnette un tempo si trovavano sull'altare maggiore della Chiesa di San Francesco che è stata demolita due secoli fa.
Questa notizia storica è importante perché ci permette di comprendere come l'acquisto dell'edificio che nel 1600 era in stato di abbandono, non era stata una scelta folle.
La curia aveva comprato il complesso perché esso aveva una sua dignità storica e anche perché evidentemente c'erano ancora delle tracce di dignità architettonica. I lavori durarono per circa 20 anni e alla fine il 2 maggio del 1725 Molfetta ebbe il suo Seminario.
A metà del 1700 poi, per motivi a noi sconosciuti, ma verosimilmente per danni subiti dall'edificio a causa di un terremoto o per una forte mareggiata, il Seminario fu temporaneamente trasferito a Largo Castello. Una volta ritornati nella sede ufficiale, il Vescovo Celestino Orlandi, decise nel 1760 di ampliare il Seminario, acquistando il palazzo adiacente ad esso, allungando la facciata sul lato occidentale, e allargando la parte orientale abbattendo alcune casupole. I lavori iniziarono nel 1760 e si conclusero nel 1763. Tutto il complesso venne ristrutturato. Si realizzò una soluzione ad arcate sul lato prospiciente il mare per consentire un intelligente collegamento fra i due corpi di fabbrica, quello occidentale e quello orientale, contigui ma non omogenei, essendo l'uno di essi disposto obliquamente rispetto all'altro per seguire la linea di costa.
L'edificio sorgeva così vicino al mare che leggenda narra che i seminaristi durante il tempo libero, pescassero con la canna da pesca direttamente dalle loro finestre. L'edificio tuttavia non era destinato ad ospitare per sempre il Seminario.
Nel 1773 infatti, il vescovo Orlandi chiese l'assenso al governo borbonico, dopo la soppressione dell'ordine, all'uso del Collegio e della Chiesa dei Gesuiti per trasferirvi la Cattedrale, l'Episcopio ed il Seminario. L'antico edificio ormai abbandonato subì un lento ed inesorabile degrado. Nel luglio del 1865 un grave rigonfiamento del muro a ponente, prodotto delle infiltrazioni delle acque del mare, minacciava la stabilità di una delle volte al pianterreno.
La successiva costruzione della banchina veniva a porre definitivamente riparo al pericolo di infiltrazioni.
Più tardi lo stabile venne occupato dalla Dogana, in parte destinato ad abitazioni e dipendenti della Capitaneria di Porto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale ospitò le truppe dirette al fronte greco.
Attualmente l'edificio è al centro di lavori di restauro che si concluderanno a fine 2018 e diventerà un Hotel di lusso.
Per ulteriori approfondimenti consiglio la lettura del lavoro di Elena Germano Finocchiaro "La fabbrica di Palazzo Dogana, sede dell'antico Seminario di Molfetta".