La Pietà in processione
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A Molfetta è la notte dell'"Ave Maria alla Madonna"

Uno dei riti più antichi della tradizione popolare si svolgerà questa notte

L'"Ave Maria alla Madonna", è un antico rituale molfettese, uno dei meno noti, che si ripete puntualmente ogni anno, nella notte tra il 30 e il 31 marzo.
Infatti, dopo la mezzanotte, un gruppo di donne, seguito a distanza da uno sparuto gruppo di uomini, si dà appuntamento in piazza Cappuccini, e di là alcune si dirigono verso levante, altre verso ponente della città declamando a gran voce, nel silenzio della notte: "Ci è devòete alla Médònne, ué re fèmmene"(Chi è devoto alla Madonna, o donne), oppure"Ci è ca ava sciàie o Calvàreie, ué re fèmmene" (Chi deve andare al Calvario, donne), oppure ancora "Ci è ca ava sciàie a dàisce l'Avémméràie alla Médònne, ué re fèmmene" (Chi deve andare a dire l'Ave Maria alla Madonna, donne).
Esse invitano, con questi richiami, altre donne ad andare al Calvario a recitare l'"Ave Maria alla Madonna".

Anni addietro, separatamente dalle donne, c'erano anche uomini che isolatamente andavano per la strada agitando un campanello e gridando le stesse frasi; ma erano addetti solo alla "chiamata".

I due gruppi di donne che a piazza Cappuccini si erano separati, si riuniscono invece al "Calvario", dove preventivamente sono stati collocati ed accesi diversi "lumini", e si preparano ad affrontare la nottata, sedute sui gradini, in attesa delle ore 4:00.
Qui vi recitano quindici poste del rosario, pronunziano preghiere non note a tutti, ma tra le quali vi sono sicuramente alcune di S. Alfonso Maria de' Liguori e declamano una lauda in dialetto sulla Passione di Cristo. Tra queste donne una soltanto fa da "animatrice" di tutto il rituale; questo ruolo si tramanda da una all'altra, e cessa solo per impossibilità fisica dovuta alla età o per decesso della persona. Inoltre nulla di scritto viene distribuito alle partecipanti e tutto ciò che dalla "animatrice" viene letto è scritto, in gran parte a mano, su una specie di quadernetto, anch'esso tramandato da una all'altra.

Allo scoccare delle ore 4, tutti i convenuti, dopo essersi poco prima distesi a faccia a terra, aver recitato tre Ave Maria (rispettivamente per la purità, la castità e la verginità di Maria ) chiedendo grazie alla Madonna, si recano alla Chiesa del Purgatorio gridando "Madonne apre la pòrte" (Madonna apri la porta).
Dal Purgatorio vanno poi alla Chiesa di S. Stefano e chiamano Cristo Morto, bussando anche lì al portone e recitando ancora preghiere. In ultimo l'"animatrice"del gruppo saluta tutti augurando ogni bene nel nome di Gesù e Maria.
Poco dopo la compagnia si scioglie e ognuno fa ritorno a casa.

Questo antico rituale non ha luogo solo nel caso in cui quella notte debba uscire la processione dei Misteri dalla Chiesa di S. Stefano, quindi solo quando il 31 marzo è Venerdì Santo.

In tempi lontani, coloro i quali erano impossibilitati a recarsi al Calvario per tradizione dovevano inginocchiarsi sul pavimento di casa e recitare le tre Ave Maria, dopo aver acceso una tipica lampada ad olio: consisteva in un bicchiere di vetro con dentro un'emulsione di acqua ed olio che bruciava, con l'aiuto di uno stoppino fatto di cotone, su una piccola base triangolare di sughero.

Qual è l'origine di questa tradizione?
Non è dato non saperlo con certezza, ma ci sono due leggende in merito, che ci sono state tramandate attraverso antiche fonti orali. La prima racconta che i molfettesi avrebbero promesso alla Madonna Addolorata di dedicarle uno specifico momento di preghiera se fossero riusciti, con la sua intercessione, a cacciare le streghe dalla città. La Vergine avrebbe accolto la loro accorata invocazione nella notte tra il 30 e il 31 marzo, operando il miracolo verso le ore 4.
La seconda leggenda, quella dei lupini, è tipicamente contadina. Si dice che la Vergine Maria si aggirasse per le strade in cerca del proprio Figlio, ricercato dalle guardie giudaiche. All'improvviso incontrò una ronda e per non farsi scoprire si nascose in una piantagione di lupini che, scossi dalle vesti, produssero un fruscio tale da attirare l'attenzione di quei gendarmi. Circondatala, le guardie la strattonarono facendola cadere per terra, erano le ore 4, e accortisi che si trattava di una donna, la lasciarono andare proseguendo nel loro giro di perlustrazione. Interpretando quel rumore come "tradimento" da parte dei lupini, si dice che la Vergine abbia sentenziato contro di essi definendoli "legumi che non saziano".
Questo antico rituale, non fa parte degli eventi legati alla Quaresima e alla Settimana Santa molfettese ma, solo perché avviene ogni anno in questo periodo (salvo che la Pasqua non cada prima del 31 marzo), viene quasi da tutti associata alle tradizioni pasquali.

Tuttavia si racconta che gli anziani avessero voluto fissare questa devozione alla fine di marzo, quasi fossero convinti che in quei giorni era da collocare la Passione di Cristo e in aprile la Resurrezione. È poi probabile poi che sia comunque nata come tradizione legata alla Quaresima.
Lo confermano sia i luoghi particolari presso cui si svolge il rito, Calvario, Purgatorio (dove sono conservate le statue della processione del Sabato Santo) e Santo Stefano (dove sono conservate le statue dei Misteri), sia la recita della lauda dialettale sulla Passione. Si può anche ipotizzar che quando la devozione ebbe inizio, quella data (31 marzo) dovette coincidere o con il Venerdì di Passione, legato ai dolori della Madonna Addolorata, o con il Venerdì Santo.

E a tal proposito, quando avrebbe avuto inizio? Presumibilmente dopo il 1856, anno in cui fu realizzato il monumento al Calvario.
E se la tradizione ebbe origine prima del 1856, anno di erezione del Calvario, quale fu il suo luogo originario? Il Purgatorio, Santo Stefano o la chiesetta della Morte del centro antico? Purtroppo, senza una testimonianza scritta sarà impossibile stabilire le origini e i luoghi di questo antico e tipico rituale molfettese.

Fonti bibliografiche:
Cosmo Tridente: L'Avémmerì alla Médonne in "Feste ricorrenze, memorie a Molfetta" e Un' antica tradizione: l' Avèmmèri alla Médonne in "http://www.lamiasettimanasanta.it"
Franco Stanzione:"L'Ave Maria alla Madonna" in "L'Altra Molfetta" marzo 2017.
  • settimana santa
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