Rondini... il "don" per amico
… rondini …
Rondini... il don per amico
lunedì 7 aprile 2014
Sto vivendo una primavera bellissima. Spesso mi ritrovo con il naso all'insù a spiare l'arrivo delle rondini. Lo splendido azzurro del nostro cielo mi costringe ad abbassare lo sguardo. Perché le rondini?
Perché penso a Dio che è stato un po' avaro con me (scherzando). Così almeno diceva un Profeta di cui tra pochi giorni se ne faranno le commemorazioni con grossi paroloni e con le mani in tasca. Don Tonino Bello scriveva che Dio mi aveva creato con una sola ala e se avessi avuto voglia di volare, avrei dovuto abbracciare un'altra persona.
Immaginiamo sessanta mila persone a Molfetta che diventassero in primavera trenta mila, e volassero. Sarebbe paradiso. Eppure oggi si può! Come?
"Vorrei inaugurare un altro giubileo, magari tra venticinque anni, invertiremo però le simbologie, invece di entrare dalla piazza verso la chiesa, dalla chiesa, gremita di gente, spalancheremo le porte che danno sulla piazza. Entreremo nella piazza. Andremo a occupare tutte le arterie del mondo. Andremo sui pianerottoli dei condomini, nelle piazze, nelle strade, nei vicoli vicino al porto di Molfetta… si avverte l'orientamento verso Gesù Cristo, anche se non lo si vive… non c'è bisogno di una porta che si spalanca verso l'interno… dissequestriamo, facciamo uscire (don T. Bello)" le solitudini, oggi che ne abbiamo i mezzi.
A vent'anni di distanza, Papa Francesco, insiste sugli stessi concetti, avverte e illumina le stesse necessità.
"Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro, e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell'amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c'è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi, date loro da mangiare» (Mc 6,37).
Le rondini, queste migranti in cerca di caldo, quando si rincorrono nel nostro azzurro, mi fanno sognare alle tante possibilità di confronto che noi oggi abbiamo, ai tanti ammiccamenti interessati e ai tanti cuori aperti a prestare un'ala perché tutti possano volare.
La mia ala è a disposizione.
Perché penso a Dio che è stato un po' avaro con me (scherzando). Così almeno diceva un Profeta di cui tra pochi giorni se ne faranno le commemorazioni con grossi paroloni e con le mani in tasca. Don Tonino Bello scriveva che Dio mi aveva creato con una sola ala e se avessi avuto voglia di volare, avrei dovuto abbracciare un'altra persona.
Immaginiamo sessanta mila persone a Molfetta che diventassero in primavera trenta mila, e volassero. Sarebbe paradiso. Eppure oggi si può! Come?
"Vorrei inaugurare un altro giubileo, magari tra venticinque anni, invertiremo però le simbologie, invece di entrare dalla piazza verso la chiesa, dalla chiesa, gremita di gente, spalancheremo le porte che danno sulla piazza. Entreremo nella piazza. Andremo a occupare tutte le arterie del mondo. Andremo sui pianerottoli dei condomini, nelle piazze, nelle strade, nei vicoli vicino al porto di Molfetta… si avverte l'orientamento verso Gesù Cristo, anche se non lo si vive… non c'è bisogno di una porta che si spalanca verso l'interno… dissequestriamo, facciamo uscire (don T. Bello)" le solitudini, oggi che ne abbiamo i mezzi.
A vent'anni di distanza, Papa Francesco, insiste sugli stessi concetti, avverte e illumina le stesse necessità.
"Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro, e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell'amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c'è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi, date loro da mangiare» (Mc 6,37).
Le rondini, queste migranti in cerca di caldo, quando si rincorrono nel nostro azzurro, mi fanno sognare alle tante possibilità di confronto che noi oggi abbiamo, ai tanti ammiccamenti interessati e ai tanti cuori aperti a prestare un'ala perché tutti possano volare.
La mia ala è a disposizione.