La città dentro...
Molfetta dentro… le case
Scelte appropriate per rispondere alle istanze delle fasce deboli della popolazione
martedì 1 novembre 2016
9.39
Questa volta vorrei soffermarmi sul "cuore" della città e mettere al centro della riflessione la vulnerabilità sociale delle fasce deboli.
Oggi a Molfetta il centro anziani è chiuso, il centro minori (soprattutto dopo la chiusura della Cittadella degli Artisti) è in attesa di definizione, il centro disabili è parzialmente riattivato.
Si avverte la carenza di una progettualità complessiva.
Negli ultimi venticinque anni (tanti sono trascorsi dalla rilevazione dei bisogni della popolazione anziana, effettuata da illustri docenti universitari essendo Giovanni carnicella assessore ai Servizi sociali con la successiva attivazione del centro anziani) nulla è stato fatto per aggiornare e ammodernare la rete.
Le problematiche delle nuove povertà e dei problemi delle famiglie prive di reddito per la perdita di occupazione del capofamiglia sono state, finora, affrontate solo con degli "spot".
È necessario attivare la rete di volontariato e dare sostegno concreto da parte delle Istituzioni che non possono chiudere gli occhi dinanzi a queste emergenze.
Innanzitutto bisogna attuare scelte appropriate di Bilancio e intervenire nell'ambito del Piano Sociale di Zona che accomuna Molfetta e Giovinazzo, realizzando un piano sociale che metta in rete le risorse delle due città vicine e attivi in maniera organizzata e decentrata punti di riferimento nei singoli quartieri.
In altri termini che assicuri centri di aggregazione e informazione per orientamento alle famiglie che vivono momenti di difficoltà e povertà sociale.
Non basta la porta unica d'accesso così come è organizzata a rispondere ai bisogni dei molfettesi: la nostra città, ad esempio, conta oltre quindicimila anziani. Quanti di costoro sono affetti da Alzheimer? Quanti necessitano di assistenza domiciliare integrata?
Non basta osservare il fenomeno e rispondere in maniera puntiforme e isolata.
Si dovrebbe instaurare un dialogo proficuo con la ASL. Con quali prospettive? Attivare, ad esempio, una collaborazione con la stessa ASL, istituendo presso il palazzetto ex servizi sociali (di proprietà comunale) servizi sociali ambulatoriali specialistici in continuità assistenziale per le fasce deboli, ossia anziani bambini e immigrati.
Molfetta dovrà essere città accogliente non solo per chi arriva ma anche per chi vi risiede.
La prossima amministrazione dovrebbe attivarsi per conferenza cittadina che, col supporto di associazioni volontariato, parrocchie e dirigenti scolastici (punto di osservazione privilegiato delle istanze e delle difficoltà giovanili), ripensi in maniera concreta a una nuova rete di welfare, da programmare in brevissimo tempo. Rete da finanziare con fondi propri e intercettando fondi di natura nazionale ed europea.
È necessario, dunque, realizzare una sorta di "piano regolatore della socialità" che condizioni lo sviluppo stessa della città, che dia la certezza dei diritti e non asserva i bisogni a bieco clientelismo.
Annalisa Altomare
Oggi a Molfetta il centro anziani è chiuso, il centro minori (soprattutto dopo la chiusura della Cittadella degli Artisti) è in attesa di definizione, il centro disabili è parzialmente riattivato.
Si avverte la carenza di una progettualità complessiva.
Negli ultimi venticinque anni (tanti sono trascorsi dalla rilevazione dei bisogni della popolazione anziana, effettuata da illustri docenti universitari essendo Giovanni carnicella assessore ai Servizi sociali con la successiva attivazione del centro anziani) nulla è stato fatto per aggiornare e ammodernare la rete.
Le problematiche delle nuove povertà e dei problemi delle famiglie prive di reddito per la perdita di occupazione del capofamiglia sono state, finora, affrontate solo con degli "spot".
È necessario attivare la rete di volontariato e dare sostegno concreto da parte delle Istituzioni che non possono chiudere gli occhi dinanzi a queste emergenze.
Innanzitutto bisogna attuare scelte appropriate di Bilancio e intervenire nell'ambito del Piano Sociale di Zona che accomuna Molfetta e Giovinazzo, realizzando un piano sociale che metta in rete le risorse delle due città vicine e attivi in maniera organizzata e decentrata punti di riferimento nei singoli quartieri.
In altri termini che assicuri centri di aggregazione e informazione per orientamento alle famiglie che vivono momenti di difficoltà e povertà sociale.
Non basta la porta unica d'accesso così come è organizzata a rispondere ai bisogni dei molfettesi: la nostra città, ad esempio, conta oltre quindicimila anziani. Quanti di costoro sono affetti da Alzheimer? Quanti necessitano di assistenza domiciliare integrata?
Non basta osservare il fenomeno e rispondere in maniera puntiforme e isolata.
Si dovrebbe instaurare un dialogo proficuo con la ASL. Con quali prospettive? Attivare, ad esempio, una collaborazione con la stessa ASL, istituendo presso il palazzetto ex servizi sociali (di proprietà comunale) servizi sociali ambulatoriali specialistici in continuità assistenziale per le fasce deboli, ossia anziani bambini e immigrati.
Molfetta dovrà essere città accogliente non solo per chi arriva ma anche per chi vi risiede.
La prossima amministrazione dovrebbe attivarsi per conferenza cittadina che, col supporto di associazioni volontariato, parrocchie e dirigenti scolastici (punto di osservazione privilegiato delle istanze e delle difficoltà giovanili), ripensi in maniera concreta a una nuova rete di welfare, da programmare in brevissimo tempo. Rete da finanziare con fondi propri e intercettando fondi di natura nazionale ed europea.
È necessario, dunque, realizzare una sorta di "piano regolatore della socialità" che condizioni lo sviluppo stessa della città, che dia la certezza dei diritti e non asserva i bisogni a bieco clientelismo.
Annalisa Altomare