La città dentro...
Il vecchio anatroccolo
Qual è allora il problema? L’attivismo di Annalisa Altomare. Ma siamo seri.
martedì 15 novembre 2016
19.25
La politica molfettese che mi vede sempre attiva e combattiva segna una fase di stanca. Dalla sovra esposizione mediatica dell'amministrazione uscente le forze politiche e i diversi movimenti sono silenti.
E il silenzio non è mai, in processi di partecipazione democratica sopiti, segno di positività.
Allora, con un tocco di narrazione mi viene in mente di pensare alla sindrome del brutto anatroccolo, la fiaba di Andersen sempre attuale.
Ci si rappresenta da anni come incolti, gretti, rozzi e, a lungo andare, una parte della "politica" si è convinta che questo sia vero. Ma non è così.
E per rompere questo incantesimo che sono partita con un'iniziativa che non ha nulla di personalistico: "Diamoci una mossa". È un invito alla partecipazione e, in questo, ho voluto dare il "la".
Tutto qui.
Questo, proprio perché il mio impegno politico mi fa scorgere aspettative che non trovano risposte sia in processi partecipativi che in individuazione di risposte serie e fondate.
E siccome sono ancorata alla realtà ritengo che in questo momento ci sia bisogno proprio di una forte partecipazione oltre ogni steccato e confine.
Viene prima Molfetta e quel "diamoci una mossa" prima di essere la "guide line" della campagna di comunicazione è la sintesi di una valutazione dello stato delle cose.
Occorre far ripartire la città considerando che i modelli vincenti, anche recenti, sono già consumati e superati.
E, dunque, quando mi si chiede dove "voglio andare", "con chi andare", per me la risposta è di una semplicità disarmante: riscoprire le nostre identità, costruire un futuro da cigno.
Perché la politica va coniugata, rispettata (ri spet ta ta, scandisco). Riflettiamo un attimo: un «the end» annunciato da titoli di coda, con tanto di regia e sceneggiatura, sono stati infiniti. Ma ancora oggi siamo qui a impegnarsi intorno a un sostantivo che è l'"arte del governare".
Ecco di questo ha bisogno la nostra città. Di persone con un profilo professionale e personale in grado di "donare" il saper governare processi decisionali e gestionali.
Come? Con moderazione, entusiasmo e capacità di sintesi.
Molfetta in questi ultimi due cicli amministrativi che, per sintesi citiamo con un acronimo "AN" (intelligenti pauca) ha vissuto di infiniti estremismi.
E come tutti gli "ismi" sono facile preda del consenso ma fautori di disastri. Infiniti!
Per questo, e solo per questo, sono maledettamente impegnata, con caparbietà di donna ed energia esperenziale, a far crescere un processo nella direzione di un governo della città lontano dagli "ismo" e tanto, ma proprio tanto, ascoltocentrica.
Forza, diamoci una mossa. Con e oltre Annalisa Altomare
La narrazione di Andersen
Il brutto anatroccolo è la storia di un piccolo che non viene accettato dalla nidiata perché grigio, senza armonia, goffo e per questa sua inadeguatezza il pennuto viene isolato. Sopravvive a una battuta di caccia («Sono così brutto che persino il cane non osa mordermi»), è schernito e allontanato da tutti. Allora decide di prendere tra le ali il suo destino: «Credo che me ne andrò per il mondo».
E il silenzio non è mai, in processi di partecipazione democratica sopiti, segno di positività.
Allora, con un tocco di narrazione mi viene in mente di pensare alla sindrome del brutto anatroccolo, la fiaba di Andersen sempre attuale.
Ci si rappresenta da anni come incolti, gretti, rozzi e, a lungo andare, una parte della "politica" si è convinta che questo sia vero. Ma non è così.
E per rompere questo incantesimo che sono partita con un'iniziativa che non ha nulla di personalistico: "Diamoci una mossa". È un invito alla partecipazione e, in questo, ho voluto dare il "la".
Tutto qui.
Questo, proprio perché il mio impegno politico mi fa scorgere aspettative che non trovano risposte sia in processi partecipativi che in individuazione di risposte serie e fondate.
E siccome sono ancorata alla realtà ritengo che in questo momento ci sia bisogno proprio di una forte partecipazione oltre ogni steccato e confine.
Viene prima Molfetta e quel "diamoci una mossa" prima di essere la "guide line" della campagna di comunicazione è la sintesi di una valutazione dello stato delle cose.
Occorre far ripartire la città considerando che i modelli vincenti, anche recenti, sono già consumati e superati.
E, dunque, quando mi si chiede dove "voglio andare", "con chi andare", per me la risposta è di una semplicità disarmante: riscoprire le nostre identità, costruire un futuro da cigno.
Perché la politica va coniugata, rispettata (ri spet ta ta, scandisco). Riflettiamo un attimo: un «the end» annunciato da titoli di coda, con tanto di regia e sceneggiatura, sono stati infiniti. Ma ancora oggi siamo qui a impegnarsi intorno a un sostantivo che è l'"arte del governare".
Ecco di questo ha bisogno la nostra città. Di persone con un profilo professionale e personale in grado di "donare" il saper governare processi decisionali e gestionali.
Come? Con moderazione, entusiasmo e capacità di sintesi.
Molfetta in questi ultimi due cicli amministrativi che, per sintesi citiamo con un acronimo "AN" (intelligenti pauca) ha vissuto di infiniti estremismi.
E come tutti gli "ismi" sono facile preda del consenso ma fautori di disastri. Infiniti!
Per questo, e solo per questo, sono maledettamente impegnata, con caparbietà di donna ed energia esperenziale, a far crescere un processo nella direzione di un governo della città lontano dagli "ismo" e tanto, ma proprio tanto, ascoltocentrica.
Forza, diamoci una mossa. Con e oltre Annalisa Altomare
La narrazione di Andersen
Il brutto anatroccolo è la storia di un piccolo che non viene accettato dalla nidiata perché grigio, senza armonia, goffo e per questa sua inadeguatezza il pennuto viene isolato. Sopravvive a una battuta di caccia («Sono così brutto che persino il cane non osa mordermi»), è schernito e allontanato da tutti. Allora decide di prendere tra le ali il suo destino: «Credo che me ne andrò per il mondo».