In punta di penna
Primo giorno di scuola, un giorno speciale
I ricordi sbiadiscono un po'. Le emozioni no
lunedì 14 settembre 2015
~Lo zaino che supera la testa di una spanna, l'andamento un po' incerto e la mano quasi stritolata fra le dita del nonno. Tira il braccio come fosse un guinzaglio e continua a ripetere che è importante guardare sempre a destra e sinistra. La mamma è già a lavoro e lo è anche papà. Nello zaino, l'astuccio di Barbie acquistato la settimana prima, un quaderno a righe e uno a quadri, la matita, la penna a colori e la gomma da cancellare. Addosso, il grembiulino veste grande perché più piccolo non lo fanno. Ad un tratto, ci fermiamo prima del semaforo. Il nonno infila la mano nella tasca e tira fuori il fazzoletto di stoffa che le ha regalato la nonna. È bianco con una stampa colorata sui bordi. Ne afferra un angolino e asciuga il mio viso umido di lacrime. "Non piangere, troverai tanti amichetti. Ti piacerà". "Sarà, ma io non capisco perché vogliono sbarazzarsi di me. Non voglio stare sola."
Singhiozzo ancora un po' nella speranza che mi porti indietro ma la mamma è stata categorica, devo andare a scuola altrimenti chissà cosa succede. E allora, continuo a camminare con la mano chiusa a pugno che asciuga gli occhi umidi. In realtà, non sono davvero triste. Ho solo paura. Non so chi incontrerò e l'idea di trascorrere tante ore con persone sconosciute, non mi piace affatto. Poi il nonno si ferma: "Siamo arrivati". Al di là del cancello c'è chiasso, tanti bambini e un mare di zaini dei cartoni e delle principesse. Suona la campanella e nonno dice che devo entrare. Mi accompagna fino al portone, biascica qualcosa davanti al bidello e mi lascia in consegna alla maestra. Lo vedo andare via mentre io rimango in classe. Per fortuna si è girato prima di uscire e sono riuscita a salutarlo ancora una volta, prima che sparisse. Mi ha sorriso ed io invece ho ricominciato a piangere. Dietro di me c'è un'altra bimba. "Ciao, mi chiamo Maria e tu?" Bisbiglio il mio nome. "Vuoi essere mia amica?" Lei è più coraggiosa, niente lacrime e un sorriso stampato. Le rispondo: "Va bene". Ecco, non sono più sola.
A qualche anno di distanza, mi prende di nuovo l'ansia, la campanella c'è ancora ma nonno no. Non mi stringe più la mano eppure mi sembra di sentirlo: "Troverai tanti amichetti. Ti piacerà". È il primo giorno di scuola.
Singhiozzo ancora un po' nella speranza che mi porti indietro ma la mamma è stata categorica, devo andare a scuola altrimenti chissà cosa succede. E allora, continuo a camminare con la mano chiusa a pugno che asciuga gli occhi umidi. In realtà, non sono davvero triste. Ho solo paura. Non so chi incontrerò e l'idea di trascorrere tante ore con persone sconosciute, non mi piace affatto. Poi il nonno si ferma: "Siamo arrivati". Al di là del cancello c'è chiasso, tanti bambini e un mare di zaini dei cartoni e delle principesse. Suona la campanella e nonno dice che devo entrare. Mi accompagna fino al portone, biascica qualcosa davanti al bidello e mi lascia in consegna alla maestra. Lo vedo andare via mentre io rimango in classe. Per fortuna si è girato prima di uscire e sono riuscita a salutarlo ancora una volta, prima che sparisse. Mi ha sorriso ed io invece ho ricominciato a piangere. Dietro di me c'è un'altra bimba. "Ciao, mi chiamo Maria e tu?" Bisbiglio il mio nome. "Vuoi essere mia amica?" Lei è più coraggiosa, niente lacrime e un sorriso stampato. Le rispondo: "Va bene". Ecco, non sono più sola.
A qualche anno di distanza, mi prende di nuovo l'ansia, la campanella c'è ancora ma nonno no. Non mi stringe più la mano eppure mi sembra di sentirlo: "Troverai tanti amichetti. Ti piacerà". È il primo giorno di scuola.