In punta di penna
Molfetta come il Far West?
Armi a volontà nelle mani della malavita
sabato 14 giugno 2014
7.26
Kalashnikov custoditi in casa, pistole tra le bancarelle del mercato, e ancora pistolettate per rubare caramelle e sigarette. Quasi fossimo in quel West popolato da indiani e cow boy. La cronaca nera degli ultimi giorni che vede teatro Molfetta lo dice chiaro.
Troppe armi in giro, troppe armi facili da reperire per chi sa dove cercarle. E spesso usate anche per i motivi più futili. «Non abbiate paura, abbiate fiducia nelle forze di polizia e nelle istituzioni» l'esortazione del sindaco Paola Natalicchio di fronte a questa ondata di criminalità disposta anche ad uccidere pur di raggiungere i propri scopi. Una esortazione che in qualche modo arriva anche dalle pagine di «Luce e vita» il periodico della Diocesi. Ma come non si fa ad avere paura se i delinquenti, coloro che le armi le hanno con facilità e le usano con estrema indifferenza, non si fanno scrupolo di spianarle anche in luoghi affollati, la dove tutti potrebbero essere coinvolti e colpiti da proiettili vaganti?
I Carabinieri dal canto loro hanno intensificato i controlli sul territorio, hanno messo a segno risultati di tutto rispetto in poche settimane. Ma, esiste un ma. Come fermare il traffico di armi? Quelle che poi sono nelle mani di chi senza scrupoli non lesina di usarle? Sono queste le risposte che forse i cittadini più si aspettano, per tornare a non avere paura.
Sullo sfondo, appare chiaro, la volontà di bande criminali di affermare con l'uso delle armi l'egemonia su un territorio per il controllo dei traffici illeciti. Spesso i killer o presunti tali consumano sostanze stupefacenti prima di far «parlare» le armi. Ormai sembrerebbe un binomio che la dice lunga sulla qualità, ammesso che si possa parlare di qualità, della criminalità piccola o organizzata che sia. Installare telecamere per la videosorveglianza nei punti sensibili della città, chiedere maggiore presenza delle forze dell'ordine potrebbe essere un deterrente. Senza ombra di dubbio.
Ma la criminalità si combatte soprattutto non lasciando scappare dalle maglie della legalità anche i piccoli atti. Quelli che appaiono più insignificanti. Come ad esempio impedire la vendita abusiva di generi alimentari, un sistema ben consolidato sembrerebbe, o imporre il rispetto dei volumi e degli orari per i pubblici esercizi che rimangono aperti fino a notte fonda. Ma anche far rispettare un divieto di sosta o una precedenza ad un incrocio potrebbe dare il segnale di una concreta presenza delle istituzioni sul territorio comunale. Spesso la grande delinquenza, quella disposta a far ricorso alle arme per risolvere le «questioni», si annida dietro questi piccoli illeciti. Probabilmente lo sanno tutti.
Troppe armi in giro, troppe armi facili da reperire per chi sa dove cercarle. E spesso usate anche per i motivi più futili. «Non abbiate paura, abbiate fiducia nelle forze di polizia e nelle istituzioni» l'esortazione del sindaco Paola Natalicchio di fronte a questa ondata di criminalità disposta anche ad uccidere pur di raggiungere i propri scopi. Una esortazione che in qualche modo arriva anche dalle pagine di «Luce e vita» il periodico della Diocesi. Ma come non si fa ad avere paura se i delinquenti, coloro che le armi le hanno con facilità e le usano con estrema indifferenza, non si fanno scrupolo di spianarle anche in luoghi affollati, la dove tutti potrebbero essere coinvolti e colpiti da proiettili vaganti?
I Carabinieri dal canto loro hanno intensificato i controlli sul territorio, hanno messo a segno risultati di tutto rispetto in poche settimane. Ma, esiste un ma. Come fermare il traffico di armi? Quelle che poi sono nelle mani di chi senza scrupoli non lesina di usarle? Sono queste le risposte che forse i cittadini più si aspettano, per tornare a non avere paura.
Sullo sfondo, appare chiaro, la volontà di bande criminali di affermare con l'uso delle armi l'egemonia su un territorio per il controllo dei traffici illeciti. Spesso i killer o presunti tali consumano sostanze stupefacenti prima di far «parlare» le armi. Ormai sembrerebbe un binomio che la dice lunga sulla qualità, ammesso che si possa parlare di qualità, della criminalità piccola o organizzata che sia. Installare telecamere per la videosorveglianza nei punti sensibili della città, chiedere maggiore presenza delle forze dell'ordine potrebbe essere un deterrente. Senza ombra di dubbio.
Ma la criminalità si combatte soprattutto non lasciando scappare dalle maglie della legalità anche i piccoli atti. Quelli che appaiono più insignificanti. Come ad esempio impedire la vendita abusiva di generi alimentari, un sistema ben consolidato sembrerebbe, o imporre il rispetto dei volumi e degli orari per i pubblici esercizi che rimangono aperti fino a notte fonda. Ma anche far rispettare un divieto di sosta o una precedenza ad un incrocio potrebbe dare il segnale di una concreta presenza delle istituzioni sul territorio comunale. Spesso la grande delinquenza, quella disposta a far ricorso alle arme per risolvere le «questioni», si annida dietro questi piccoli illeciti. Probabilmente lo sanno tutti.