In punta di penna
Frugano nei cassonetti in cerca di cibo
Cassonetti come supermarket. Fotografia della povertà
domenica 27 luglio 2014
8.04
Crisi e povertà convivono nel centro di Molfetta. Il benessere è un'altra cosa, una merce rara. Roba per pochi insomma. Perchè c'è chi pranza al ristorante, chi può farlo a tavola, a casa, e chi, per trovare qualcosa da mangiare, rovista nel cassonetto alla ricerca di un tozzo di pane.
Anche questa è Molfetta. E questa è la fotografia del dramma sociale chiamato povertà. Povertà che in tempo di crisi aggredisce il ceto medio e i piú poveri. Senzatetto e rom frugano tra i rifiuti sotto gli occhi di tutti. Qualche ora fa l'ultimo triste episodio in via Puccini.
Le sequenze sono sempre le stesse: cercano i prodotti utili alla sopravvivenza, frutta, pane, verdura, pesce e carne. Sembra quasi che valutino la merce esposta. Poi molto spesso all'improvviso, ma con molta discrezione, si avvicinano alle buste gialle degli scarti vegetali. Un'occhiata svelta per individuare il residuo "buono", prima di infilare rapidamente la mano e via. La loro "spesa", quando va bene, è un'arancia, una mela o un pomodoro andato a male, in alternativa qualche foglia di lattuga o il gambo di un carciofo o se proprio la giornata è "fortunata" c'è la possibilità di potersi rifare il guardaroba con un paio di jeans o qualche camicia. Pensano di passare inosservati ma in realtà non è così.
È doloroso vedere gente che fruga tra gli scarti. È un fenomeno, che nella realtà c'è sempre stato ma che negli ultimi anni con la crisi economica è conosciuto in maniera drammatica. E la cosa più triste, quella che ti lascia l'amaro in bocca, è la consapevolezza di poter fare poco per cambiare le cose. E tutti, più o meno tutti, restiamo a guardare.
Anche questa è Molfetta. E questa è la fotografia del dramma sociale chiamato povertà. Povertà che in tempo di crisi aggredisce il ceto medio e i piú poveri. Senzatetto e rom frugano tra i rifiuti sotto gli occhi di tutti. Qualche ora fa l'ultimo triste episodio in via Puccini.
Le sequenze sono sempre le stesse: cercano i prodotti utili alla sopravvivenza, frutta, pane, verdura, pesce e carne. Sembra quasi che valutino la merce esposta. Poi molto spesso all'improvviso, ma con molta discrezione, si avvicinano alle buste gialle degli scarti vegetali. Un'occhiata svelta per individuare il residuo "buono", prima di infilare rapidamente la mano e via. La loro "spesa", quando va bene, è un'arancia, una mela o un pomodoro andato a male, in alternativa qualche foglia di lattuga o il gambo di un carciofo o se proprio la giornata è "fortunata" c'è la possibilità di potersi rifare il guardaroba con un paio di jeans o qualche camicia. Pensano di passare inosservati ma in realtà non è così.
È doloroso vedere gente che fruga tra gli scarti. È un fenomeno, che nella realtà c'è sempre stato ma che negli ultimi anni con la crisi economica è conosciuto in maniera drammatica. E la cosa più triste, quella che ti lascia l'amaro in bocca, è la consapevolezza di poter fare poco per cambiare le cose. E tutti, più o meno tutti, restiamo a guardare.