In punta di penna
Centri sociali
Se sono illegali perché i Comuni gli permettono di esistere
sabato 26 aprile 2014
8.25
http://tuttoggi.info/articolo/59383/)
E c'è di più. Molte sedi non sono affatto autorizzate, bensì occupate e fuori da ogni legge, come dimostrato dal recente sgombero di Villa Roth a Bari, una struttura autogestita dal 26 novembre 2011, occupata però abusivamente (tanto per cambiare). L'atteggiamento politico nei confronti di questi spazi, all'interno dei quali sembra non vigano le stesse norme che, invece, valgono per tutti i cittadini è diverso: i Comuni retti dalle sinistre li coccolano, i Comuni retti dalle destre li tollerano, quelli retti dalla Lega, li combattono.
Tutti sono benevolmente e simpaticamente tenuti aperti perché "fanno cultura". Ma quale "cultura" può essere tollerata oltre i confini di quelle regole che i cittadini estranei a queste strutture devono invece rispettare? Non va dimenticato che in questa materia "incombe" sempre l'art.3 della Costituzione e se è pur vero che queste strutture "tolgono dalla strada" molti giovani, è pur vero che se il togliere dalla strada equivale al fatto che possano violare meglio le norme del buon vivere civile, stando nel chiuso di una struttura, allora è chiaro che il patto di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge viene inesorabilmente infranto.
La maggior parte dei cittadini non conoscono le attività svolte all'interno di questi centri e chi dovrebbe ciclicamente controllare (le Forze dell'Ordine) si tiene debitamente alla larga, forse perché la tolleranza arreca meno problemi di ordine pubblico rispetto all'imposizione del rigoroso rispetto delle norme. Ma è corretto un simile tipo di ragionamento e, soprattutto, è legale? Certo che no.
A giudicare da quello che, però, ciclicamente avviene fuori, quando ci sono delle manifestazioni, i cittadini che pagano le tasse hanno diritto a non vedersi sfasciare autovetture, vetrine di negozi o non essere colpiti da sanpietrini o quant'altro. Tutto questo presunto pacifismo e questa presunta nonviolenza che verrebbe coltivata all'interno, stranamente, poi, quando ci sono delle manifestazioni viene meno, e le forze dell'ordine (la legge), divengono il primo bersaglio di questi signori.
La dura repressione sarebbe certamente sbagliata, ma occorre anche per il rispetto che va dato da parte delle istituzioni a tutti quei cittadini che pagano le tasse, che questi centri vengano ricondotti alla legalità e, soprattutto, si eviti all'interno la possibilità di spaccio soprattutto delle droghe pesanti. Una qualche forma di controllo periodico, sarebbe auspicabile anche a Molfetta, per non ingenerare l'idea nella pubblica opinione che vi siano zone franche all'interno delle quali le norme del buon vivere civile, non valgono.
«Se i centri sociali sono illegali – la domanda è lecita - perché i comuni gli permettono di esistere?». All'interno di queste strutture, secondo molti osservatori, ma la cronaca giornalistica e giudiziaria, purtroppo, non smentisce questa situazione, c'è un usuale consumo di droghe varie e a volte si assiste anche allo spaccio (Leggi: Centro sociale di aggregazione utilizzato per attirare giovane assuntori di hashish e marijuana - link: E c'è di più. Molte sedi non sono affatto autorizzate, bensì occupate e fuori da ogni legge, come dimostrato dal recente sgombero di Villa Roth a Bari, una struttura autogestita dal 26 novembre 2011, occupata però abusivamente (tanto per cambiare). L'atteggiamento politico nei confronti di questi spazi, all'interno dei quali sembra non vigano le stesse norme che, invece, valgono per tutti i cittadini è diverso: i Comuni retti dalle sinistre li coccolano, i Comuni retti dalle destre li tollerano, quelli retti dalla Lega, li combattono.
Tutti sono benevolmente e simpaticamente tenuti aperti perché "fanno cultura". Ma quale "cultura" può essere tollerata oltre i confini di quelle regole che i cittadini estranei a queste strutture devono invece rispettare? Non va dimenticato che in questa materia "incombe" sempre l'art.3 della Costituzione e se è pur vero che queste strutture "tolgono dalla strada" molti giovani, è pur vero che se il togliere dalla strada equivale al fatto che possano violare meglio le norme del buon vivere civile, stando nel chiuso di una struttura, allora è chiaro che il patto di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge viene inesorabilmente infranto.
La maggior parte dei cittadini non conoscono le attività svolte all'interno di questi centri e chi dovrebbe ciclicamente controllare (le Forze dell'Ordine) si tiene debitamente alla larga, forse perché la tolleranza arreca meno problemi di ordine pubblico rispetto all'imposizione del rigoroso rispetto delle norme. Ma è corretto un simile tipo di ragionamento e, soprattutto, è legale? Certo che no.
A giudicare da quello che, però, ciclicamente avviene fuori, quando ci sono delle manifestazioni, i cittadini che pagano le tasse hanno diritto a non vedersi sfasciare autovetture, vetrine di negozi o non essere colpiti da sanpietrini o quant'altro. Tutto questo presunto pacifismo e questa presunta nonviolenza che verrebbe coltivata all'interno, stranamente, poi, quando ci sono delle manifestazioni viene meno, e le forze dell'ordine (la legge), divengono il primo bersaglio di questi signori.
La dura repressione sarebbe certamente sbagliata, ma occorre anche per il rispetto che va dato da parte delle istituzioni a tutti quei cittadini che pagano le tasse, che questi centri vengano ricondotti alla legalità e, soprattutto, si eviti all'interno la possibilità di spaccio soprattutto delle droghe pesanti. Una qualche forma di controllo periodico, sarebbe auspicabile anche a Molfetta, per non ingenerare l'idea nella pubblica opinione che vi siano zone franche all'interno delle quali le norme del buon vivere civile, non valgono.