In punta di penna
Arte e Legalità: il falso degli onesti
Quanto collocato, non corrisponde all'opera d'arte originale
mercoledì 23 aprile 2014
15.09
Questa Città, dipinta ultimamente troppo spesso come "brutta, sporca e cattiva" e considerata "periferica" dal punto di vista culturale per gli attuali governanti, mentre disapprovava la presenza di un'opera d'arte, inconsapevolmente discuteva di "Genius Loci". A questi contestatori non è sembrato sufficiente la analogia terminologica tra l'orizzonte naturale del luogo e "un altro orizzonte". Giustificare il trasferimento sarebbe apparso come accettare lo spostamento di un'installazione di Kounellis, realizzata per il torrione, in via dei Calzaturieri, solo perché quell'opera conteneva scarpe.
Una testata giornalistica catalogava chi non condivideva la presenza come "pubblico non addetto ai lavori", quasi che la fruizione degli spazi debba essere limitata ad esperti.
Pur se per interposta testimonianza della stessa testata, appariva strano anche leggere: "Incredibile, noi non abbiamo parole, ma purtroppo si è sempre in pochi a comprendere e apprezzare veramente; ma noi e Nagasawa siamo comunque felicissimi di poter offrire ai molfettesi un'opera così importante". L'Arte moderna può fare questi scherzi è vero, tuttavia, questi addetti ai lavori, d'ora in poi, risparmino le loro intelligenze, sicuramente brillanti, per cercare "parole vuote a perdere" nella descrizione di installazioni "site-specific", dove l'opera scaturisce dal confronto tra Artista e Luogo, entrambi protagonisti con pari dignità.
Inoltre, ai presunti "sorpresi" si sottopone l'osservazione del "prodotto" che, regalato, donato provvisoriamente, dato in comodato (facciano loro), è stato collocato nello spazio accanto al Duomo.
La foto utilizzata, già postata su Facebook da un po' di giorni, non è un esercizio di strutture con le correzioni del professore, come ha pensato qualche generoso compiacente commentatore, ma spiega nel dettaglio perché quanto collocato non corrisponda all'opera d'arte originale e la ragione per la quale debba ritenersi un falso. Sarebbe sufficiente la rilettura del rapporto tra l'installazione originaria ed il torrione, notare la capacità di competere con quel luogo per la "forza" che traspariva dalla dimensione dell'asta verticale (sezione e altezza) e chiedersi con chi si stia confrontando la nuova installazione: con il cielo che la sovrasta o con il vicino Duomo?
Quelle foto consentono però di coglierne oggettivamente le differenze.
I due cerchi individuano due particolari.
1 - Nodo di collegamento tra le due aste:
Giuseppe Picca
Una testata giornalistica catalogava chi non condivideva la presenza come "pubblico non addetto ai lavori", quasi che la fruizione degli spazi debba essere limitata ad esperti.
Pur se per interposta testimonianza della stessa testata, appariva strano anche leggere: "Incredibile, noi non abbiamo parole, ma purtroppo si è sempre in pochi a comprendere e apprezzare veramente; ma noi e Nagasawa siamo comunque felicissimi di poter offrire ai molfettesi un'opera così importante". L'Arte moderna può fare questi scherzi è vero, tuttavia, questi addetti ai lavori, d'ora in poi, risparmino le loro intelligenze, sicuramente brillanti, per cercare "parole vuote a perdere" nella descrizione di installazioni "site-specific", dove l'opera scaturisce dal confronto tra Artista e Luogo, entrambi protagonisti con pari dignità.
Inoltre, ai presunti "sorpresi" si sottopone l'osservazione del "prodotto" che, regalato, donato provvisoriamente, dato in comodato (facciano loro), è stato collocato nello spazio accanto al Duomo.
La foto utilizzata, già postata su Facebook da un po' di giorni, non è un esercizio di strutture con le correzioni del professore, come ha pensato qualche generoso compiacente commentatore, ma spiega nel dettaglio perché quanto collocato non corrisponda all'opera d'arte originale e la ragione per la quale debba ritenersi un falso. Sarebbe sufficiente la rilettura del rapporto tra l'installazione originaria ed il torrione, notare la capacità di competere con quel luogo per la "forza" che traspariva dalla dimensione dell'asta verticale (sezione e altezza) e chiedersi con chi si stia confrontando la nuova installazione: con il cielo che la sovrasta o con il vicino Duomo?
Quelle foto consentono però di coglierne oggettivamente le differenze.
I due cerchi individuano due particolari.
1 - Nodo di collegamento tra le due aste:
- diversa la collocazione rispetto al ritto (asta verticale): l'opera del Torrione spostata nel nuovo spazio presenterebbe la trave a ponente, l'opposto di quanto oggi è visibile;
- diverso il "vincolo", cioè la libertà di un'asta rispetto all'altra, potendo disquisire dell'opera sotto il profilo artistico, si potrebbe parlare anche di diversa capacità di equilibrio; in termini materiali, nel torrione non erano presenti i bulloni attualmente inseriti;
- l'Artista del Torrione ha dosato il braccio di leva dei due pesi, rendendo impercettibili le deformazioni dell'asta orizzontale; il "nuovo artista di approdo S. Andrea" ha ignorato le nozioni di 'scienze delle costruzioni'.
- nell'installazione del torrione l'asta è di tipo cilindrico, una sezione quasi ellittica, nella nuova installazione l'asta è un parallelepipedo, caratterizzato dalla discontinuità degli spigoli;
- per cogliere la diversa posizione del nodo di collegamento tra le due aste, è evidenziato in azzurro la distanza dal vertice superiore, il modulo L, riportando tale modulo nel tratto inferiore si può accertare come mentre l'installazione originaria presentava un rapporto (tratto inferiore/tratto superiore) pari a 1,5L, per l'attuale tale rapporto è di 2,2L;
- i vincoli dell'asta verticale sono cambiati: prima 2 cerniere fisse, attualmente incastro al piede e nodo libero in testa;
- la lunghezza dell'asta verticale (considerando la parte interrata dell'incastro) attesta la diversità dei componenti della nuova installazione.
Giuseppe Picca