In punta di penna
Ambulanti e commercianti a posto fisso: figli e figliastri
Tolleranza zero ma non per tutti
domenica 10 agosto 2014
11.26
Forti i con i deboli, deboli con i forti. Non è solo un modo di dire, basta guardarsi intorno, basta guardare le bancarelle, quelle che occupano marciapiedi e spazi pubblici, che spesso ostruiscono il passaggio ai pedoni, che creano anche qualche problema al traffico veicolare. Forti con i deboli, dicevamo. E i deboli sono quei venditori ambulanti, spesso con il colore della pelle diverso, abusivi o muniti di regolare licenza, che espongono le loro mercanzie nei luoghi di passeggio. Sempre nel mirino degli agenti di polizia locale, che non perdono occasione per controllarli o farli sgomberare. Salvo tollerarli in occasione delle feste patronali. Forse perché in quelle occasioni gli ambulanti portano soldi nelle casse dei comitati che organizzano i festeggiamenti in onore dei Santi Patroni sotto forma di occupazione di spazi pubblici. I forti però diventano improvvisamente deboli. Magari basta che girino l'angolo dopo aver fatto sgomberare un «vu cumprà».
Bancarelle, il più delle volte di frutta e verdura, che si allargano fuori dai loro punti vendita, rubando posti auto agli automobilisti in cerca di parcheggio, e marciapiedi ai pedoni. Per non parlare di chi al sabato e alla domenica vende pesce e frutti di mare in condizioni igienico sanitarie davvero ai limiti del tollerabile. In questi casi però la tolleranza sale. Si fa finta di non vedere o vedere poco. A meno che non ci sia un esposto o una denuncia di un qualsiasi cittadino (cosa che in verità accade raramente. L'intervento diventa d'obbligo, ma spesso è timido. Un ammonimento o poco più. E all'indomani quei commercianti ritornano con le loro bancarelle fuori misura e fuori dagli spazi consentiti. «Ma quelli sono compaesani, devono "campare" le famiglie», potrebbe essere la spiegazione. Come se gli altri, gli stranieri, quelli di colore, non hanno mogli e figli da sostenere. In realtà i commercianti «indigeni» potrebbero essere portatori di pacchetti di voti, utili per le tornate elettorali, e per questo non si deve agire con il pugno di ferro nei loro confronti. È un retro pensiero ma «è la politica, bellezza».
Eppure gli ambulanti sono i commercianti più gettonati. La loro mercanzia, che spesso non sopravvive a più di una stagione, è presa d'assalto soprattutto dai giovani in cerca di chincaglierie, collanine, bracciali, orecchini da indossare, a poco prezzo. Si potrebbe dire che siano loro a far girare l'economia. Gli altri invece, vendono beni alimentari la cui provenienza è difficilmente rintracciabile, la cui salubrità non sempre è garantita. Eppure sono tollerati. Infatti, alcune bancarelle che negli scorsi anni erano di legno e teloni, sono diventate gazebo in muratura, praticamente rivendite a posto fisso sempre però su marciapiedi e slarghi, quelli che dovrebbero essere a disposizione dei pedoni. «Se non riusciamo a mandarli via almeno regolarizziamoli», questa sembra essere stata la soluzione. E allora perché non immaginare spazi dove anche gli ambulanti possano vendere le loro merci senza il rischio di dovere smontare tutto e andare via in fretta? Perché non tentare di regolarizzare anche il loro commercio? La città di Pescara ad esempio ha messo a loro disposizione un grande spazio nei pressi della stazione, nelle Marche i mercatini delle auto produzioni accolgono anche gli ambulanti. A Molfetta invece se ne parla, per adesso solo quello.
Bancarelle, il più delle volte di frutta e verdura, che si allargano fuori dai loro punti vendita, rubando posti auto agli automobilisti in cerca di parcheggio, e marciapiedi ai pedoni. Per non parlare di chi al sabato e alla domenica vende pesce e frutti di mare in condizioni igienico sanitarie davvero ai limiti del tollerabile. In questi casi però la tolleranza sale. Si fa finta di non vedere o vedere poco. A meno che non ci sia un esposto o una denuncia di un qualsiasi cittadino (cosa che in verità accade raramente. L'intervento diventa d'obbligo, ma spesso è timido. Un ammonimento o poco più. E all'indomani quei commercianti ritornano con le loro bancarelle fuori misura e fuori dagli spazi consentiti. «Ma quelli sono compaesani, devono "campare" le famiglie», potrebbe essere la spiegazione. Come se gli altri, gli stranieri, quelli di colore, non hanno mogli e figli da sostenere. In realtà i commercianti «indigeni» potrebbero essere portatori di pacchetti di voti, utili per le tornate elettorali, e per questo non si deve agire con il pugno di ferro nei loro confronti. È un retro pensiero ma «è la politica, bellezza».
Eppure gli ambulanti sono i commercianti più gettonati. La loro mercanzia, che spesso non sopravvive a più di una stagione, è presa d'assalto soprattutto dai giovani in cerca di chincaglierie, collanine, bracciali, orecchini da indossare, a poco prezzo. Si potrebbe dire che siano loro a far girare l'economia. Gli altri invece, vendono beni alimentari la cui provenienza è difficilmente rintracciabile, la cui salubrità non sempre è garantita. Eppure sono tollerati. Infatti, alcune bancarelle che negli scorsi anni erano di legno e teloni, sono diventate gazebo in muratura, praticamente rivendite a posto fisso sempre però su marciapiedi e slarghi, quelli che dovrebbero essere a disposizione dei pedoni. «Se non riusciamo a mandarli via almeno regolarizziamoli», questa sembra essere stata la soluzione. E allora perché non immaginare spazi dove anche gli ambulanti possano vendere le loro merci senza il rischio di dovere smontare tutto e andare via in fretta? Perché non tentare di regolarizzare anche il loro commercio? La città di Pescara ad esempio ha messo a loro disposizione un grande spazio nei pressi della stazione, nelle Marche i mercatini delle auto produzioni accolgono anche gli ambulanti. A Molfetta invece se ne parla, per adesso solo quello.