"Furbo"... chi Legge!
Fallimento del datore di lavoro. Come ottenere il credito vantato?
La procedura per l'insinuazione al passivo
lunedì 22 febbraio 2021
Può accadere che il datore di lavoro fallisca.
A tale termine diverse sono le interpretazioni date nel gergo comune ma affinchè ci sia un fallimento giuridicamente è indispensabile una sentenza del Tribunale territorialmente competente (quello nel quale aveva sede il datore di lavoro, generalmente una società o una ditta o una azienda) che accoglie l'istanza presentata la quale può essere formulata tanto dallo stesso datore di lavoro quanto da un terzo che vanta nei suoi confronti un credito.
Fatta questa premessa, doverosa, la domanda è: qualora il mio datore di lavoro sia dichiarato fallito con una sentenza posso recuperare i soldi che deve ancora darmi?
La risposta è si.
Come?
Attraverso una apposita procedura che prende il nome di insinuazione allo stato passivo: il lavoratore, attraverso un ricorso depositato al curatore del fallimento, notizia quest'ultimo del proprio credito spiegando le ragioni di fatto e di diritto fondanti, secondo la legge, la propria domanda evidenziando come tale credito, proprio perchè legato magari a retribuzioni non corrisposte oppure a mancata liquidazione del TFR, abbia anche natura privilegiata (dovrà cioè essere liquidato prima di qualunque altro).
Registrata tale posizione, il curatore ne prende atto e comunica al creditore se rientra o meno nel progetto di stato passivo predisposto e presentato al Tribunale e in quale misura. Poi l'udienza di verifica dello stato passivo, anticamera del decreto che dispone i pagamenti.
Fondamentale, tuttavia, è la tempistica: non appena avuta notizia dell'eventuale dichiarazione di fallimento del datore di lavoro occorre subito procedere per essere nei termini disposti dalla legge senza dimenticare che è pure possibile procedere al recupero di tale credito attraverso delle procedure stragiudiziali come quelle afferenti al fondo di garanzia dell'INPS.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI: https://www.facebook.com/StudioLegaleMariaMarino
A tale termine diverse sono le interpretazioni date nel gergo comune ma affinchè ci sia un fallimento giuridicamente è indispensabile una sentenza del Tribunale territorialmente competente (quello nel quale aveva sede il datore di lavoro, generalmente una società o una ditta o una azienda) che accoglie l'istanza presentata la quale può essere formulata tanto dallo stesso datore di lavoro quanto da un terzo che vanta nei suoi confronti un credito.
Fatta questa premessa, doverosa, la domanda è: qualora il mio datore di lavoro sia dichiarato fallito con una sentenza posso recuperare i soldi che deve ancora darmi?
La risposta è si.
Come?
Attraverso una apposita procedura che prende il nome di insinuazione allo stato passivo: il lavoratore, attraverso un ricorso depositato al curatore del fallimento, notizia quest'ultimo del proprio credito spiegando le ragioni di fatto e di diritto fondanti, secondo la legge, la propria domanda evidenziando come tale credito, proprio perchè legato magari a retribuzioni non corrisposte oppure a mancata liquidazione del TFR, abbia anche natura privilegiata (dovrà cioè essere liquidato prima di qualunque altro).
Registrata tale posizione, il curatore ne prende atto e comunica al creditore se rientra o meno nel progetto di stato passivo predisposto e presentato al Tribunale e in quale misura. Poi l'udienza di verifica dello stato passivo, anticamera del decreto che dispone i pagamenti.
Fondamentale, tuttavia, è la tempistica: non appena avuta notizia dell'eventuale dichiarazione di fallimento del datore di lavoro occorre subito procedere per essere nei termini disposti dalla legge senza dimenticare che è pure possibile procedere al recupero di tale credito attraverso delle procedure stragiudiziali come quelle afferenti al fondo di garanzia dell'INPS.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI: https://www.facebook.com/StudioLegaleMariaMarino