Cronaca
Le Aquile piangono un'icona, addio Vincenzo De Giglio
Simbolo del SestoinCampo, se n'è andato martedì. Aveva 39 anni: i funerali oggi in Cattedrale. Il ricordo di Nico Cirillo
Molfetta - giovedì 5 ottobre 2017
12.14
Se a Molfetta dici SestoinCampo, non puoi non pensare a Vincenzo De Giglio. L'icona del tifo biancorosso se n'è andata martedì sera, a 39 anni. Molti passati al PalaPoli, dietro al calcio a cinque, con le Aquile Molfetta di suo fratello Donato, la sua grande passione.
Era il gigante buono del club (prima nelle vesti di direttore generale, poi come coordinatore del settore giovanile) per la mole e soprattutto per il carattere, sempre disponibile verso gli altri. La tragica notizia si è diffusa sui social network e in molti si sono uniti al cordoglio per la sua morte. Tanti amici e conoscenti, oltre alle società sportive cittadine e dei paesi limitrofi. Sì, perché il cordoglio è stato davvero unanime.
E sono tanti i ricordi, commossi ed increduli, degli amici che hanno voluto lasciare una testimonianza d'affetto sulla sua bacheca Facebook, ricordandolo come una persona meravigliosa, della quale non si potrà non sentire la mancanza. Il sorriso e la disponibilità di Vincenzo ed il suo essere sempre pronto ad aiutare gli altri: questo emerge da tutti i post che lo salutano e lo omaggiano.
Per lui le Aquile Molfetta era uno dei tesori della città. Per lui le Aquile Molfetta era tutto: una passione viscerale e tumultuosa. E non è solo questione di trofei, dalla Coppa Puglia alzata al cielo a Sammichele di Bari nel 2014 alla Coppa Italia vinta a Martina Franca nel 2014 sino alla Supercoppa Italiana conquista a Ruvo di Puglia nel 2015 oltre ai campionati in serie B, C1 e C2.
Ma di un modo di intendere il calcio a cinque, con un mondo e uno sport che andavano cambiando, fino a diventare quelli di oggi. Alle Aquile, alla sua Molfetta, e a un esserne tifoso e dirigente senza reticenza alcuna, Vincenzo s'è sacrificato parecchio. Era una persona generosa e di cuore. Era un punto di riferimento per tutti quelli che lo hanno conosciuto, condivisa interamente, intensamente, col capitano delle Aquile Molfetta.
«La mia è una storia nata un bel po' di anni fa su un campo di calcio a cinque - racconta Nico Cirillo -. Una di quelle storie cui inizialmente non dai importanza e che pure, senza volerlo, diventano parte di te ogni giorno di più. Pochi sanno che quando sei sul rettangolo di gioco ti crei dei riferimenti che non sono solo compagni e avversari. Uno dei miei riferimenti era lui, Vincenzo.
Era un riferimento perché ti guardava al momento giusto, era colui che ti chiamava dopo un infortunio per sapere come stessi, faceva sentire la sua voce ogni qualvolta eri in difficoltà. Era colui che guardavi dopo un gol preso per trovare conforto ed era lo stesso a cui rivolgevi lo sguardo dopo averlo realizzato. Un riferimento in campo e fuori.
Un amico con cui condividere gioie e dolori. Un amico che è lì con te sempre. Sempre. È proprio questo il problema il "sempre". Un giorno mi scrivesti "capitano fai presto a rientrare, la tua sagoma in campo non può mancare...". E io rientrai, feci gol e ti venni ad abbracciare. Io ora ti dico: "Cazzo Vincè... la tua sagoma lì non può mancare".
Perché adesso non saprò a chi guardare e chi andare ad abbracciare. Mi scrivesti "Ho cantato per te" e vorrei tanto lo facessi ancora. Non importa da dove, non importa con chi, ma sono sicuro che pur di far sentire la tua voce canterai più forte. E sono certo che arriverà al cuore di tutti noi. Oggi ti lascio la mia fascia perché anche tu eri Il mio capitano fuori dal rettangolo di gioco.
E tutti i capitani hanno una fascia. Poi una fascia è un cerchio. È un cerchio, è un abbraccio. Un abbraccio che arriva fin lassù». Parola di capitano. Un motivo in più, oggi alle ore 16.45, per ringraziarlo alle esequie che si terranno in Cattedrale. Addio Vincenzo. Ed ora vola lassù, nel cielo, anche tu come un'Aquila.
Era il gigante buono del club (prima nelle vesti di direttore generale, poi come coordinatore del settore giovanile) per la mole e soprattutto per il carattere, sempre disponibile verso gli altri. La tragica notizia si è diffusa sui social network e in molti si sono uniti al cordoglio per la sua morte. Tanti amici e conoscenti, oltre alle società sportive cittadine e dei paesi limitrofi. Sì, perché il cordoglio è stato davvero unanime.
E sono tanti i ricordi, commossi ed increduli, degli amici che hanno voluto lasciare una testimonianza d'affetto sulla sua bacheca Facebook, ricordandolo come una persona meravigliosa, della quale non si potrà non sentire la mancanza. Il sorriso e la disponibilità di Vincenzo ed il suo essere sempre pronto ad aiutare gli altri: questo emerge da tutti i post che lo salutano e lo omaggiano.
Per lui le Aquile Molfetta era uno dei tesori della città. Per lui le Aquile Molfetta era tutto: una passione viscerale e tumultuosa. E non è solo questione di trofei, dalla Coppa Puglia alzata al cielo a Sammichele di Bari nel 2014 alla Coppa Italia vinta a Martina Franca nel 2014 sino alla Supercoppa Italiana conquista a Ruvo di Puglia nel 2015 oltre ai campionati in serie B, C1 e C2.
Ma di un modo di intendere il calcio a cinque, con un mondo e uno sport che andavano cambiando, fino a diventare quelli di oggi. Alle Aquile, alla sua Molfetta, e a un esserne tifoso e dirigente senza reticenza alcuna, Vincenzo s'è sacrificato parecchio. Era una persona generosa e di cuore. Era un punto di riferimento per tutti quelli che lo hanno conosciuto, condivisa interamente, intensamente, col capitano delle Aquile Molfetta.
«La mia è una storia nata un bel po' di anni fa su un campo di calcio a cinque - racconta Nico Cirillo -. Una di quelle storie cui inizialmente non dai importanza e che pure, senza volerlo, diventano parte di te ogni giorno di più. Pochi sanno che quando sei sul rettangolo di gioco ti crei dei riferimenti che non sono solo compagni e avversari. Uno dei miei riferimenti era lui, Vincenzo.
Era un riferimento perché ti guardava al momento giusto, era colui che ti chiamava dopo un infortunio per sapere come stessi, faceva sentire la sua voce ogni qualvolta eri in difficoltà. Era colui che guardavi dopo un gol preso per trovare conforto ed era lo stesso a cui rivolgevi lo sguardo dopo averlo realizzato. Un riferimento in campo e fuori.
Un amico con cui condividere gioie e dolori. Un amico che è lì con te sempre. Sempre. È proprio questo il problema il "sempre". Un giorno mi scrivesti "capitano fai presto a rientrare, la tua sagoma in campo non può mancare...". E io rientrai, feci gol e ti venni ad abbracciare. Io ora ti dico: "Cazzo Vincè... la tua sagoma lì non può mancare".
Perché adesso non saprò a chi guardare e chi andare ad abbracciare. Mi scrivesti "Ho cantato per te" e vorrei tanto lo facessi ancora. Non importa da dove, non importa con chi, ma sono sicuro che pur di far sentire la tua voce canterai più forte. E sono certo che arriverà al cuore di tutti noi. Oggi ti lascio la mia fascia perché anche tu eri Il mio capitano fuori dal rettangolo di gioco.
E tutti i capitani hanno una fascia. Poi una fascia è un cerchio. È un cerchio, è un abbraccio. Un abbraccio che arriva fin lassù». Parola di capitano. Un motivo in più, oggi alle ore 16.45, per ringraziarlo alle esequie che si terranno in Cattedrale. Addio Vincenzo. Ed ora vola lassù, nel cielo, anche tu come un'Aquila.