Politica
Venerdì 10 febbraio Giorno del Ricordo. Il commento del Sindaco Tommaso Minervini
Il messaggio del primo cittadino
Molfetta - venerdì 10 febbraio 2023
9.19
A marzo del 2004 il Parlamento, con larghissima maggioranza, istitutì il "Giorno del Ricordo" in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata. Una delle pagine più buie del secolo scorso che raccontano degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia costretti a subire una vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.
Molfetta, già prima di quella data, con il compianto professor Giovanni De Gennaro, aveva espresso l'idea che la violenza dovesse essere bandita da qualunque parte arrivasse.
L'esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell'Istria, di Fiume, delle coste dalmate, le migliaia di persone uccise narrano di un'altra pagina tragica della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze.
I crimini contro l'umanità non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista slavo.
E le foibe, per decenni, ne sono state silenziose custodi insieme con la memoria dei sopravvisuti, di coloro che riuscirono a mettersi in salvo, anche a bordo di bastimenti, di pescherecci che dalla nostra città raggiunsero quelle terre martoriate.
Si deve alle testimonianze degli esuli e dei loro discendenti se oggi il capitolo delle Foibe e dell'esodo è entrato a far parte della nostra storia nazionale.
Mi rivolgo ai giovani, agli studenti perché sappiano fare tesoro degli errori del passato per evitare che tragedie simili possano ripetersi. L'odio, la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, di qualunque provenienza, germinano solo altro odio e violenza, portano alla negazione dei diritti fondamentali della persona. Per questo è nostro dovere di uomini e di donne difendere e rafforzare gli istituti della democrazia, del dialogo, della cultura dell'altro e dell'accoglienza. Sempre. E oggi, nel mondo, ce n'è tanto bisogno.
Tommaso Minervini
Molfetta, già prima di quella data, con il compianto professor Giovanni De Gennaro, aveva espresso l'idea che la violenza dovesse essere bandita da qualunque parte arrivasse.
L'esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell'Istria, di Fiume, delle coste dalmate, le migliaia di persone uccise narrano di un'altra pagina tragica della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze.
I crimini contro l'umanità non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista slavo.
E le foibe, per decenni, ne sono state silenziose custodi insieme con la memoria dei sopravvisuti, di coloro che riuscirono a mettersi in salvo, anche a bordo di bastimenti, di pescherecci che dalla nostra città raggiunsero quelle terre martoriate.
Si deve alle testimonianze degli esuli e dei loro discendenti se oggi il capitolo delle Foibe e dell'esodo è entrato a far parte della nostra storia nazionale.
Mi rivolgo ai giovani, agli studenti perché sappiano fare tesoro degli errori del passato per evitare che tragedie simili possano ripetersi. L'odio, la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, di qualunque provenienza, germinano solo altro odio e violenza, portano alla negazione dei diritti fondamentali della persona. Per questo è nostro dovere di uomini e di donne difendere e rafforzare gli istituti della democrazia, del dialogo, della cultura dell'altro e dell'accoglienza. Sempre. E oggi, nel mondo, ce n'è tanto bisogno.
Tommaso Minervini