Un anno fa a Molfetta la benedizione della Croce e dell’Ulivo in ricordo di don Tonino
La città riparte proprio da quei messaggi di speranza del 7 aprile 2019
Molfetta - martedì 7 aprile 2020
14.31
Era il 7 aprile del 2019 quando Molfetta partecipava alla benedizione di un simbolo, una croce ed un ulivo secolare che, a perenne memoria, testimonierà l'amore per un Vescovo scomodo, don Tonino Bello, e di un Pontefice, Papa Francesco, che fece sosta nella nostra città il 20 aprile del 2018.
Oggi, in quella Croce scomoda, posizionata nel cuore della città, a guardare la finestra da cui don Tonino amava affacciarsi, Molfetta riscopre la speranza e a quella Croce si affida per superare, insieme, alcuni tra i giorni più tristi della sua storia a causa dell'emergenza epidemiologica legata al Coronavirus.
Un anno fa sul palchetto, posizionato dall'aiuola spartitraffico di piazza Garibaldi, c'erano il sindaco, Tommaso Minervini, il vescovo della Diocesi, monsignor Domenico Cornacchia, l'arcivescovo metropolita, monsignor Francesco Cacucci. E c'era pure il popolo di don Tonino, quello che neppure la pioggia era riuscito a fermare.
«Con la benedizione di oggi – disse allora il sindaco Minervini - devono tornare in primo piano i molti volti autentici ad incrociare il messaggio di don Tonino ben piantato nel centro della nostra città. Così quando noi non ci saremo più, e le nostri opinioni ed i cavilli burocratici non li ricorderà più nessuno per i laici resterà la tensione etico morale, per i credenti la tensione evangelica. Infatti questi segni vanno oltre di noi e i loro valori cammineranno su altre gambe ed in altri cuori».
Oggi, in quella Croce scomoda, posizionata nel cuore della città, a guardare la finestra da cui don Tonino amava affacciarsi, Molfetta riscopre la speranza e a quella Croce si affida per superare, insieme, alcuni tra i giorni più tristi della sua storia a causa dell'emergenza epidemiologica legata al Coronavirus.
Un anno fa sul palchetto, posizionato dall'aiuola spartitraffico di piazza Garibaldi, c'erano il sindaco, Tommaso Minervini, il vescovo della Diocesi, monsignor Domenico Cornacchia, l'arcivescovo metropolita, monsignor Francesco Cacucci. E c'era pure il popolo di don Tonino, quello che neppure la pioggia era riuscito a fermare.
«Con la benedizione di oggi – disse allora il sindaco Minervini - devono tornare in primo piano i molti volti autentici ad incrociare il messaggio di don Tonino ben piantato nel centro della nostra città. Così quando noi non ci saremo più, e le nostri opinioni ed i cavilli burocratici non li ricorderà più nessuno per i laici resterà la tensione etico morale, per i credenti la tensione evangelica. Infatti questi segni vanno oltre di noi e i loro valori cammineranno su altre gambe ed in altri cuori».