Cronaca
Tutti i tentacoli dei clan di Bari sulla provincia
Una nuova paranza sta chiamando a raccolta i territori dell'area metropolitana. Il focus su Molfetta
Molfetta - mercoledì 5 luglio 2017
8.37
Il giornalista Luca Natile, dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno, la definisce «una vera e propria chiamata», perché, secondo la sua dettagliata analisi, «la nuova Gomorra barese è in provincia».
Bari resta il centro dello spaccio, ma i clan stanno modificando il loro raggio di azione e facendo quella che viene definita in gergo malavitoso «la chiamata», una sorta di imposizione sulla criminalità locale: «Non ci importa chi in questa città "fa aria", chi crede di controllare la piazza. Ora ci siamo noi e la droga la prendete da noi».
Una chiamata alle armi, nel senso di bando, richiamo, convocazione, da parte di tre famiglie di malavita che stanno battendo a tappeto i comuni della provincia barese. Si tratta, sempre secondo Natile, di una nuova paranza composta dalla nouvelle vague degli Strisciuglio, quelli della «Luna», dei Di Cosola, detti gli «Strascinacuvert», infine dei Capriati di Bari vecchia, nipoti e pronipoti del mammasantissima Tonino Capriati.
«La crisi - scrive ancora Natile - ha dimezzato il numero delle estorsioni: ce ne sono sempre di meno e i commercianti non sono in grado di pagare. Così le famiglie che dominano il territorio sono tornate a puntare tutto sulla droga. Le nuove leve, ambiziose, arriviste, brutali, efferati, vogliono il loro posto al sole, la loro fetta di torta». Il volume degli affari deve essere incrementato, l'obiettivo è di raddoppiarlo.
«Perchè quello della droga - sostiene Natile - resta sempre il settore più vitale e produttivo del momento. La domanda non è mai cessata. Anzi, è aumentata. È l'offerta ad essersi adeguata. Soprattutto sul tipo di stupefacente. Una miniera d'oro a cui nessuno vuole rinunciare. E lo stanno facendo a colpi di "chiamate", di imposizioni. Incaricati, con la delega della nuova paranza stanno battendo a tappeto la provincia, per lasciare una firma e stabilire chi comanda».
Sul territorio stanno cambiando gli equilibri. Non più una struttura piramidale ma orizzontale, ramificata, che vuole garantire lavoro a tutti. «I rampolli dei clan di Bari - riferisce sempre Natile - stanno visitando i luoghi dove sanno di trovare i signorotti locali del giro dello spaccio, per dettare loro le nuove regole. Gli incaricati di questa nuova frangia di criminalità organizzata arrivano con moto potenti, ghigni arroganti e fanno paura. E si impossessano delle redini del comando».
Nell'ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, sulla provincia di Bari si dice che «c'è stato un indebolimento generale anche dei clan, collegati a quelli metropolitani, attivi nelle aree limitrofe. Il sodalizio che sembra aver maggiormente risentito dell'azione giudiziaria è quello dei Di Cosola, che nel recente passato ha rappresentato una delle organizzazioni criminali meglio radicate nell'hinterland barese».
«Permane in maniera significativa lo spaccio di sostanze stupefacenti e quello dei reati contro il patrimonio». L'indebolimento delle vecchie famiglie di malavita sta mettendo in discussione molte cose. I Di Cosola (o quel che resta) un tempo regnanti, ora stanno cercando di rientrare nei giochi. Con un ruolo ed una forza differenti.
Nell'elenco delle piazze che potrebbero finire sotto le grinfie della nuova paranza barese non sembra esserci la città di Molfetta, evidentemente ancora sotto il feroce controllo di alcune famiglie, protagoniste della primavera criminale di Molfetta degli anni '90.
Bari resta il centro dello spaccio, ma i clan stanno modificando il loro raggio di azione e facendo quella che viene definita in gergo malavitoso «la chiamata», una sorta di imposizione sulla criminalità locale: «Non ci importa chi in questa città "fa aria", chi crede di controllare la piazza. Ora ci siamo noi e la droga la prendete da noi».
Una chiamata alle armi, nel senso di bando, richiamo, convocazione, da parte di tre famiglie di malavita che stanno battendo a tappeto i comuni della provincia barese. Si tratta, sempre secondo Natile, di una nuova paranza composta dalla nouvelle vague degli Strisciuglio, quelli della «Luna», dei Di Cosola, detti gli «Strascinacuvert», infine dei Capriati di Bari vecchia, nipoti e pronipoti del mammasantissima Tonino Capriati.
«La crisi - scrive ancora Natile - ha dimezzato il numero delle estorsioni: ce ne sono sempre di meno e i commercianti non sono in grado di pagare. Così le famiglie che dominano il territorio sono tornate a puntare tutto sulla droga. Le nuove leve, ambiziose, arriviste, brutali, efferati, vogliono il loro posto al sole, la loro fetta di torta». Il volume degli affari deve essere incrementato, l'obiettivo è di raddoppiarlo.
«Perchè quello della droga - sostiene Natile - resta sempre il settore più vitale e produttivo del momento. La domanda non è mai cessata. Anzi, è aumentata. È l'offerta ad essersi adeguata. Soprattutto sul tipo di stupefacente. Una miniera d'oro a cui nessuno vuole rinunciare. E lo stanno facendo a colpi di "chiamate", di imposizioni. Incaricati, con la delega della nuova paranza stanno battendo a tappeto la provincia, per lasciare una firma e stabilire chi comanda».
Sul territorio stanno cambiando gli equilibri. Non più una struttura piramidale ma orizzontale, ramificata, che vuole garantire lavoro a tutti. «I rampolli dei clan di Bari - riferisce sempre Natile - stanno visitando i luoghi dove sanno di trovare i signorotti locali del giro dello spaccio, per dettare loro le nuove regole. Gli incaricati di questa nuova frangia di criminalità organizzata arrivano con moto potenti, ghigni arroganti e fanno paura. E si impossessano delle redini del comando».
Nell'ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, sulla provincia di Bari si dice che «c'è stato un indebolimento generale anche dei clan, collegati a quelli metropolitani, attivi nelle aree limitrofe. Il sodalizio che sembra aver maggiormente risentito dell'azione giudiziaria è quello dei Di Cosola, che nel recente passato ha rappresentato una delle organizzazioni criminali meglio radicate nell'hinterland barese».
«Permane in maniera significativa lo spaccio di sostanze stupefacenti e quello dei reati contro il patrimonio». L'indebolimento delle vecchie famiglie di malavita sta mettendo in discussione molte cose. I Di Cosola (o quel che resta) un tempo regnanti, ora stanno cercando di rientrare nei giochi. Con un ruolo ed una forza differenti.
Nell'elenco delle piazze che potrebbero finire sotto le grinfie della nuova paranza barese non sembra esserci la città di Molfetta, evidentemente ancora sotto il feroce controllo di alcune famiglie, protagoniste della primavera criminale di Molfetta degli anni '90.