Cronaca
Trani, pesca di frodo: 5 denunciati. Sono di Molfetta
Sorpresi da Carabinieri e Guardia Costiera: erano in possesso di 14 chili di datteri
Molfetta - venerdì 16 settembre 2016
11.29
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Trani e della Capitaneria di Porto di Trani, hanno deferito in stato di libertà 5 persone, di età comprese fra i 27 e i 56 anni e tutte originarie di Molfetta, responsabili di cattura e detenzione ai fini della commercializzazione di datteri di mare.
Le attività di controllo, svolte a largo del litorale tranese ed estese sul terreno di partenza dei natanti, si sono focalizzate su di un gruppetto di pescatori che, nella zona antistante il lungomare Cristoforo Colombo, muniti di attrezzature da immersione e mute, erano intente ad effettuare attività di pesca in area sensibile al particolare fenomeno fraudolento.
All'arrivo del personale della Capitaneria hanno tentato di eludere le verifiche, inizialmente dimostrandosi ostili al controllo; tuttavia con l'arrivo dei rinforzi dell'Arma e l'esecuzione di perquisizioni personali sul posto è stato rinvenuto il macabro bottino di ben 14 chilogrammi di molluschi della famiglia dei Lithophaga, caratterizzati dalla capacità di svilupparsi e crescere all'interno di rocce calcaree mediante l'insinuazione corrosiva di secrezioni acide appositamente prodotte da alcune ghiandole dell'animale.
I datteri di mare, noti tanto per l'elevato costo sul mercato nero (quelli sequestrati avrebbero fruttato non meno di 1.000,00 euro), quanto per l'illiceità connessa con il consumo, la detenzione ed il commercio che, si ricorda, sono vietati in Italia quanto nel resto dell'Unione Europea, rappresentano peraltro un patrimonio della fauna marina di non indifferente valore se si considera la lentezza della loro crescita.
A titolo esemplificativo, ogni singolo esemplare, raggiunge in media i 5 centimetri di lunghezza in un lasso temporale oscillante tra i 15 ed i 35 anni.
Non da ultimo, proprio in ragione della peculiare tipologia di insediamento e di ciclo vitale del mollusco, la pesca di frodo appare dannosa per l'intero ecosistema atteso che la cattura comporta l'irrimediabile danneggiamento delle formazioni rocciose entro le quali il frutto si sviluppa.
I cinque, tra i quali due già noti alle forze di polizia, sono stati condotti presso la Compagnia Carabinieri di Trani per gli atti conseguenti alle condotte contestate e adesso dovranno rispondere non solo dell'illecita attività di pesca ma anche di danneggiamento, distruzione e deturpamento di bellezze naturali.
Le attività di controllo, svolte a largo del litorale tranese ed estese sul terreno di partenza dei natanti, si sono focalizzate su di un gruppetto di pescatori che, nella zona antistante il lungomare Cristoforo Colombo, muniti di attrezzature da immersione e mute, erano intente ad effettuare attività di pesca in area sensibile al particolare fenomeno fraudolento.
All'arrivo del personale della Capitaneria hanno tentato di eludere le verifiche, inizialmente dimostrandosi ostili al controllo; tuttavia con l'arrivo dei rinforzi dell'Arma e l'esecuzione di perquisizioni personali sul posto è stato rinvenuto il macabro bottino di ben 14 chilogrammi di molluschi della famiglia dei Lithophaga, caratterizzati dalla capacità di svilupparsi e crescere all'interno di rocce calcaree mediante l'insinuazione corrosiva di secrezioni acide appositamente prodotte da alcune ghiandole dell'animale.
I datteri di mare, noti tanto per l'elevato costo sul mercato nero (quelli sequestrati avrebbero fruttato non meno di 1.000,00 euro), quanto per l'illiceità connessa con il consumo, la detenzione ed il commercio che, si ricorda, sono vietati in Italia quanto nel resto dell'Unione Europea, rappresentano peraltro un patrimonio della fauna marina di non indifferente valore se si considera la lentezza della loro crescita.
A titolo esemplificativo, ogni singolo esemplare, raggiunge in media i 5 centimetri di lunghezza in un lasso temporale oscillante tra i 15 ed i 35 anni.
Non da ultimo, proprio in ragione della peculiare tipologia di insediamento e di ciclo vitale del mollusco, la pesca di frodo appare dannosa per l'intero ecosistema atteso che la cattura comporta l'irrimediabile danneggiamento delle formazioni rocciose entro le quali il frutto si sviluppa.
I cinque, tra i quali due già noti alle forze di polizia, sono stati condotti presso la Compagnia Carabinieri di Trani per gli atti conseguenti alle condotte contestate e adesso dovranno rispondere non solo dell'illecita attività di pesca ma anche di danneggiamento, distruzione e deturpamento di bellezze naturali.