Cronaca
Tragedia Di Dio, aperta una inchiesta per omicidio colposo
Si parla tanto di sicurezza, poco di tragica fatalità
Molfetta - mercoledì 9 aprile 2014
16.22
La tragedia all'azienda ittica Di Dio srl ha scatenato da questa mattina il dibattito sulle norme e sulle sicurezza. Una ovvia conseguenza, considerate le numerose morti bianche che ogni anno l'Italia piange. Purtroppo, quello che poteva anche essere un sereno dibattito sui social è degradato nei fumi di quella ideologia riottosa e chiusa che è pronta a condannare colpevoli e vittime, senza avere un quadro completo, anche minimamente, della situazione.
Purtroppo, in queste dotte dissertazioni, quanto, però, di parte, manca la valutazione di un elemento che, a volte, innesca le dinamiche di una tragedia. Quello dell'azienda ittica Di Dio potrebbe essere uno di quei casi in cui la tragica fatalità ha giocato un ruolo preponderante.
Secondo la ricostruzione dei fatti, i tre titolari della ditta Ecologia Rizzi di Bitonto avrebbero dovuto svuotare con il loro autospurgo una cisterna che serviva all'azienda ittica per la raccolta della acque reflue. Uno dei tre, Alessio avrebbe iniziato le operazioni, sollevando il tombino che evidentemente serviva da copertura. La fatalità ha voluto che il tombino precipitasse all'interno della cisterna sottostante che sarebbe profonda circa 3mt. La vasca pare non fosse stata ancora svuotata.
Lo sfortunato operaio, nel tentativo di recuperare il pesante coperchio, sarebbe poi precipitato nella cisterna e il padre, a sua volta, nel vano tentativo di tirare fuori il figlio, sarebbe poi caduto, come anche Vincenzo, nel disperato tentativo di salvare il padre ed il fratello. Un terrificante effetto domino che avrebbe potuto mietere ulteriori vittime, né più e né meno come la terrificante sequenza del 2008 alla Truck Center.
Nicola e Vincenzo Rizzi, in base alle informazioni assunte dai Carabinieri, sarebbero deceduti per annegamento nella vasca. Le condizioni del giovane Alessio, ancora all'oscuro della morte del padre e del fratello, sono invece migliorate all'ospedale di Bisceglie.
Il procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, ha dichiarato al TGR Puglia che la Procura di Trani ha aperto una inchiesta per omicidio colposo. L'ipotesi di reato sarebbe a carico del legale rappresentante dell'azienda ittica.
Peraltro, questa mattina si è svolto in Procura un vertice con i tecnici dello Spesal, mentre sono in corso da parte dei Carabinieri acquisizioni di documenti anche nella ditta dei Rizzi.
Saranno le indagini a stabilire quale possa essere l'eventuale responsabilità delle aziende coinvolte. Devono essere, perciò, bandite da subito le cosiddette "guerre sante" venate di ideologismi contro le imprese, soprattutto se piccole-medie, prima che possa essere individuata la verità.
Non serve a nulla condannare ex abrupto il mondo delle imprese, considerando l'imprenditore come il nemico di classe da abbattere. Si dibatterà sulle mascherine, dimenticando che, nel caso di specie, gli operai sarebbero morti in una vasca ancora piena di liquami per annegamento e non per asfissia. Probabilmente, le operazioni non erano ancora iniziate.
Invece di perdersi in inutili chiacchiere da bar sui social network, solo per attirare lettori sul proprio profilo o apparire come soloni o ciceroni del caso, sarebbe opportuno scegliere, almeno nel giorno del lutto cittadino, il silenzio. Le Forze dell'Ordine e la Procura si stanno occupando delle indagini: lo sciacallaggio mediatico-pseudopolitico può chiudere battenti.
Purtroppo, in queste dotte dissertazioni, quanto, però, di parte, manca la valutazione di un elemento che, a volte, innesca le dinamiche di una tragedia. Quello dell'azienda ittica Di Dio potrebbe essere uno di quei casi in cui la tragica fatalità ha giocato un ruolo preponderante.
Secondo la ricostruzione dei fatti, i tre titolari della ditta Ecologia Rizzi di Bitonto avrebbero dovuto svuotare con il loro autospurgo una cisterna che serviva all'azienda ittica per la raccolta della acque reflue. Uno dei tre, Alessio avrebbe iniziato le operazioni, sollevando il tombino che evidentemente serviva da copertura. La fatalità ha voluto che il tombino precipitasse all'interno della cisterna sottostante che sarebbe profonda circa 3mt. La vasca pare non fosse stata ancora svuotata.
Lo sfortunato operaio, nel tentativo di recuperare il pesante coperchio, sarebbe poi precipitato nella cisterna e il padre, a sua volta, nel vano tentativo di tirare fuori il figlio, sarebbe poi caduto, come anche Vincenzo, nel disperato tentativo di salvare il padre ed il fratello. Un terrificante effetto domino che avrebbe potuto mietere ulteriori vittime, né più e né meno come la terrificante sequenza del 2008 alla Truck Center.
Nicola e Vincenzo Rizzi, in base alle informazioni assunte dai Carabinieri, sarebbero deceduti per annegamento nella vasca. Le condizioni del giovane Alessio, ancora all'oscuro della morte del padre e del fratello, sono invece migliorate all'ospedale di Bisceglie.
Il procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, ha dichiarato al TGR Puglia che la Procura di Trani ha aperto una inchiesta per omicidio colposo. L'ipotesi di reato sarebbe a carico del legale rappresentante dell'azienda ittica.
Peraltro, questa mattina si è svolto in Procura un vertice con i tecnici dello Spesal, mentre sono in corso da parte dei Carabinieri acquisizioni di documenti anche nella ditta dei Rizzi.
Saranno le indagini a stabilire quale possa essere l'eventuale responsabilità delle aziende coinvolte. Devono essere, perciò, bandite da subito le cosiddette "guerre sante" venate di ideologismi contro le imprese, soprattutto se piccole-medie, prima che possa essere individuata la verità.
Non serve a nulla condannare ex abrupto il mondo delle imprese, considerando l'imprenditore come il nemico di classe da abbattere. Si dibatterà sulle mascherine, dimenticando che, nel caso di specie, gli operai sarebbero morti in una vasca ancora piena di liquami per annegamento e non per asfissia. Probabilmente, le operazioni non erano ancora iniziate.
Invece di perdersi in inutili chiacchiere da bar sui social network, solo per attirare lettori sul proprio profilo o apparire come soloni o ciceroni del caso, sarebbe opportuno scegliere, almeno nel giorno del lutto cittadino, il silenzio. Le Forze dell'Ordine e la Procura si stanno occupando delle indagini: lo sciacallaggio mediatico-pseudopolitico può chiudere battenti.