Cultura, Eventi e Spettacolo
Terzo appuntamento con "Inflammatus" a Molfetta in omaggio ad Haydn
Prosegue la rassegna musicale di Pasqua della Fondazione Valente
Molfetta - lunedì 11 aprile 2022
0.31
Con il suo terzo appuntamento in calendario, il Festival di Pasqua "Inflammatus", organizzato dalla Fondazione Valente, arriva direttamente al cuore della Settimana Santa, di quel periodo così caro ai cristiani, ma soprattutto ai molfettesi da sempre uniti da quel sentimento bruciante che è la rievocazione della passione e morte di Cristo, e che ha dato il nome al festival.
A cavallo quindi tra il venerdì che ha riportato la statua dell'Addolorata in processione per le strade della città e la domenica delle Palme, sabato 9 aprile la Fondazione Valente porta in scena l'opera del compositore austriaco Joseph Haydn "Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce": dopo i primi due concerti che avevano visto l'esecuzione di brani di Pergolesi, Mozart e Boccherini nella cornice di altre chiese del territorio della città, come in un ideale Via Crucis fatta a stazioni e tappe, adesso si arriva alla chiesa San Pio X.
"Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce" eredita la contaminazione tra arti che la Fondazione Valente, con il suo direttore artistico Sara Allegretta, ha voluto imprimere come tratto caratterizzante del Festival di Pasqua: questa volta, accanto all'Ensemble "Alter-Azioni", diretto dal M° Nadir Garofalo, viene dato spazio alla lirica che rievoca in ideali fotogrammi la passione di Cristo. I brani, recitati da Zaccaria Gallo e Isabella Ragno, hanno spaziato tra gli altri dal "Poema della Croce" di Alda Merini a "La crocifissione" di Pier Paolo Pasolini, arrivando a "Tienimi per mano" di Hesse, "A questo crocevia di tenebre" di Margherita Guidacci e alla "Preghiera dell'abbandono" di Charles de Foucald: la scelta di intervallare le sonate degli archi con i pezzi poetici si è rivelata particolarmente azzeccata, sia per dare respiro alla musica, sia per una sorta di manovra obbligata dalla struttura stessa dell'opera di Haydn.
Infatti "Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce", commissionata a Haydn nel 1786 da don José Sáenz de Santa María per le celebrazioni del Venerdì Santo nella chiesa della Santa Cueva di Cadice, nasce per intervallare i momenti in cui il celebrante pronunciava le sette brevi frasi che la tradizione cristiana riporta come le ultime pronunciate da Gesù sulla Croce. Successivamente, seguiva un commento del celebrante e un intermezzo musicale. Le liriche sulla crocifissione hanno quindi sostituito le parole della celebrazione, che avveniva in una chiesa completamente oscurata da pesanti panni scuri apposti alle finestre, ma non hanno mancato nel restituire la medesima atmosfera grave, raccolta, trapassata da un dolore che, dal martirio di un solo uomo, diventa esperienza universale di sofferenza e riflessione sulla natura dell'esistenza.
Simbolicamente tutti gli uomini sono ai piedi di quella croce, di quel Golgota, del momento in cui si è spogliati di tutto e in cui, come canta Pasolini, pensiamo che anche solo la chiarezza del cuore possa essere degna di ogni scherno. Ma per i cristiani, di fronte a quel crocevia di tenebre, a "quegli assi cartesiani della vita e della morte", come canta Margherita Guidacci, esiste sempre la speranza di scorgere la metafora della salvezza, per poi abbandonarsi placidi nella fede per Dio.
Le sette sonate di Haydn, più l'introduzione e l'intermezzo finale denominato "terremoto", seguono un climax ascendente, reso più caldo e morbido dagli archi: se i toni delle sonate iniziali restano più dolci e lievi, quelle successive diventano sempre più drammatiche nei motivi ricorrenti. Nella sonata che riprende la frase "Ho sete" di Cristo sulla Croce, si risente la suggestione del gocciare dell'acqua, avvertiamo la rassegnazione quieta nella sonata del "Tutto è compiuto", immaginiamo un fiato che si spegne nel "Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito", fino a quando, senza soluzione di continuità, esplodono i rombi e tuoni del terremoto che annuncia la morte di Cristo.
La Fondazione Valente traghetta quindi gli avventori nel cuore più pulsante, vivo e caldo della fede cristiana, nell'attesa del finale della rassegna che si terrà la domenica di Pasqua, il 17 aprile, nel Duomo, con il concerto "Et resurrexit" con brani di Bach e Vivaldi che segneranno la chiusa ideale del percorso assolutamente fortunato di questa rassegna e di questo periodo così sentito da tutti i fedeli molfettesi.
A cavallo quindi tra il venerdì che ha riportato la statua dell'Addolorata in processione per le strade della città e la domenica delle Palme, sabato 9 aprile la Fondazione Valente porta in scena l'opera del compositore austriaco Joseph Haydn "Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce": dopo i primi due concerti che avevano visto l'esecuzione di brani di Pergolesi, Mozart e Boccherini nella cornice di altre chiese del territorio della città, come in un ideale Via Crucis fatta a stazioni e tappe, adesso si arriva alla chiesa San Pio X.
"Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce" eredita la contaminazione tra arti che la Fondazione Valente, con il suo direttore artistico Sara Allegretta, ha voluto imprimere come tratto caratterizzante del Festival di Pasqua: questa volta, accanto all'Ensemble "Alter-Azioni", diretto dal M° Nadir Garofalo, viene dato spazio alla lirica che rievoca in ideali fotogrammi la passione di Cristo. I brani, recitati da Zaccaria Gallo e Isabella Ragno, hanno spaziato tra gli altri dal "Poema della Croce" di Alda Merini a "La crocifissione" di Pier Paolo Pasolini, arrivando a "Tienimi per mano" di Hesse, "A questo crocevia di tenebre" di Margherita Guidacci e alla "Preghiera dell'abbandono" di Charles de Foucald: la scelta di intervallare le sonate degli archi con i pezzi poetici si è rivelata particolarmente azzeccata, sia per dare respiro alla musica, sia per una sorta di manovra obbligata dalla struttura stessa dell'opera di Haydn.
Infatti "Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce", commissionata a Haydn nel 1786 da don José Sáenz de Santa María per le celebrazioni del Venerdì Santo nella chiesa della Santa Cueva di Cadice, nasce per intervallare i momenti in cui il celebrante pronunciava le sette brevi frasi che la tradizione cristiana riporta come le ultime pronunciate da Gesù sulla Croce. Successivamente, seguiva un commento del celebrante e un intermezzo musicale. Le liriche sulla crocifissione hanno quindi sostituito le parole della celebrazione, che avveniva in una chiesa completamente oscurata da pesanti panni scuri apposti alle finestre, ma non hanno mancato nel restituire la medesima atmosfera grave, raccolta, trapassata da un dolore che, dal martirio di un solo uomo, diventa esperienza universale di sofferenza e riflessione sulla natura dell'esistenza.
Simbolicamente tutti gli uomini sono ai piedi di quella croce, di quel Golgota, del momento in cui si è spogliati di tutto e in cui, come canta Pasolini, pensiamo che anche solo la chiarezza del cuore possa essere degna di ogni scherno. Ma per i cristiani, di fronte a quel crocevia di tenebre, a "quegli assi cartesiani della vita e della morte", come canta Margherita Guidacci, esiste sempre la speranza di scorgere la metafora della salvezza, per poi abbandonarsi placidi nella fede per Dio.
Le sette sonate di Haydn, più l'introduzione e l'intermezzo finale denominato "terremoto", seguono un climax ascendente, reso più caldo e morbido dagli archi: se i toni delle sonate iniziali restano più dolci e lievi, quelle successive diventano sempre più drammatiche nei motivi ricorrenti. Nella sonata che riprende la frase "Ho sete" di Cristo sulla Croce, si risente la suggestione del gocciare dell'acqua, avvertiamo la rassegnazione quieta nella sonata del "Tutto è compiuto", immaginiamo un fiato che si spegne nel "Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito", fino a quando, senza soluzione di continuità, esplodono i rombi e tuoni del terremoto che annuncia la morte di Cristo.
La Fondazione Valente traghetta quindi gli avventori nel cuore più pulsante, vivo e caldo della fede cristiana, nell'attesa del finale della rassegna che si terrà la domenica di Pasqua, il 17 aprile, nel Duomo, con il concerto "Et resurrexit" con brani di Bach e Vivaldi che segneranno la chiusa ideale del percorso assolutamente fortunato di questa rassegna e di questo periodo così sentito da tutti i fedeli molfettesi.