Il carcere di Trani
Il carcere di Trani
Cronaca

«Sui veleni del carcere di Trani responsabilità precise»

Nuova presa di posizione del Sappe. Intanto De Pinto sarà convocato alla Camera in commissione Antimafia

«Il Sappe ha più volte rappresentato all'amministrazione regionale ed a quella centrale alcune situazioni non trasparenti che avvenivano nel penitenziario di Trani, senza che mai venissero presi dei provvedimenti concreti». Una situazione esplosiva che potrebbe essere collegata con quanto avvenuto nel centro di Molfetta.

Alle ore 04.50 della notte fra domenica e lunedì, esattamente una settimana fa, l'auto del vice comandante della Polizia Penitenziaria del carcere di Trani, Felice Nazareno De Pinto, è stata trovata in fiamme in via Michiello, nei pressi della stazione ferroviaria. Nel rogo che ha distrutto la Dacia Duster del commissario, poi spento dai Vigili del Fuoco del locale Distaccamento, è stata coinvolta anche l'auto della moglie, una Chevrolet Aveo, e una Lancia Musa, lambita dalle fiamme.

Proprio per questo motivo il funzionario è stato convocato per il 20 maggio alla Camera dei Deputati in commissione Antimafia: la deputata Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle collega il rogo «a una sequela di probabili minacce» che l'uomo «ha ricevuto nel denunciare illegalità presenti nel carcere». I Carabinieri della Compagnia di Molfetta, intanto, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, continuano a scandagliare le immagini delle videocamere installate in zona.

Una situazione, «grave e inquietante» per la commissione Antimafia, mentre secondo il Sappe «tutto ciò ha permesso che i responsabili di tali atti continuassero a vivere in una sorta di impunità che veniva garantita da chi avendo notizia di cosa stava accadendo, avrebbe insabbiato per anni la vicenda facendola ingigantire sempre di più, ed i fatti eclatanti dell'altra notte con l'incendio dell'auto del vice comandante di Trani, persona seria, onesta e perbene, lo stanno a dimostrare».

Secondo il sindacato autonomo «questa impunità ha rovinato la vita a tanti onesti agenti penitenziari di Trani che sono stati ghettizzati e mobbizzati solo perché coraggiosamente avevano raccontato quello che accadeva ai dirigenti dell'amministrazione penitenziaria in occasione di ispezioni che stranamente - scrive - non hanno mai portato a nessun provvedimento atto a spezzare questa commistione che di corretto non aveva nulla. E più di un poliziotto ha preferito andare via».

Il Sappe, che sulla vicenda ha sempre tenuto una linea ferma a tutela dei poliziotti onesti e coraggio, in varie occasioni «in questi anni ha denunciato la situazione ai vertici del DAP che rimanevano allibiti da quanto veniva raccontato e che promettevano rapidi provvedimenti, anche in questo caso mai presi», e si costituirà parte civile «in un eventuale procedimento che dovesse essere instaurato, poiché quanto accaduto a Trani ha rovinato la vita a tanti onesti agenti penitenziari».

Secondo lo stesso sindacato «ormai la pentola s'è scoperchiata e non permetteremo più a nessuno di coprirla nuovamente». E proprio per evitare ciò il Sappe nei prossimi giorni terrà un sit-in davanti al carcere, sia per tenere alta l'attenzione sulle vicenda del penitenziario di Trani, sia per continuare a manifestare solidarietà al funzionario così pesantemente colpito che - conferma il sindacato - avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel far venire a galla i vari episodi su cui si indaga.

«Forse il suo modo di operare nel rispetto della legalità - fa sapere il segretario regionale Federico Pilagatti - potrebbe non piacere a qualcuno nel carcere tranese abituato da qualche tempo a fare i propri comodi». Proprio per questo, a seguito di segnalazioni, il Sappe chiede un'ispezione ministeriale decisa e radicale.
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