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Cronaca

Sono stati entrambi rinviati a giudizio Vito e Domenico Di Dio

Il 6 aprile al via il processo per la morte di Nicola e Vincenzo Rizzi

Sono stati entrambi rinviati a giudizio Vito e Domenico Di Dio, legale rappresentante ed esecutore di fatto della "Srl Di Dio", accusati delle morti sul lavoro dei bitontini Nicola e Vincenzo Rizzi. Il processo a carico dei biscegliesi Di Dio (padre e figli difesi dagli avvocati Giacomo Ragno e Maria Rosaria De Cosmo) inizierà il 6 Aprile davanti al giudice monocratico del tribunale di Trani Lorenzo Gadaleta per le accuse di "cooperazione in omicidio colposo, violazione del DPR n.177/2011 e violazione del Decreto Legislativo n. 81/2008 in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro".

Nessuno dei due imputati ha, dunque, chiesto di esser giudicato col rito abbreviato. E così al giudice per l'udienza preliminare Maria Grazia Caserta è toccato solo vagliare le richieste di rinvio a giudizio formulate a fine inchiesta dal pubblico ministero Antonio Savasta, titolare del fascicolo d'indagini. Vaglio che è sfociato nella necessità delle verifica dibattimentale sia per Vito che per Domenico Di Dio.

Nell'ambito dell'udienza preliminare l'avvocato Leonardo Iannone si è costituito parte civile per i familiari delle due vittime nonchè per Alessio Rizzi (altro figlio di Nicola) salvato proprio dal padre dai miasmi sprigionatisi nella vasca interrata dell'impresa ittica sita nella zona industriale di Molfetta. Qui l'8 Aprile 2014 le maestranze della società bitontina "Rizzi Ecologia Snc" erano intervenute per lavori di bonifica della vasca. Secondo quanto stabilito dall'esame autoptico Nicola e Vincenzo Rizzi morirono sommersi dalle acque luride derivanti dalla lavorazione dei prodotti ittici che riempirono la cisterna mentre i due stavano cercando di recuperare il tombino d'ispezione caduto proprio nella vasca dov'erano ormai in fase di ultimazione i lavori di manutenzione. Secondo il pm, il ciclo di lavorazione dell'ittica Di Dio non fu sospeso, consentendo così che nella cisterna potessero riversarsi le acque luride della lavorazione del pesce, già di per sé dense di acido solfidrico. Nicola Rizzi riuscì a salvare dalla morte l'altro figlio, Alessio, comunque per giorni ricoverato in ospedale.
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