Territorio e Ambiente
Soldi pubblici a beneficio delle Multinazionali del petrolio
Una delibera «Cipe» stanzia per la ricerca un milione e mezzo di euro
Molfetta - giovedì 26 giugno 2014
07.26
Spunta anche un finanziamento del Governo per le ricerche di giacimenti petroliferi. Non solo «Mose» e «Tav» tra le opere finanziate e oggi al centro di polemiche e indagini, dunque, ma anche opere, «per lo sviluppo dei giacimenti di idrocarburi», come recita la delibera del «Cipe», il comitato interministeriale della programmazione economica. Un provvedimento datato marzo 2012, con il quale vengono stanziati circa un milione e mezzo di euro da destinare alla «Total», compagnia petrolifera con sede a Parigi, tra le prime quattro al mondo per fatturato e per attività sia estrattive che di trasformazione chimica.
Soldi pubblici, quelli di cui la società francese potrà beneficiare, che arrivano dalla «Cassa depositi e prestiti», quella che basa la sua forza sul risparmio postale. La denuncia arriva da Tempa rossa, un osservatorio indipendente lucano che prende il nome dal progetto finanziato dal «Cipe», nato per monitorare le attività estrattive in Basilicata e che, con l'annuncio delle richieste di autorizzazione a nuovi sondaggi, adesso si vanno allargando anche al basso Adriatico. L'«affare» soleva un velo sulle reali volontà dei Ministeri, quello dello Sviluppo economico da una parte, quello dell'Ambiente dall'altro, e sulle effettive garanzie che la ricerca in tutta Italia di nuovi giacimenti di idrocarburi, petrolio o gas naturale, possono dare in termini di salvaguardia del territorio. Garanzie che nei fatti sarebbero pari a zero, visto l'impegno dello Stato di trovare fonti energetiche che poi saranno gestite da multinazionali che non hanno neanche sede in Italia.
E sui proventi che lo sfruttamento di questi giacimenti potranno dare. Tutti destinati a prendere strade diverse da quelle del pubblico erario, salvo qualche lieve ricaduta che non sarà mai sufficiente a riparare i danni che le eventuali estrazioni potranno provocare non solo negli immediati dei pozzi, ma anche su vasta scala. Tutto questo in un Paese più che mai fragile dal punto di vista ambientale. Terremoti e inondazioni lo raccontano ogni anno. Intanto i comitati «No triv», si organizzano per tentare di contrastare la decisione di autorizzare le prospezioni alla «Global Petrolium» in Adriatico che, probabilmente come primo risultato, andranno a minare gli equilibri di un ecosistema già di per se fragile. Dopo un primo incontro a Molfetta, il coordinamento si è dato appuntamento a Giovinazzo per il 30 giugno alle 18 in piazza San Salvatore.
Soldi pubblici, quelli di cui la società francese potrà beneficiare, che arrivano dalla «Cassa depositi e prestiti», quella che basa la sua forza sul risparmio postale. La denuncia arriva da Tempa rossa, un osservatorio indipendente lucano che prende il nome dal progetto finanziato dal «Cipe», nato per monitorare le attività estrattive in Basilicata e che, con l'annuncio delle richieste di autorizzazione a nuovi sondaggi, adesso si vanno allargando anche al basso Adriatico. L'«affare» soleva un velo sulle reali volontà dei Ministeri, quello dello Sviluppo economico da una parte, quello dell'Ambiente dall'altro, e sulle effettive garanzie che la ricerca in tutta Italia di nuovi giacimenti di idrocarburi, petrolio o gas naturale, possono dare in termini di salvaguardia del territorio. Garanzie che nei fatti sarebbero pari a zero, visto l'impegno dello Stato di trovare fonti energetiche che poi saranno gestite da multinazionali che non hanno neanche sede in Italia.
E sui proventi che lo sfruttamento di questi giacimenti potranno dare. Tutti destinati a prendere strade diverse da quelle del pubblico erario, salvo qualche lieve ricaduta che non sarà mai sufficiente a riparare i danni che le eventuali estrazioni potranno provocare non solo negli immediati dei pozzi, ma anche su vasta scala. Tutto questo in un Paese più che mai fragile dal punto di vista ambientale. Terremoti e inondazioni lo raccontano ogni anno. Intanto i comitati «No triv», si organizzano per tentare di contrastare la decisione di autorizzare le prospezioni alla «Global Petrolium» in Adriatico che, probabilmente come primo risultato, andranno a minare gli equilibri di un ecosistema già di per se fragile. Dopo un primo incontro a Molfetta, il coordinamento si è dato appuntamento a Giovinazzo per il 30 giugno alle 18 in piazza San Salvatore.