Cronaca
Soldi dal prete per non diffondere foto compromettenti, nei guai 35enne
Coinvolto sacerdote di Molfetta. Avrebbe pagato per evitare di far scoprire la sua relazione omosessuale
Molfetta - mercoledì 12 agosto 2020
7.49
Si sarebbe fatto pagare caro il silenzio su quegli incontri omosessuali che intratteneva con un sacerdote di Molfetta, chiedendo denaro al religioso che quest'ultimo avrebbe distratto dai soldi delle offerte dei fedeli. Per questo un uomo di 35 anni di Orta Nova, già noto alle forze dell'ordine per altri reati, è stato condannato in primo grado dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Trani, dopo un giudizio con rito abbreviato, alla pena di quattro anni di reclusione e interdizione ai pubblici uffici per cinque anni per il reato di estorsione.
Il trentacinquenne, infatti, avrebbe ottenuto dal religioso di Molfetta la somma di 11 mila euro, pagata in quattro tranche, per non diffondere alcune foto compromettenti che ritraevano il prete in abiti femminili e in atteggiamenti equivoci. «Foto non presenti all'interno del fascicolo processuale» fa notare l'avv. Mirella De Finis, difensore del 35enne.
I fatti per cui il 35enne di Orta Nova è stato condannato risalgono alla scorsa estate. Il sacerdote e il 35enne si sarebbero conosciuti su una chat dedicata ad incontri omosessuali e si sarebbero incontrati per consumare dei rapporti. Lo stesso religioso, ascoltato durante il processo, ha confermato di aver intrattenuto rapporti con l'uomo di Orta Nova per una volta. Il 35enne a un certo punto avrebbe minacciato il prete di diffondere alcune foto compromettenti ai suoi parrocchiani e di interpellare il Vescovo e il Papa mettendoli al corrente della relazione. Il prete ha dunque reagito raccontando il tutto alle forze dell'ordine che, dopo un'indagine, hanno arrestato l'uomo di Orta Nova che è rimasto in carcere in custodia cautelare per otto mesi.
Durante il processo, nel quale il gup ha richiesto una integrazione probatoria, è stato ascoltato anche il sacerdote. Qualcosa però non ha convinto il giudice che ha chiesto al pm di procedere per falsa testimonianza contro lo stesso sacerdote.
Attualmente il 35enne si trova ristretto ai domiciliari. L'avv. De Finis, tuttavia, annuncia il ricorso in appello: «A dire del prete la somma che sarebbe stata pagata per l'estorsione sarebbe stata prelevata dalle casse della parrocchia che, come sappiamo, sono il frutto di offerte dei fedeli che ripongono la massima fiducia nella Chiesa» fa notare il legale del foro di Foggia, definendosi «confortata» per la trasmissione degli atti al pubblico ministero affinché indaghi sul presunto reato di falsa testimonianza commesso dal prete.
Il trentacinquenne, infatti, avrebbe ottenuto dal religioso di Molfetta la somma di 11 mila euro, pagata in quattro tranche, per non diffondere alcune foto compromettenti che ritraevano il prete in abiti femminili e in atteggiamenti equivoci. «Foto non presenti all'interno del fascicolo processuale» fa notare l'avv. Mirella De Finis, difensore del 35enne.
I fatti per cui il 35enne di Orta Nova è stato condannato risalgono alla scorsa estate. Il sacerdote e il 35enne si sarebbero conosciuti su una chat dedicata ad incontri omosessuali e si sarebbero incontrati per consumare dei rapporti. Lo stesso religioso, ascoltato durante il processo, ha confermato di aver intrattenuto rapporti con l'uomo di Orta Nova per una volta. Il 35enne a un certo punto avrebbe minacciato il prete di diffondere alcune foto compromettenti ai suoi parrocchiani e di interpellare il Vescovo e il Papa mettendoli al corrente della relazione. Il prete ha dunque reagito raccontando il tutto alle forze dell'ordine che, dopo un'indagine, hanno arrestato l'uomo di Orta Nova che è rimasto in carcere in custodia cautelare per otto mesi.
Durante il processo, nel quale il gup ha richiesto una integrazione probatoria, è stato ascoltato anche il sacerdote. Qualcosa però non ha convinto il giudice che ha chiesto al pm di procedere per falsa testimonianza contro lo stesso sacerdote.
Attualmente il 35enne si trova ristretto ai domiciliari. L'avv. De Finis, tuttavia, annuncia il ricorso in appello: «A dire del prete la somma che sarebbe stata pagata per l'estorsione sarebbe stata prelevata dalle casse della parrocchia che, come sappiamo, sono il frutto di offerte dei fedeli che ripongono la massima fiducia nella Chiesa» fa notare il legale del foro di Foggia, definendosi «confortata» per la trasmissione degli atti al pubblico ministero affinché indaghi sul presunto reato di falsa testimonianza commesso dal prete.