Politica
Sinistra, senti Salvemini: «Nessuna elaborazione programmatica, nessun percorso di condivisione politica, per l'individuazione della leadership»
Parla il coordinatore di Sinistra italiana
Molfetta - martedì 28 marzo 2017
Se c'è una cosa che va riconosciuta a Silvio Salvemini, coordinatore dimissionario di Sinistra italiana, è la coerenza. Oggi nel centrosinistra va di moda parlare di scissione, ma lui è uno dei pochissimi ad aver fatto davvero un passo indietro. Peccato che nel frattempo, nessuno sia riuscito a fermare il percorso disfattista della sinistra locale.
«Sono stati mesi di impegno molto difficili, durante i quali come Sinistra italiana abbiamo sempre avvertito il dovere di ricercare fino in fondo le ragioni di una rinnovata unità, sulla base di idee guida e obiettivi condivisi».
«Non é stato semplice rimettersi subito in piedi dopo la caduta di un anno fa, - ha detto Salvemini - ma ci abbiamo provato ed era nostro dovere farlo. Per noi é sempre stato prioritario non lasciar rinsecchire i buoni semi piantati in questi tre anni di governo, pur nella piena consapevolezza di dover mettere a fuoco quegli aspetti che non hanno funzionato. Al contrario di altri, non abbiamo voluto arrenderci alla rassegnazione di offrire un desolante quadro frammentato a quella comunità di cittadini che ci hanno dato fiducia nel 2013».
«I compagni di Sinistra italiana e anch'io restiamo convinti che non sia stata colta la possibilità di rilanciare con orgoglio, forza e coraggio la sfida di un'alternativa possibile in continuità con la vittoria del 2013. Convinzione che si é infranta sin dalle prime battute contro un muro fatto di inamovibili egoismi di parte da un lato, di ondivaghe e imperscrutabili prese di posizione dall'altro. Solo venerdì scorso abbiamo riscontrato con ogni evidenza come non tutte le forze politiche convenute avrebbero potuto vantare condizioni di pari dignità. Verso coloro i quali erano stati artefici della candidatura di Paola Natalicchio, a questo giro veniva concesso solo di scegliere tra la pillola rossa o la pillola blu».
«Nessuna elaborazione programmatica, nessun percorso possibile di condivisione politica, di metodo di confronto per l'individuazione della leadership - ha continuato -. Solo la scelta di una opzione a scatola chiusa. Lo abbiamo inteso con colpevole ritardo, questo si, quando dopo mesi e mesi di incontri infruttuosi abbiamo immaginato una via d'uscita, sulla scorta dei ragionamenti condivisi almeno in parte. La disponibilità richiesta a Gaetano Cataldo é stato per noi un generoso tentativo di verificare una possibile convergenza che potesse rappresentare la sintesi politica più ampia possibile. Dichiarare apertamente da subito che non tutti eravamo legittimati ad avanzare proposte, avrebbe fatto risparmiare tempo prezioso. Del governo di questi tre anni ogni soggetto politico ha inteso rivendicar per sé quei cambiamenti più virtuosi e innovativi, negando la visione d'insieme che ne era alla base, convinti in tal modo di poter allontanar da sè tutte le criticità emerse in corso d'opera».
«D'altronde viene comodo e semplice attribuire le responsabilità più gravose sulla figura di un Sindaco dimissionario. Sono convinto che la città saprà ben individuare le responsabilità dei protagonisti dell'ultima vicenda amministrativa e la bontà dell'impegno profuso in questi anni da tutti noi per risollevare la città da una crisi molto profonda di identità e di valori così come l'abbiamo ereditata nel 2013 - riflette -. Ora viviamo il paradosso dei ritorni in cattedra di chi propone alla città di riportare indietro di vent'anni le lancette della storia, con le medesime ricette inefficaci di allora e incuranti di quanto quelle scelte scellerate abbiano prodotto come effetto più evidente l'esodo inarrestabile di molte generazioni di giovani e non più giovani, senza possibilità di futuro nella loro amata Molfetta».
«Per citare le parole di un impareggiabile Gigante della storia, resto fermamente convinto che "i giovani hanno l'interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia." Sono sicuro - conclude Salvemini - che insieme ai miei compagni di Sinistra italiana continueremo esattamente in questa giusta direzione, sempre praticando l'attivazione di fiducia e condivisione imprescindibili per una comunità che prova a modificare lo stato delle cose».
«Sono stati mesi di impegno molto difficili, durante i quali come Sinistra italiana abbiamo sempre avvertito il dovere di ricercare fino in fondo le ragioni di una rinnovata unità, sulla base di idee guida e obiettivi condivisi».
«Non é stato semplice rimettersi subito in piedi dopo la caduta di un anno fa, - ha detto Salvemini - ma ci abbiamo provato ed era nostro dovere farlo. Per noi é sempre stato prioritario non lasciar rinsecchire i buoni semi piantati in questi tre anni di governo, pur nella piena consapevolezza di dover mettere a fuoco quegli aspetti che non hanno funzionato. Al contrario di altri, non abbiamo voluto arrenderci alla rassegnazione di offrire un desolante quadro frammentato a quella comunità di cittadini che ci hanno dato fiducia nel 2013».
«I compagni di Sinistra italiana e anch'io restiamo convinti che non sia stata colta la possibilità di rilanciare con orgoglio, forza e coraggio la sfida di un'alternativa possibile in continuità con la vittoria del 2013. Convinzione che si é infranta sin dalle prime battute contro un muro fatto di inamovibili egoismi di parte da un lato, di ondivaghe e imperscrutabili prese di posizione dall'altro. Solo venerdì scorso abbiamo riscontrato con ogni evidenza come non tutte le forze politiche convenute avrebbero potuto vantare condizioni di pari dignità. Verso coloro i quali erano stati artefici della candidatura di Paola Natalicchio, a questo giro veniva concesso solo di scegliere tra la pillola rossa o la pillola blu».
«Nessuna elaborazione programmatica, nessun percorso possibile di condivisione politica, di metodo di confronto per l'individuazione della leadership - ha continuato -. Solo la scelta di una opzione a scatola chiusa. Lo abbiamo inteso con colpevole ritardo, questo si, quando dopo mesi e mesi di incontri infruttuosi abbiamo immaginato una via d'uscita, sulla scorta dei ragionamenti condivisi almeno in parte. La disponibilità richiesta a Gaetano Cataldo é stato per noi un generoso tentativo di verificare una possibile convergenza che potesse rappresentare la sintesi politica più ampia possibile. Dichiarare apertamente da subito che non tutti eravamo legittimati ad avanzare proposte, avrebbe fatto risparmiare tempo prezioso. Del governo di questi tre anni ogni soggetto politico ha inteso rivendicar per sé quei cambiamenti più virtuosi e innovativi, negando la visione d'insieme che ne era alla base, convinti in tal modo di poter allontanar da sè tutte le criticità emerse in corso d'opera».
«D'altronde viene comodo e semplice attribuire le responsabilità più gravose sulla figura di un Sindaco dimissionario. Sono convinto che la città saprà ben individuare le responsabilità dei protagonisti dell'ultima vicenda amministrativa e la bontà dell'impegno profuso in questi anni da tutti noi per risollevare la città da una crisi molto profonda di identità e di valori così come l'abbiamo ereditata nel 2013 - riflette -. Ora viviamo il paradosso dei ritorni in cattedra di chi propone alla città di riportare indietro di vent'anni le lancette della storia, con le medesime ricette inefficaci di allora e incuranti di quanto quelle scelte scellerate abbiano prodotto come effetto più evidente l'esodo inarrestabile di molte generazioni di giovani e non più giovani, senza possibilità di futuro nella loro amata Molfetta».
«Per citare le parole di un impareggiabile Gigante della storia, resto fermamente convinto che "i giovani hanno l'interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia." Sono sicuro - conclude Salvemini - che insieme ai miei compagni di Sinistra italiana continueremo esattamente in questa giusta direzione, sempre praticando l'attivazione di fiducia e condivisione imprescindibili per una comunità che prova a modificare lo stato delle cose».