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Cultura, Eventi e Spettacolo

Sessant'anni dopo Giulio Cozzoli: conferenza con il professor Gaetano Mongelli

Tutte le tappe di una vita dedicata all'arte

Sul termine del sessantesimo anniversario dalla morte del grande artista molfettese Giulio Cozzoli, il Museo Diocesano, l'Arciconfraternita della Morte e il Teatro dei Cipis, hanno organizzato un anno di eventi per ricordare Cozzoli.

A conclusione di "60 anni dopo Giulio Cozzoli in mostra", iniziato lo scorso 4 aprile con il trasferimento della "Deposizione" all'esterno del Museo, il professore Mongelli, racconta aneddoti della vita del maestro.

A soli dodici anni Cozzoli riesce a convincere l'artista Cifariello della sua bravura e parte con lui alla volta della Città Eterna, Roma. Qui lavorerà al cavallo per il monumento di Umberto I commissionatogli dalla città di Bari.
Tornato a Molfetta, inizia a lavorare al ciclo di statue in carta pesta che, ancora oggi, nel periodo pasquale, attraversano le strade di Molfetta. Importanti, a tal riguardo, gli studi preparatori delle opere, realizzate in terracotta. Modellini, questi che non superano i 22 cm.
Nel 1909 e nel 1910 vince due concorsi: quello dell' Accademia dei virtuosi al Pantheon e quello dell'Accademia di San Luca.
Trasferitosi, poi, dopo qualche anno di permanenza a Roma, definitivamente a Molfetta, Cozzoli aprirà un suo studio in Palazzo Cappelluti presso il quale svolge anni di instancabile lavoro e ai quali appartiene l'opera "La Deposizione".

Il professor Mongelli sottolinea anche l'importanza di alcuni disegni di Cozzoli non più grandi di 3 cm per lato ed afferma: «Quando Cozzoli pensava in grande, disegnava in piccolo. Ogni disegno di Cozzoli è un fatto compiuto. Un'opera in sé».
  • giulio cozzoli
  • Con gli occhi di Giulio Cozzoli
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