Cronaca
Sequestri impugnati per «genericità e indeterminatezza delle accuse»
Accolte le istanze dei difensori di dieci indagati, gli avvocati Petruzzella, Alvisi, Cioce, Capurso, Di Terlizzi e Inchingolo
Molfetta - sabato 19 dicembre 2020
21.30
Il Tribunale del Riesame di Trani, come anticipato da MolfettaViva.it, ha annullato i decreti di sequestro probatorio, ordinando l'immediata restituzione di denaro e documenti, nell'ambito dell'inchiesta su presunti appalti irregolari a Molfetta nella quale sono coinvolte 23 persone, tra le quali il sindaco Tommaso Minervini.
Tra le persone che hanno ottenuto l'annullamento anche Paolo Conforti e la società Areva Ingegneria. I giudici hanno dunque accolto le istanze dei difensori di dieci indagati, gli avvocati Felice Petruzzella, Rinaldo Alvisi, Leonardo Cioce, Enrico Capurso, Domenico Di Terlizzi e Michele Inchingolo, che avevano impugnato i provvedimenti per «genericità e indeterminatezza delle accuse». I reati, a vario titolo contestati, sono turbativa d'asta, corruzione e peculato.
I giudici hanno disposto il dissequestro di denaro (a casa del padre dell'assessore Caputo, per esempio, erano stati trovati 35mila euro in contanti), documenti, computer, chiavette usb e telefoni cellulari, comprese le copie forensi di tutto il materiale digitale sottoposto a sequestro. L'inchiesta riguarda presunte turbative d'asta relative a lavori di rifacimento di piazza Moro, interventi alla sede della ex cementeria e servizio di monitoraggio delle acque del porto.
Secondo la Procura di Trani tra luglio 2018 e agosto 2020 il Comune avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza fare le gare, favorendo imprenditori «amici». In cambio l'assessore Caputo, è l'ipotesi degli inquirenti, avrebbe ottenuto lavori nella struttura balneare di cui è socio.
Tra le persone che hanno ottenuto l'annullamento anche Paolo Conforti e la società Areva Ingegneria. I giudici hanno dunque accolto le istanze dei difensori di dieci indagati, gli avvocati Felice Petruzzella, Rinaldo Alvisi, Leonardo Cioce, Enrico Capurso, Domenico Di Terlizzi e Michele Inchingolo, che avevano impugnato i provvedimenti per «genericità e indeterminatezza delle accuse». I reati, a vario titolo contestati, sono turbativa d'asta, corruzione e peculato.
I giudici hanno disposto il dissequestro di denaro (a casa del padre dell'assessore Caputo, per esempio, erano stati trovati 35mila euro in contanti), documenti, computer, chiavette usb e telefoni cellulari, comprese le copie forensi di tutto il materiale digitale sottoposto a sequestro. L'inchiesta riguarda presunte turbative d'asta relative a lavori di rifacimento di piazza Moro, interventi alla sede della ex cementeria e servizio di monitoraggio delle acque del porto.
Secondo la Procura di Trani tra luglio 2018 e agosto 2020 il Comune avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza fare le gare, favorendo imprenditori «amici». In cambio l'assessore Caputo, è l'ipotesi degli inquirenti, avrebbe ottenuto lavori nella struttura balneare di cui è socio.