Scene di (ordinaria) inciviltà
Riusciranno i molfettesi a tenere #molfettapulita?
Molfetta - lunedì 22 giugno 2015
6.59
#molfettapulita. E' con questo hashtag che Paola Natalicchio ha lanciato via etere l'iniziativa per sensibilizzare tutti, all'indomani degli incresciosi atti vandalici contro il Duomo.
#molfettapulita, dunque, diventa il monito, il messaggio da lanciare per avere una Molfetta ordinata e presentabile. E se un primo cittadino giunge a questo significa che ormai il bisogno è impellente, c'è la necessità di far capire che, oltre il proprio orticello, c'è altro da conservare per cui molti, proprio non ne vogliono sapere. Per poi essere i primi a lamentarsi.
In realtà, a farsi un giro per la città, #molfettapulita sembra solo una speranza. Lontana, molto lontana da realizzarsi sia nel breve che nel lungo termine. E poco c'è da discutere su responsabilità da attribuire ad amministratori, addetti ai lavori e netturbini. Perché, a vedere le foto scattate nei giorni scorsi, c'è solo una verità: l'inciviltà del molfettese. Perché non è possibile pensare che materassi, cartoni, armadi, sedie, tavoli vengano sistematicamente lasciati a ridosso di ogni cassonetto dal centro fino a Corso Fornari passando dalla zona 167.
E che dire del mare? Nei giorni scorsi, Molfettaviva aveva mostrato l'indecenza con cui molti avevano fatto diventare l'acqua del porto una discarica a cielo aperto, senza dimenticare le coste, in primis quella a ridosso di Torre Calderina, una discarica a cielo aperto. A ciò si aggiungono le feci dei cani lasciate per strada dai proprietari, le bottiglie di vetro sul muretto del lungomare e adesso anche sulle nuove panchine di Corso Umberto.
E lo scenario non cambia, anzi peggiora nell'agro, considerato terra di nessuno. Per esempio, lo scorso venerdì sera, su una complanare della strada statale 16 bis a Ponente c'era un accumulo di letame che rendeva difficile il passaggio.
Allora, sotto a chi tocca: l'erba del vicino è sempre più verde, peccato che la nostra rischia di puzzare.
#molfettapulita, dunque, diventa il monito, il messaggio da lanciare per avere una Molfetta ordinata e presentabile. E se un primo cittadino giunge a questo significa che ormai il bisogno è impellente, c'è la necessità di far capire che, oltre il proprio orticello, c'è altro da conservare per cui molti, proprio non ne vogliono sapere. Per poi essere i primi a lamentarsi.
In realtà, a farsi un giro per la città, #molfettapulita sembra solo una speranza. Lontana, molto lontana da realizzarsi sia nel breve che nel lungo termine. E poco c'è da discutere su responsabilità da attribuire ad amministratori, addetti ai lavori e netturbini. Perché, a vedere le foto scattate nei giorni scorsi, c'è solo una verità: l'inciviltà del molfettese. Perché non è possibile pensare che materassi, cartoni, armadi, sedie, tavoli vengano sistematicamente lasciati a ridosso di ogni cassonetto dal centro fino a Corso Fornari passando dalla zona 167.
E che dire del mare? Nei giorni scorsi, Molfettaviva aveva mostrato l'indecenza con cui molti avevano fatto diventare l'acqua del porto una discarica a cielo aperto, senza dimenticare le coste, in primis quella a ridosso di Torre Calderina, una discarica a cielo aperto. A ciò si aggiungono le feci dei cani lasciate per strada dai proprietari, le bottiglie di vetro sul muretto del lungomare e adesso anche sulle nuove panchine di Corso Umberto.
E lo scenario non cambia, anzi peggiora nell'agro, considerato terra di nessuno. Per esempio, lo scorso venerdì sera, su una complanare della strada statale 16 bis a Ponente c'era un accumulo di letame che rendeva difficile il passaggio.
Allora, sotto a chi tocca: l'erba del vicino è sempre più verde, peccato che la nostra rischia di puzzare.