Scatta il fermo biologico, Coldiretti: «Rischio prodotto straniero o congelato»
Format vecchio: andrebbe rivisto?
Molfetta - martedì 1 agosto 2017
E' scattato ieri, lunedì 31 luglio, il fermo biologico per i pescherecci della marineria molfettese che durerà per 42 giorni. Lo stesso periodo verrà osservato dalle restanti marinerie che vanno da Manfredonia a Bari.
Detto già nei giorni scorsi delle difficoltà economiche con i fondi relativi al 2015 e al 2016 non ancora stanziati, ecco che adesso giunge anche il monito di Coldiretti.
L'associazione, infatti, punta l'attenzione sulla qualità del pesce che troveremo sulle nostre tavole in queste settimane.
«Con il fermo pesca aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture prodotto straniero o congelato. Il settore soffre la concorrenza sleale del prodotto importato dall'estero e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, grazie all'assenza dell'obbligo di etichettatura dell'origine. Ad oggi, infatti, l'unico strumento per invertire la crescente dipendenza italiana dall'importazione, che ha superato il 76 per cento è rappresentato dall'acquacoltura, che invece viene penalizzata dalla mancanza di certezze e da una grave assenza di norme che ne consentano lo sviluppo».
Ma secondo Coldiretti andrebbe ripensato interamente il "format" che non terrebbe conto dei periodi di riproduzione di alcune specie ittiche che, quindi, non troverebbero alcun tipo di giovamento nella sosta forzata dei pescherecci in questo particolare periodo dell'anno.
"Da qui la proposta di Coldiretti Impresapesca di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie, mentre le imprese ittiche potrebbero scegliere ciascuna quando fermarsi in un periodo compreso tra il 1° luglio e il 30 ottobre", si legge anche su La Repubblica.
Insomma, servirebbe una rivoluzione per l'intero settore, notariamente in crisi tanto da far segnare un -35% dei posti lavoro e la chiusura del 32% delle imprese, nonostante il consumo del pesce aumenti «ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall'attività della pesca è da anni in calo e quella dell'acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell'attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato, e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative che hanno come obiettivo la semplificazione, il mercato e la tracciabilità», afferma Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia.
Il consiglio resta sempre quello di consultare l'etichetta che deve contenere l'area di pesca secondo quanto disposto dalla legge.
Detto già nei giorni scorsi delle difficoltà economiche con i fondi relativi al 2015 e al 2016 non ancora stanziati, ecco che adesso giunge anche il monito di Coldiretti.
L'associazione, infatti, punta l'attenzione sulla qualità del pesce che troveremo sulle nostre tavole in queste settimane.
«Con il fermo pesca aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture prodotto straniero o congelato. Il settore soffre la concorrenza sleale del prodotto importato dall'estero e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, grazie all'assenza dell'obbligo di etichettatura dell'origine. Ad oggi, infatti, l'unico strumento per invertire la crescente dipendenza italiana dall'importazione, che ha superato il 76 per cento è rappresentato dall'acquacoltura, che invece viene penalizzata dalla mancanza di certezze e da una grave assenza di norme che ne consentano lo sviluppo».
Ma secondo Coldiretti andrebbe ripensato interamente il "format" che non terrebbe conto dei periodi di riproduzione di alcune specie ittiche che, quindi, non troverebbero alcun tipo di giovamento nella sosta forzata dei pescherecci in questo particolare periodo dell'anno.
"Da qui la proposta di Coldiretti Impresapesca di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie, mentre le imprese ittiche potrebbero scegliere ciascuna quando fermarsi in un periodo compreso tra il 1° luglio e il 30 ottobre", si legge anche su La Repubblica.
Insomma, servirebbe una rivoluzione per l'intero settore, notariamente in crisi tanto da far segnare un -35% dei posti lavoro e la chiusura del 32% delle imprese, nonostante il consumo del pesce aumenti «ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall'attività della pesca è da anni in calo e quella dell'acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell'attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato, e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative che hanno come obiettivo la semplificazione, il mercato e la tracciabilità», afferma Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia.
Il consiglio resta sempre quello di consultare l'etichetta che deve contenere l'area di pesca secondo quanto disposto dalla legge.