San Martino a Molfetta, tradizioni e non solo
Frittelle? Sì grazie! E voi come le fate?
Molfetta - domenica 11 novembre 2018
13.35
"Ma per le vie del borgo / dal ribollir de' tini / va l'aspro odor de i vini / l'anime a rallegrar. Gira su' ceppi accesi / lo spiedo scoppiettando: / sta il cacciator fischiando / su l'uscio a rimirar." Scriveva il sommo poeta Carducci nella celebre poesia intitolata "San Martino". E se volessimo usare questo dipinto a tinte forti sovrapponendolo ad una fotografia di Molfetta, allora il borgo diventerebbe tutta la città in fermento come il vino e lo spiedo le care e tradizionali frittelle rigirarsi e dorarsi nell'olio bollente.
Questa è Molfetta! Questa è la festa di San Martino nella nostra città. E chi se ne frega della leggenda, del mosto che diventa vino, dell'estate all'improvviso, dei cornuti e contenti. L'unica cosa che conta sono le frittelle. È un po' come negli esperimenti del fisiologo russo Pavlov alla scoperta del riflesso condizionato: quando il cane alla fine ascolta il suono del campanello inizia a salivare associandolo al cibo, così il molfettese al pensiero dell'11 novembre inizia a salivare associandolo alle frittelle. Direi che non fa una piega.
E non importa se sono fatte in casa o per motivi di tempo e imprevisti vari sono acquistate belle e già fatte dal panificio di fiducia. L'importante è il pensiero, è la "crianza" del rispetto della tradizione, di quella tradizione che ogni anno impesta le case, i condomini, le strade e ogni angolo della città di quel bell'odore genuino di fritto.
E poi diciamola tutta, le frittelle mettono allegria. Chi riuscirebbe a rimanere impassibile dando un morso a quella pasta croccante e dorata, affondando i denti nel ripieno morbido e sugoso; chi non si stupisce guardando fino a che punto può essere teso quel filo di mozzarella; chi non assume la tipica posa che si sporge in avanti nel vano tentativo di non sbrodolarsi il pomodoro addosso; chi non riesce a godere di quella sensazione di unto sulle mani, ricordo di un piacere appena passato.
I molfettesi sanno rendere unica questa festa al limite tra il sacro e il profano e se, come quest'anno, capita di domenica allora diventa ufficialmente un'altra occasione per fare un po' di sana baldoria, per godersi qualche scampolo d'estate, per stare tutti in compagnia.
Dunque buone frittelle a tutti, anche a chi oggi le mangerà solo con il pensiero.
Questa è Molfetta! Questa è la festa di San Martino nella nostra città. E chi se ne frega della leggenda, del mosto che diventa vino, dell'estate all'improvviso, dei cornuti e contenti. L'unica cosa che conta sono le frittelle. È un po' come negli esperimenti del fisiologo russo Pavlov alla scoperta del riflesso condizionato: quando il cane alla fine ascolta il suono del campanello inizia a salivare associandolo al cibo, così il molfettese al pensiero dell'11 novembre inizia a salivare associandolo alle frittelle. Direi che non fa una piega.
E non importa se sono fatte in casa o per motivi di tempo e imprevisti vari sono acquistate belle e già fatte dal panificio di fiducia. L'importante è il pensiero, è la "crianza" del rispetto della tradizione, di quella tradizione che ogni anno impesta le case, i condomini, le strade e ogni angolo della città di quel bell'odore genuino di fritto.
E poi diciamola tutta, le frittelle mettono allegria. Chi riuscirebbe a rimanere impassibile dando un morso a quella pasta croccante e dorata, affondando i denti nel ripieno morbido e sugoso; chi non si stupisce guardando fino a che punto può essere teso quel filo di mozzarella; chi non assume la tipica posa che si sporge in avanti nel vano tentativo di non sbrodolarsi il pomodoro addosso; chi non riesce a godere di quella sensazione di unto sulle mani, ricordo di un piacere appena passato.
I molfettesi sanno rendere unica questa festa al limite tra il sacro e il profano e se, come quest'anno, capita di domenica allora diventa ufficialmente un'altra occasione per fare un po' di sana baldoria, per godersi qualche scampolo d'estate, per stare tutti in compagnia.
Dunque buone frittelle a tutti, anche a chi oggi le mangerà solo con il pensiero.