Molfetta
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Cronaca

Roghi, furti e rapine. Ma Molfetta è ancora una città sicura?

Il problema della sicurezza inizia a diventare serio e Nisio Palmieri traccia un quadro della poco rassicurante situazione

Furti, rapine, roghi e spaccio di stupefacenti. Il problema della sicurezza inizia a diventare serio anche per Molfetta, e Nisio Palmieri, coordinatore del Centro Studi e Documentazione dell'Osservatorio per la Legalità e Sicurezza di Bari, traccia un quadro della poco rassicurante situazione.

Già nel 2014, all'indomani dell'omicidio di Alfredo Fiore, indiscusso capo carismatico della famiglia Fiore-Magarelli, da sempre opposta a quella dei De Bari, in lotta per il controllo dei traffici di stupefacenti nella zona, il sindaco dimissionario di Molfetta, Paola Natalicchio, chiese al Viminale ​«l'istituzione di un Commissariato di Polizia di Stato - le parole della Natalicchio raccolte da Repubblica.it - a potenziamento della Compagnia dei Carabinieri che generosamente opera ogni giorno sul territorio».

La cronaca di oggi ci dice purtroppo che il problema della sicurezza rischia di diventare una delle emergenze a Molfetta. Furti, rapine, roghi di auto, spaccio al minuto di sostanze stupefacenti e purtroppo anche reati più gravi (come il recente inseguimento in mare di un gommone che stava raggiungendo le coste pugliesi, con oltre una tonnellata di marijuana, nda), sono ormai cronaca giornaliera: «Dobbiamo essere attenti a valutare i fatti per quelli che sono - ammonisce Palmieri - senza trascendere o peggio scandalizzarci».

«A Molfetta, come per molti altri comuni della zona a nord di Bari - spiega -, vi è di certo un appuntamento per rifornirsi di sostanze stupefacenti ritrovandosi a Catino, l'ultimo scempio edilizio di Bari, dopo essere stato legato a Santo Spirito ed essere stato lasciato, di fatto, in mano alle gang lì insediatesi. Per un non breve periodo, infatti, in quella località fu istituita una specie di guardiola che consegnava un lasciapassare solo a chi fosse gradito nel quartiere».

Ma torniamo a Molfetta: «Lo stazionamento di bande molfettesi in quel luogo, - prosegue Palmieri -, specie nei momenti più cruciali, ci dice che la loro presenza non è legata solo allo spaccio ma, forse, soprattutto al rifornimento. E non bisogna meravigliarsi se, da tempo, le gang molfettesi erano padrone del mare di loro competenza, specie nel periodo di maggiore sorveglianza delle forze dell'ordine sulle altre sponde costiere, quelle a sud di Bari, un po' lontane da Molfetta, come Polignano a Mare, Monopoli e non solo».

Tutto ciò «per dire che le gang molfettesi si sono armate dell'esperienza dei loro amici per organizzarsi bene e fattivamente. Questa attività - dice ancora l'ex sindacalista, anche a livello nazionale, che per lunghi anni si è occupato di legalità e dei rapporti tra i fenomeni criminali e il mancato sviluppo economico e sociale della Puglia e dell'intero Paese - non può essere distratta, o meglio messa in pericolo, da piccole gang più esperte in delitti comuni, anche esse abbastanza generose».

«Non solo, man mano questi gruppi - tira dritto Palmieri, che per la Fondazione Cesar ha pubblicato dossier e libri sulla criminalità in Puglia e sulla 'ndrangheta in Calabria - sono stati spinti, sempre dai contrabbandieri di sostanze stupefacenti, ad operare in altri luoghi, benché più vicini, come ad esempio a Giovinazzo. Si tenga altresì conto che queste gang, pur lavorando in apparente autonomia e formate non solo da giovanissimi, devono rispondere al fior fiore della delinquenza organizzata, anche estera (in particolare albanese)».

«Ma la loro attività - continua - non si ferma solo allo spaccio e al recupero in mare della merce, ma fa da spalla alle più antiche gang baresi (di Bari e non solo) nell'aiutarle nelle loro diverse attività, che certo vede nella droga la fonte di guadagno più cospicua. Per quanto riguarda i reati meno "scandalosi" ma pur sempre fastidiosi, condotti dalle baby gang, ci risulta che una certa lotta contro questi disturbatori è stata messa in campo, soprattutto nell'allontanare i personaggi dalla città di Molfetta».

«Ma - spiega Palmieri, in conclusione d'intervista - in fondo anche questi possono aiutare il grande spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio di Molfetta, distraendo le forze dell'ordine dal principale ma non loro unico obiettivo».
  • Nisio Palmieri
  • Osservatorio per la Legalità di Bari
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