Politica
Rinascere Molfetta: «Piccole imprese oppresse dalla pandemia: la politica dimostri coraggio e senso di responsabilità»
Il movimento: «Necessario intervenire subito»
Molfetta - venerdì 16 aprile 2021
Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota stampa a cura di "Rinascere Molfetta"
"Stamattina (ieri, ndr) le Associazioni di Categoria e le principali Associazioni del commercio di prossimità e del piccolo artigianato hanno promosso, a Molfetta, una pacifica e molto partecipata manifestazione, davanti ai cancelli della sede comunale di Lama Scotella, per rappresentare con forza la sofferenza del settore.
Il movimento politico "Rinascere" esprime piena solidarietà alla molteplicità di piccole imprese vessate dalla pandemia e costrette a pesanti protocolli, limitazioni, fino alla chiusura delle attività.
Ma la solidarietà non può bastare, la politica ha il dovere di proporre idee e soluzioni, non può voltarsi dall'altra parte.
Mai come oggi ci rendiamo conto di come le categorie sociali, politiche e culturali del passato non siano più sufficienti per interpretare questo tempo.
La condizione di tanti piccoli imprenditori, artigiani e partite IVA del nostro territorio merita rispetto e attenzione, dal momento che parliamo di donne e uomini che, assumendosene tutti i rischi, hanno investito direttamente su se stessi e nel nostro territorio, carichi di speranze, ma senza alcuna garanzia e oggi si trovano in una drammatica solitudine piena di incognite sul futuro. Nessuna certezza né per la propria attività, né per la propria famiglia e, di conseguenza, nemmeno per tanti lavoratori.
Parliamo di un pezzo di economia reale che rischia di scomparire: negozianti, ristoratori, parrucchieri, estetisti, operatori dell'accoglienza, piccoli artigiani, operatori dei servizi, così come i lavoratori delle arti, della cultura e dell'intrattenimento. Una moltitudine laboriosa che chiede solo una cosa: il diritto a poter lavorare. A loro finora si è chiesto il prezzo maggiore; verso di loro devono essere rivolti i maggiori sforzi per superare questo terribile momento.
Comprendiamo bene la frustrazione di chi ha visto chiudere, per mesi, la propria attività, dovendo comunque continuare a pagare le spese (fitti, bollette, costi fissi), salvo poi accorgersi che tutto attorno, anche nella nostra città, le normative anti-covid vengono sistematicamente violate e non fatte rispettare da chi avrebbe il compito di controllare e vigilare sul territorio. In questo modo la "zona rossa" appare solo come una ingiusta vessazione che ricade sulle spalle di pochi che stanno pagando il prezzo più alto.
Se da un lato – pur comprendendone le motivazioni – non possiamo certo condividere la richiesta di una riapertura totale e immediata di tutte le attività, a prescindere dalla curva dei contagi e dalla capacità del sistema sanitario di farsi carico del diritto alla salute di tutte e tutti, dall'altro non basta limitarsi ad aspettare la fine della pandemia per intervenire. Occorre programmare da subito iniziative concrete a sostegno di queste attività e progettare una ripartenza in sicurezza.
Nel merito condividiamo le misure promosse dai commercianti di Molfetta: proposte concrete e certamente perseguibili. Anche se sarà il governo centrale ad assumere le decisioni più impattanti, chiediamo che le istituzioni locali siano al servizio di queste esigenze.
Per questo ci auguriamo che in occasione dell'approvazione del Bilancio comunale di previsione, l'Amministrazione comunale destini congrue e adeguate risorse a sostegno di queste categorie, individuando criteri equi e trasparenti per l'assegnazione dei benefici. Questo vale sia per le misure relative alla fiscalità (TOSAP e TARI, da ridurre nella parte variabile), sia per i sostegni diretti e indiretti che il Comune dovrà attivare, esattamente come fatto in molte altre città anche in Puglia. Le Associazioni, ad esempio, suggeriscono un meccanismo compensativo per i proprietari degli immobili locati alle attività economiche, in modo da ottenere una riduzione dell'IMU a fronte di una riduzione del canone d'affitto.
Tutte le misure che ricadano in modo diretto nelle disponibilità dei piccoli imprenditori - in ragione dei disagi subiti - sono da considerarsi auspicabili. Così come le iniziative volte al mantenimento del volume d'affari, senza incremento dei rischi, come per l'estensione temporanea delle autorizzazioni per l'occupazione di suolo pubblico all'esterno, a patto però che tale occupazione avvenga nel pieno rispetto del decoro, senza abusi e oscenità che deturpano la città.
Sono da respingere, al contrario, iniziative estemporanee, già sperimentate a Molfetta, che si risolvono solo in uno sperpero di denaro pubblico, così come accaduto con la dubbia trovata denominata "Facciamo i buoni". Ben 70.000 euro letteralmente bruciati senza che venisse generato alcun beneficio reale per il commercio locale, dal momento che, nonostante le dichiarazioni entusiastiche da parte di esponenti dell'amministrazione comunale, il meccanismo attuato si è dimostrato fortemente asfittico, sperequativo e inidoneo a generare reale sostegno alle tante piccole imprese in difficoltà.
Sarebbe utile, infine, che l'Amministrazione incontrasse le associazioni di strada e di categoria per definire insieme un piano di interventi compatibili con il bilancio comunale che dimostri coraggio dinnanzi alla complessità della situazione e senso di responsabilità.
Se oggi, nel maldestro tentativo di salvaguardare scelte pregresse di bilancio, si decidesse di arroccarsi sulla difensiva non facendo i conti con la realtà, la città tutta potrebbe pagare presto un prezzo molto più alto in termini di desertificazione del centro cittadino e perdita di occupazione, con conseguenze economiche e sociali inimmaginabili. Per questo è necessario intervenire adesso".
"Stamattina (ieri, ndr) le Associazioni di Categoria e le principali Associazioni del commercio di prossimità e del piccolo artigianato hanno promosso, a Molfetta, una pacifica e molto partecipata manifestazione, davanti ai cancelli della sede comunale di Lama Scotella, per rappresentare con forza la sofferenza del settore.
Il movimento politico "Rinascere" esprime piena solidarietà alla molteplicità di piccole imprese vessate dalla pandemia e costrette a pesanti protocolli, limitazioni, fino alla chiusura delle attività.
Ma la solidarietà non può bastare, la politica ha il dovere di proporre idee e soluzioni, non può voltarsi dall'altra parte.
Mai come oggi ci rendiamo conto di come le categorie sociali, politiche e culturali del passato non siano più sufficienti per interpretare questo tempo.
La condizione di tanti piccoli imprenditori, artigiani e partite IVA del nostro territorio merita rispetto e attenzione, dal momento che parliamo di donne e uomini che, assumendosene tutti i rischi, hanno investito direttamente su se stessi e nel nostro territorio, carichi di speranze, ma senza alcuna garanzia e oggi si trovano in una drammatica solitudine piena di incognite sul futuro. Nessuna certezza né per la propria attività, né per la propria famiglia e, di conseguenza, nemmeno per tanti lavoratori.
Parliamo di un pezzo di economia reale che rischia di scomparire: negozianti, ristoratori, parrucchieri, estetisti, operatori dell'accoglienza, piccoli artigiani, operatori dei servizi, così come i lavoratori delle arti, della cultura e dell'intrattenimento. Una moltitudine laboriosa che chiede solo una cosa: il diritto a poter lavorare. A loro finora si è chiesto il prezzo maggiore; verso di loro devono essere rivolti i maggiori sforzi per superare questo terribile momento.
Comprendiamo bene la frustrazione di chi ha visto chiudere, per mesi, la propria attività, dovendo comunque continuare a pagare le spese (fitti, bollette, costi fissi), salvo poi accorgersi che tutto attorno, anche nella nostra città, le normative anti-covid vengono sistematicamente violate e non fatte rispettare da chi avrebbe il compito di controllare e vigilare sul territorio. In questo modo la "zona rossa" appare solo come una ingiusta vessazione che ricade sulle spalle di pochi che stanno pagando il prezzo più alto.
Se da un lato – pur comprendendone le motivazioni – non possiamo certo condividere la richiesta di una riapertura totale e immediata di tutte le attività, a prescindere dalla curva dei contagi e dalla capacità del sistema sanitario di farsi carico del diritto alla salute di tutte e tutti, dall'altro non basta limitarsi ad aspettare la fine della pandemia per intervenire. Occorre programmare da subito iniziative concrete a sostegno di queste attività e progettare una ripartenza in sicurezza.
Nel merito condividiamo le misure promosse dai commercianti di Molfetta: proposte concrete e certamente perseguibili. Anche se sarà il governo centrale ad assumere le decisioni più impattanti, chiediamo che le istituzioni locali siano al servizio di queste esigenze.
Per questo ci auguriamo che in occasione dell'approvazione del Bilancio comunale di previsione, l'Amministrazione comunale destini congrue e adeguate risorse a sostegno di queste categorie, individuando criteri equi e trasparenti per l'assegnazione dei benefici. Questo vale sia per le misure relative alla fiscalità (TOSAP e TARI, da ridurre nella parte variabile), sia per i sostegni diretti e indiretti che il Comune dovrà attivare, esattamente come fatto in molte altre città anche in Puglia. Le Associazioni, ad esempio, suggeriscono un meccanismo compensativo per i proprietari degli immobili locati alle attività economiche, in modo da ottenere una riduzione dell'IMU a fronte di una riduzione del canone d'affitto.
Tutte le misure che ricadano in modo diretto nelle disponibilità dei piccoli imprenditori - in ragione dei disagi subiti - sono da considerarsi auspicabili. Così come le iniziative volte al mantenimento del volume d'affari, senza incremento dei rischi, come per l'estensione temporanea delle autorizzazioni per l'occupazione di suolo pubblico all'esterno, a patto però che tale occupazione avvenga nel pieno rispetto del decoro, senza abusi e oscenità che deturpano la città.
Sono da respingere, al contrario, iniziative estemporanee, già sperimentate a Molfetta, che si risolvono solo in uno sperpero di denaro pubblico, così come accaduto con la dubbia trovata denominata "Facciamo i buoni". Ben 70.000 euro letteralmente bruciati senza che venisse generato alcun beneficio reale per il commercio locale, dal momento che, nonostante le dichiarazioni entusiastiche da parte di esponenti dell'amministrazione comunale, il meccanismo attuato si è dimostrato fortemente asfittico, sperequativo e inidoneo a generare reale sostegno alle tante piccole imprese in difficoltà.
Sarebbe utile, infine, che l'Amministrazione incontrasse le associazioni di strada e di categoria per definire insieme un piano di interventi compatibili con il bilancio comunale che dimostri coraggio dinnanzi alla complessità della situazione e senso di responsabilità.
Se oggi, nel maldestro tentativo di salvaguardare scelte pregresse di bilancio, si decidesse di arroccarsi sulla difensiva non facendo i conti con la realtà, la città tutta potrebbe pagare presto un prezzo molto più alto in termini di desertificazione del centro cittadino e perdita di occupazione, con conseguenze economiche e sociali inimmaginabili. Per questo è necessario intervenire adesso".