Politica
Rifondazione comunista fa il tifo per lo sciopero generale
"Faremo di tutto perché il 5 dicembre si fermi tutta l'Italia"
Molfetta - lunedì 17 novembre 2014
17.59
"Bentornato sciopero generale". Inizia così la nota stampa che Rifondazione Comunista di Molfetta ha inviato alle redazioni dei giornali locali. Un inno all'astensione dal lavoro in programma per il 5 ottobre (a ridosso del ponte dell'Immacolata) per protestatre contro il "jobs act" del governo "Renzi-Alfano".
Rifondazione Comunista sostiene che con la riforma del lavoro proposta da Renzi "il lavoro diventa una merce come le altre da vendere al costo più basso, per essere più competitivi sul mercato globale mentre la precarietà diventa un dato strutturale del rapporto di lavoro".
"Per questo - continua la nota - abbiamo sostenuto e sosterremo le mobilitazioni che in questi giorni attraversano l'Italia, a cominciare dagli scioperi dei metalmeccanici, del 14 e 21 novembre indetti dalla Fiom e dei lavoratori dei trasporti, indetto da USB e ADL-Cobas il 14 novembre. Lavoreremo affinchè il 5 dicembre, giorno dello sciopero generale indetto dalla CGIL, si fermi davvero tutta l'Italia, contro un governo che vuole smantellare definitivamente l'articolo 18 condannando i giovani alla precarietà a vita e privatizzare il welfare e i beni comuni."
Rifondazione Comunista sostiene che con la riforma del lavoro proposta da Renzi "il lavoro diventa una merce come le altre da vendere al costo più basso, per essere più competitivi sul mercato globale mentre la precarietà diventa un dato strutturale del rapporto di lavoro".
"Per questo - continua la nota - abbiamo sostenuto e sosterremo le mobilitazioni che in questi giorni attraversano l'Italia, a cominciare dagli scioperi dei metalmeccanici, del 14 e 21 novembre indetti dalla Fiom e dei lavoratori dei trasporti, indetto da USB e ADL-Cobas il 14 novembre. Lavoreremo affinchè il 5 dicembre, giorno dello sciopero generale indetto dalla CGIL, si fermi davvero tutta l'Italia, contro un governo che vuole smantellare definitivamente l'articolo 18 condannando i giovani alla precarietà a vita e privatizzare il welfare e i beni comuni."