Cronaca
Regione, si è dimesso l'assessore Caracciolo: è indagato
L'esponente del Partito Democratico è anche candidato. Dopo la notizia, Emiliano affida le sue deleghe a Piemontese
Molfetta - mercoledì 7 febbraio 2018
10.41
Sulla sua costruzione ancora non è stata deposta la prima pietra, ma la nuova scuola Giovanni XXIII di Corato è oggi al centro di una bufera giudiziaria che sta coinvolgendo l'assessore regionale Filippo Caracciolo che è anche candidato alla Camera dei Deputati nelle fila del Partito Democratico.
Secondo quanto riferito da La Gazzetta del Mezzogiorno, Filippo Caracciolo sarebbe indagato in merito alla gara d'appalto da 5,8 milioni di euro per la costruzione della nuova sede della scuola media Giovanni XXIII di Corato «vinta da una società riconducibile all'imprenditore Massimo Manchisi, arrestato il 5 dicembre nell'ambito dell'inchiesta sull'Arca Puglia».
Secondo La Gazzetta del Mezzogiorno, l'indagine su Arca Puglia avrebbero anche portato all'assessore regionale all'Ambiente, il quale ha comunicato al presidente Michele Emiliano la sua decisione di rimettere le deleghe (tale decisione è motivata esclusivamente dall'intento di tutelare l'amministrazione regionale), assegnate adesso a Raffaele Piemontese.
«L'appalto per quella scuola lo avrebbe truccato lui, promettendo un posto dl lavoro al presidente della commissione aggiudicatrice in cambio dl «assistenza elettorale» da parte dell'imprenditore. Per questo Caracciolo, esponente del Partito Democratico candidato alle prossime Politiche alla Camera nel collegio uninominale di Andria, è stato iscritto nel registro degli indagati per le ipotesi di corruzione e turbativa d'asta insieme a Lupelli, ai fratelli Manchisi (...) ed al presidente della commissione di gara» scrive il giornalista Massimiliano Scagliarini.
Perquisizioni da parte della Guardia di Finanza presso l'abitazione dell'assessore.
Sempre secondo La Gazzetta del Mezzogiorno la Guardia di Finanza avrebbe ricostruito la vicenda «partendo dagli esiti dl un pedinamento svolto il 30 settembre: fuori da un ufficio della Regione, Caracciolo si sarebbe incontrato con il presidente della commissione aggiudicatrice, Donato Lamacchia, dirigente dell'ufficio Lavori Pubblici del Comune di Barletta, cui avrebbe consegnato un foglio arancione».
«Caracciolo e Lamacchia avrebbero poi incontrato il direttore generale dell'Arpa Puglia. Vito Bruno: secondo l'accusa, - si legge ancora - in cambio dell'interessamento per pilotare l'appalto a favore della società dl Manchisi, Caracciolo avrebbe promesso a Lamacchia il passaggio presso l'Agenzia regionale per l'ambiente».
Secondo quanto riferito da La Gazzetta del Mezzogiorno, Filippo Caracciolo sarebbe indagato in merito alla gara d'appalto da 5,8 milioni di euro per la costruzione della nuova sede della scuola media Giovanni XXIII di Corato «vinta da una società riconducibile all'imprenditore Massimo Manchisi, arrestato il 5 dicembre nell'ambito dell'inchiesta sull'Arca Puglia».
Secondo La Gazzetta del Mezzogiorno, l'indagine su Arca Puglia avrebbero anche portato all'assessore regionale all'Ambiente, il quale ha comunicato al presidente Michele Emiliano la sua decisione di rimettere le deleghe (tale decisione è motivata esclusivamente dall'intento di tutelare l'amministrazione regionale), assegnate adesso a Raffaele Piemontese.
«L'appalto per quella scuola lo avrebbe truccato lui, promettendo un posto dl lavoro al presidente della commissione aggiudicatrice in cambio dl «assistenza elettorale» da parte dell'imprenditore. Per questo Caracciolo, esponente del Partito Democratico candidato alle prossime Politiche alla Camera nel collegio uninominale di Andria, è stato iscritto nel registro degli indagati per le ipotesi di corruzione e turbativa d'asta insieme a Lupelli, ai fratelli Manchisi (...) ed al presidente della commissione di gara» scrive il giornalista Massimiliano Scagliarini.
Perquisizioni da parte della Guardia di Finanza presso l'abitazione dell'assessore.
Sempre secondo La Gazzetta del Mezzogiorno la Guardia di Finanza avrebbe ricostruito la vicenda «partendo dagli esiti dl un pedinamento svolto il 30 settembre: fuori da un ufficio della Regione, Caracciolo si sarebbe incontrato con il presidente della commissione aggiudicatrice, Donato Lamacchia, dirigente dell'ufficio Lavori Pubblici del Comune di Barletta, cui avrebbe consegnato un foglio arancione».
«Caracciolo e Lamacchia avrebbero poi incontrato il direttore generale dell'Arpa Puglia. Vito Bruno: secondo l'accusa, - si legge ancora - in cambio dell'interessamento per pilotare l'appalto a favore della società dl Manchisi, Caracciolo avrebbe promesso a Lamacchia il passaggio presso l'Agenzia regionale per l'ambiente».