Quarantacinque le tartarughe recuperate e affidate al Centro di Recupero di Molfetta
Al via azioni di sensibilizzazione con i pescatori in collaborazione con le associazioni di categoria
Molfetta - sabato 21 febbraio 2015
8.57
Un inizio anno davvero insolito quello in corso per il Centro Tartarughe Marine di Molfetta con l'arrivo di 45 tartarughe recuperate dalla marineria di Bisceglie, in particolare dai motopesca: "Nuova Giovanna", di Michele Monopoli e Pietro dell'Olio, e "Argonauta", di Andrea e Domenico Napoletano.
Tutti gli esemplari sono stati recuperati durante battute di pesca a strascico a largo della costa tra Bisceglie e Margherita di Savoia ad una profondità variabile tra i 50 e 70 metri.
Le tartarughe, quasi tutte adulte ed aventi lunghezza carapace oltre i 70 cm, saranno monitorate almeno per un mese per un progetto di ricerca sulla presenza nello stomaco di plastiche e microplastiche. Il progetto è stato avviato in collaborazione con l'Università la "Sapienza di Roma".
Non mancano già le prime curiosità: nelle deiezioni degli esemplari sono stati rinvenuti tappi di bottiglie, parti di vetro, involucri di merendine, scaglie di platica ed altro ancora. L'attività di ricerca andrà avanti per oltre un anno mentre significative risultano già le prime informazioni raccolte.
Per Pasquale Salvemini, del WWF e responsabile del Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, questa è la conferma che il mare Adriatico, una piccola bacinella, è uno dei mari più inquinati (tra scarichi di liquami, presenza di plastiche e/o microplastiche, ed altri inquinanti). Non da sottovalutare inoltre il rischio in prospettiva del piano di trivellazioni petrolifere messo in campo dalla Croazia.
Oltre il 90 % di tutta l'area marina croata potrebbe essere interessata da trivellazioni petrolifere coinvolgendo anche i paesi confinanti come l'Italia. Anche la Puglia, dunque, potrebbe essere coinvolta da ulteriori ed impattanti rischi per le nostre coste e per la biodiversità marina dovuti principalmente ai fluidi di perforazione e scarti metallici come il cromo, il mercurio ed il benzene riversati in mare dalle piattaforme petrolifere che sosteranno a qualche decina di miglia dalle nostre coste. «Che dire – aggiunge Pasquale Salvemini - il terzo millennio, quello delle rinnovabili e della tutela dell'ambiente, non sembra essere tanto diverso dal precedente, quello in cui hanno prevalso i predoni della terra».
Il Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, che rientra nel programma NetCet (mirato non solo alla ricerca su cetacei e tartarughe ma anche nella sensibilizzazione verso questi animali), prevede nei prossimi mesi di effettuare azioni di sensibilizzazione con i pescatori in collaborazione con le associazioni di categoria con l'obiettivo di vedere il mare non solo come una risorsa economica ma anche come grande contenitore di biodiversità. Importante in questo caso il ruolo dei pescatori che potrebbero diventare attori principali soprattutto evitando di ributtare in mare le plastiche che vengono recuperate nelle centinaia di pescate giornaliere effettuate.
Tutti gli esemplari sono stati recuperati durante battute di pesca a strascico a largo della costa tra Bisceglie e Margherita di Savoia ad una profondità variabile tra i 50 e 70 metri.
Le tartarughe, quasi tutte adulte ed aventi lunghezza carapace oltre i 70 cm, saranno monitorate almeno per un mese per un progetto di ricerca sulla presenza nello stomaco di plastiche e microplastiche. Il progetto è stato avviato in collaborazione con l'Università la "Sapienza di Roma".
Non mancano già le prime curiosità: nelle deiezioni degli esemplari sono stati rinvenuti tappi di bottiglie, parti di vetro, involucri di merendine, scaglie di platica ed altro ancora. L'attività di ricerca andrà avanti per oltre un anno mentre significative risultano già le prime informazioni raccolte.
Per Pasquale Salvemini, del WWF e responsabile del Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, questa è la conferma che il mare Adriatico, una piccola bacinella, è uno dei mari più inquinati (tra scarichi di liquami, presenza di plastiche e/o microplastiche, ed altri inquinanti). Non da sottovalutare inoltre il rischio in prospettiva del piano di trivellazioni petrolifere messo in campo dalla Croazia.
Oltre il 90 % di tutta l'area marina croata potrebbe essere interessata da trivellazioni petrolifere coinvolgendo anche i paesi confinanti come l'Italia. Anche la Puglia, dunque, potrebbe essere coinvolta da ulteriori ed impattanti rischi per le nostre coste e per la biodiversità marina dovuti principalmente ai fluidi di perforazione e scarti metallici come il cromo, il mercurio ed il benzene riversati in mare dalle piattaforme petrolifere che sosteranno a qualche decina di miglia dalle nostre coste. «Che dire – aggiunge Pasquale Salvemini - il terzo millennio, quello delle rinnovabili e della tutela dell'ambiente, non sembra essere tanto diverso dal precedente, quello in cui hanno prevalso i predoni della terra».
Il Centro di Recupero tartarughe marine di Molfetta, che rientra nel programma NetCet (mirato non solo alla ricerca su cetacei e tartarughe ma anche nella sensibilizzazione verso questi animali), prevede nei prossimi mesi di effettuare azioni di sensibilizzazione con i pescatori in collaborazione con le associazioni di categoria con l'obiettivo di vedere il mare non solo come una risorsa economica ma anche come grande contenitore di biodiversità. Importante in questo caso il ruolo dei pescatori che potrebbero diventare attori principali soprattutto evitando di ributtare in mare le plastiche che vengono recuperate nelle centinaia di pescate giornaliere effettuate.