Problema sicurezza a Molfetta: come agire?
Un approfondimento sulle tematiche affrontate durante l'incontro pubblico di ieri
Molfetta - sabato 13 gennaio 2024
18.16
Esiste un problema di pubblica sicurezza a Molfetta?
La risposta plastica a questa domanda, per chi ancora avesse dei dubbi, è arrivata nella notte in cui la nostra città festeggiava la fine del 2023 e l'inizio del nuovo anno, quando tra messaggi e chiamate di auguri sugli schermi dei cellulari dei molfettesi sono girate le incresciose immagini degli incidenti a Piazza Vittorio Emanuele, rimbalzati a livello nazionale fino a occupare il poco invidiabile primato nelle notizie di cronaca del TG1 del giorno di Capodanno.
A quasi quindici giorni di distanza da quelle surreali immagini di violenza e devastazione gratuite, alcuni partiti di centrosinistra hanno organizzato un'Assemblea pubblica per discutere del tema della sicurezza nella città di Molfetta: l'incontro, dal provocatorio titolo "A chi toccherà la prossima volta?", si è tenuto venerdì 12 gennaio nell'Auditorium San Filippo Neri e ha visto una nutrita partecipazione di pubblico, il quale ha gremito la sala in ogni ordine di posto.
Dimostrazione, se mai se ne fosse avuto bisogno, di quanto il tema sia sentito a livello di cittadinanza: una cittadinanza che preme in ogni sede possibile per ricevere risposte e soluzioni a un problema ormai percepito come molto grave. Il fine dell'incontro infatti, come già preannunciato dal giornalista Matteo Diamante, non era quello di una mera e sterile denuncia, ma di portare sul piatto delle proposte a chi amministra.
Nella prima parte dell'Assemblea, spazio agli interventi dei rappresentanti dei partiti di opposizione che hanno indetto l'incontro, il quale è stato articolato in un'analisi che partisse dalla "ferita" inferta alla città dagli eventi di Capodanno, per poi rintracciarne le concrete responsabilità e procedere successivamente a delineare linee di prevenzione e di cura strategiche per uscire da questo pericoloso pantano in cui Molfetta sembra essere naufragata.
Duro e critico l'intervento di Gabriele Vilardi per Sinistra Italiana, il quale ha descritto una città messa a ferro e fuoco da sette anni e che ormai si barrica in casa, percependosi come indifesa: "Molfetta è una città sfiduciata che non crede in chi la governa. Parliamo di un'amministrazione che è più preoccupata di autocompiacersi attraverso i suoi comunicati, piuttosto che di convocare d'urgenza il Comitato per il monitoraggio dei fenomeni delinquenziali".
Evidenti quindi le responsabilità dell'amministrazione anche per Alberto d'Amato (Partito democratico), il quale non ha mancato di ricostruire la cronistoria delle ultime giornate dell'anno con l'assessore Roselli che "aveva già individuato Piazza Vittorio Emanuele come una delle zone calde della città, quelle da tenere particolarmente sotto controllo nella serata di festeggiamenti", salvo poi non predisporre alcun piano particolare a questo fine e attribuire la responsabilità dell'accaduto alle forze dell'ordine.
Una responsabilità che però non deve mai scadere nel qualunquismo secondo Domenico Gagliardi, Area Pubblica: "Gli amministratori non sono onniscienti. Non dobbiamo pensare che una qualunque Amministrazione possa avere la bacchetta magica per risolvere questi problemi. Ed è per questo che si deve ripensare al coinvolgimento delle forze sociali, a una forma di collaborazione che possa portare anche alla creazione di un pool ad hoc che proceda alla mappatura della città e delle sue aree critiche". Qualcosa che eviti l'incancrenirsi della situazione delinquenziale della città: perché, se questa volta abbiamo parlato di danni a cose e di quel sentimento di vergogna e imbarazzo che ha colto tutti i molfettesi, la prossima volta potremmo parlare di ben altro, basti ripensare allo scenario di quanto accaduto a Capodanno e declinarlo in una visione ben più grave.
"E se la macchina assaltata dai teppisti fosse stata a metano? A quel punto saremmo stati sui tg nazionali per una settimana, non per un giorno", il commento finale del consigliere Gagliardi che, nel suo intervento, ha anche anticipato la richiesta delle forze di opposizione unite di una seduta del Consiglio comunale per discutere dell'accaduto.
A chiudere il cerchio delle riflessioni politiche, ci hanno pensato Modesto de Candia di Rinascere e Annamaria Gagliardi di Alternativa: de Candia ha rimarcato che la cura di questi fenomeni passa anche da un recupero delle persone coinvolte, dall'offrire loro delle alternative diverse dalla sola delinquenza e da una ripresa del territorio da parte della parte sana della città, perché "questa non è la città di Minervini, di coloro che si facevano selfie a 200 m dallo sfascio di Capodanno. È la città dei molfettesi"; Annamaria Gagliardi ha invece sottolineato quanto le strategie di recupero di Molfetta passino anche da un piano delle opere pubbliche più ragionato e sensato e che non si concentri più sulla "costruzione di innumerevoli palazzine slegate dal tessuto sociale" o viceversa su costose ristrutturazioni come quella di Piazza Cappuccini che però "non corrispondono a necessità dei cittadini", i quali vivono ormai in una città dormitorio, con le arterie principali come Corso Umberto completamente scarnificate e svuotate dalle attività commerciali.
Nella parte finale della serata, intenso e vivace è stato il dibattito con il pubblico presente in sala, semplici cittadini spesso residenti nelle aree incriminate e che hanno raccontato della loro vita quotidiana in queste zone, della paura che gli attanaglia dietro le finestre e non solo la sera di Capodanno, ma in tantissime altre occasioni quando le forze dell'ordine latitano e si ha la sensazione di vivere assediati da una minoranza che, per quanto esigua, è infinitamente più rumorosa e pericolosa della maggioranza di una città ormai stanca ed esasperata da mille episodi, dalle scritte sui muri agli incendi delle auto, fino alle rapine e agli scippi.
Le forze politiche presenti in sala si sono impegnate a essere portavoce in Consiglio di tale malcontento diffuso e di questa sensazione di insicurezza e timore, nonché delle proposte emerse durante l'Assemblea, affinché il monito con cui si era deciso di intitolare la serata e cioè: "A chi toccherà la prossima volta?" non debba vedere la sua mesta e già preannunciata realizzazione in futuro.
E in un modo anche più irreparabile di quanto accaduto a Capodanno.
La risposta plastica a questa domanda, per chi ancora avesse dei dubbi, è arrivata nella notte in cui la nostra città festeggiava la fine del 2023 e l'inizio del nuovo anno, quando tra messaggi e chiamate di auguri sugli schermi dei cellulari dei molfettesi sono girate le incresciose immagini degli incidenti a Piazza Vittorio Emanuele, rimbalzati a livello nazionale fino a occupare il poco invidiabile primato nelle notizie di cronaca del TG1 del giorno di Capodanno.
A quasi quindici giorni di distanza da quelle surreali immagini di violenza e devastazione gratuite, alcuni partiti di centrosinistra hanno organizzato un'Assemblea pubblica per discutere del tema della sicurezza nella città di Molfetta: l'incontro, dal provocatorio titolo "A chi toccherà la prossima volta?", si è tenuto venerdì 12 gennaio nell'Auditorium San Filippo Neri e ha visto una nutrita partecipazione di pubblico, il quale ha gremito la sala in ogni ordine di posto.
Dimostrazione, se mai se ne fosse avuto bisogno, di quanto il tema sia sentito a livello di cittadinanza: una cittadinanza che preme in ogni sede possibile per ricevere risposte e soluzioni a un problema ormai percepito come molto grave. Il fine dell'incontro infatti, come già preannunciato dal giornalista Matteo Diamante, non era quello di una mera e sterile denuncia, ma di portare sul piatto delle proposte a chi amministra.
Nella prima parte dell'Assemblea, spazio agli interventi dei rappresentanti dei partiti di opposizione che hanno indetto l'incontro, il quale è stato articolato in un'analisi che partisse dalla "ferita" inferta alla città dagli eventi di Capodanno, per poi rintracciarne le concrete responsabilità e procedere successivamente a delineare linee di prevenzione e di cura strategiche per uscire da questo pericoloso pantano in cui Molfetta sembra essere naufragata.
Duro e critico l'intervento di Gabriele Vilardi per Sinistra Italiana, il quale ha descritto una città messa a ferro e fuoco da sette anni e che ormai si barrica in casa, percependosi come indifesa: "Molfetta è una città sfiduciata che non crede in chi la governa. Parliamo di un'amministrazione che è più preoccupata di autocompiacersi attraverso i suoi comunicati, piuttosto che di convocare d'urgenza il Comitato per il monitoraggio dei fenomeni delinquenziali".
Evidenti quindi le responsabilità dell'amministrazione anche per Alberto d'Amato (Partito democratico), il quale non ha mancato di ricostruire la cronistoria delle ultime giornate dell'anno con l'assessore Roselli che "aveva già individuato Piazza Vittorio Emanuele come una delle zone calde della città, quelle da tenere particolarmente sotto controllo nella serata di festeggiamenti", salvo poi non predisporre alcun piano particolare a questo fine e attribuire la responsabilità dell'accaduto alle forze dell'ordine.
Una responsabilità che però non deve mai scadere nel qualunquismo secondo Domenico Gagliardi, Area Pubblica: "Gli amministratori non sono onniscienti. Non dobbiamo pensare che una qualunque Amministrazione possa avere la bacchetta magica per risolvere questi problemi. Ed è per questo che si deve ripensare al coinvolgimento delle forze sociali, a una forma di collaborazione che possa portare anche alla creazione di un pool ad hoc che proceda alla mappatura della città e delle sue aree critiche". Qualcosa che eviti l'incancrenirsi della situazione delinquenziale della città: perché, se questa volta abbiamo parlato di danni a cose e di quel sentimento di vergogna e imbarazzo che ha colto tutti i molfettesi, la prossima volta potremmo parlare di ben altro, basti ripensare allo scenario di quanto accaduto a Capodanno e declinarlo in una visione ben più grave.
"E se la macchina assaltata dai teppisti fosse stata a metano? A quel punto saremmo stati sui tg nazionali per una settimana, non per un giorno", il commento finale del consigliere Gagliardi che, nel suo intervento, ha anche anticipato la richiesta delle forze di opposizione unite di una seduta del Consiglio comunale per discutere dell'accaduto.
A chiudere il cerchio delle riflessioni politiche, ci hanno pensato Modesto de Candia di Rinascere e Annamaria Gagliardi di Alternativa: de Candia ha rimarcato che la cura di questi fenomeni passa anche da un recupero delle persone coinvolte, dall'offrire loro delle alternative diverse dalla sola delinquenza e da una ripresa del territorio da parte della parte sana della città, perché "questa non è la città di Minervini, di coloro che si facevano selfie a 200 m dallo sfascio di Capodanno. È la città dei molfettesi"; Annamaria Gagliardi ha invece sottolineato quanto le strategie di recupero di Molfetta passino anche da un piano delle opere pubbliche più ragionato e sensato e che non si concentri più sulla "costruzione di innumerevoli palazzine slegate dal tessuto sociale" o viceversa su costose ristrutturazioni come quella di Piazza Cappuccini che però "non corrispondono a necessità dei cittadini", i quali vivono ormai in una città dormitorio, con le arterie principali come Corso Umberto completamente scarnificate e svuotate dalle attività commerciali.
Nella parte finale della serata, intenso e vivace è stato il dibattito con il pubblico presente in sala, semplici cittadini spesso residenti nelle aree incriminate e che hanno raccontato della loro vita quotidiana in queste zone, della paura che gli attanaglia dietro le finestre e non solo la sera di Capodanno, ma in tantissime altre occasioni quando le forze dell'ordine latitano e si ha la sensazione di vivere assediati da una minoranza che, per quanto esigua, è infinitamente più rumorosa e pericolosa della maggioranza di una città ormai stanca ed esasperata da mille episodi, dalle scritte sui muri agli incendi delle auto, fino alle rapine e agli scippi.
Le forze politiche presenti in sala si sono impegnate a essere portavoce in Consiglio di tale malcontento diffuso e di questa sensazione di insicurezza e timore, nonché delle proposte emerse durante l'Assemblea, affinché il monito con cui si era deciso di intitolare la serata e cioè: "A chi toccherà la prossima volta?" non debba vedere la sua mesta e già preannunciata realizzazione in futuro.
E in un modo anche più irreparabile di quanto accaduto a Capodanno.