Cultura, Eventi e Spettacolo
Presentato il volume “Storia di Molfetta, Uomini e Vicende di un Comune della Terra di Bari”
L'evento nella prestigiosa cornice dell’Auditorium “A.Salvucci” del Museo Diocesano
Molfetta - domenica 28 aprile 2019
E' stato presentato mercoledì 24 aprile presso la prestigiosa cornice dell'Auditorium "A.Salvucci" del Museo Diocesano di Molfetta, il libro di Pasquale Modugno e Lazzaro la Forgia, edito da "La nuova Mezzina" ed intitolato "Storia di Molfetta, Uomini e Vicende di un Comune della Terra di Bari", primo volume di un lavoro storiografico che si propone di ricostruire le vicende della nostra città dalle origini fino al 2019, raccontandole attraverso le voci dei personaggi più o meno celebri che hanno attraversato, vissuto o conosciuto Molfetta. Il testo presentato si ferma nel suo racconto fino all'Ottocento, rimandando agli altri volumi per la trattazione novecentesca e moderna.
Ad intervenire durante la presentazione del libro, esponendone in breve il contenuto, è stato il professore Marco Ignazio de Santis che ha curato anche la prefazione del testo stesso. In apertura ne è stato sottolineato il messaggio programmatico, visibile anche nella dedica del libro ai "nostri padri e madri, ai nostri figli per i loro figli": si tratta di un lavoro che, sebbene si inserisca in un filone storiografico particolarmente florido, cerca l'originalità nell'essere destinato soprattutto al pubblico giovanile, cosa visibile anche nel fatto che il testo sia bilingue. All'italiano, infatti, si affianca la traduzione in inglese, curata dalla traduttrice. Maria Cecilia la Forgia.
Altro elemento pregevole e di sicura attrattiva del libro, è il suo sontuoso impianto iconografico, proveniente dal materiale pressoché inedito di Lazzaro la Forgia, a cui si accompagna una bibliografia sterminata di cui i ben 634 titoli citati non rendono ragione anche di altre fonti, come quelle giornalistiche, che non è stato possibile enumerare in modo esaustivo.
Durante la serata, molti sono stati gli spunti di interesse, dalla contestazione dell'antico nome di Molfetta, ossia "Respa" che, in realtà, non sarebbe null'altro che un'errata lettura del nome "Melfa": Molfetta, infatti, anticamente si chiamava Melfi come l'omonima città campana. Al crescere della popolarità e della grandezza di quest'ultima, la nostra città iniziò ad essere chiamata Melphicta in una sorta di diminutivo che la distinguesse dalla più famosa Melfi, giungendo alla fine al nome attuale. Notevole è stata anche la contestazione della leggenda, risalente al vescovo carmelitano Bovio, dell'Ospedaletto dei crociati che, ad una lettura più accurata delle fonti storiche, risulterebbe essere stato non un ricovero di soldati in partenza per la Terra Santa, ma semplicemente un luogo di sepoltura affiancato da una struttura monastica. Nota di colore che rimanda ovviamente alla lettura del libro, cercando di non svelarne eccessivamente il contenuto, è stato il racconto dell'incontro in Francia tra il molfettese Antonio de Beatis e il grande Leonardo da Vinci nell'ultima testimonianza che lo vede in vita nelle fonti dell'epoca, mentre descriveva il lavoro a cui si stava dedicando, ossia proprio la celeberrima Gioconda.
La storia, nelle parole degli autori e del prof. De Santis, risulta pertanto il raffinato gioco delle parti tra i grandi personaggi delle cronache tramandate e gli uomini comuni, quotidiani, che con i primi si intrecciano: a conferma di questo, in chiusura, la serata è stata idealmente dedicata al compianto Pietro Spagnoletti, storico correttore di bozze della tipografia Mezzina, morto nella notte di Natale del 2009 in un incendio domestico e da sempre impegnato alla divulgazione della cultura cittadina.
Ad intervenire durante la presentazione del libro, esponendone in breve il contenuto, è stato il professore Marco Ignazio de Santis che ha curato anche la prefazione del testo stesso. In apertura ne è stato sottolineato il messaggio programmatico, visibile anche nella dedica del libro ai "nostri padri e madri, ai nostri figli per i loro figli": si tratta di un lavoro che, sebbene si inserisca in un filone storiografico particolarmente florido, cerca l'originalità nell'essere destinato soprattutto al pubblico giovanile, cosa visibile anche nel fatto che il testo sia bilingue. All'italiano, infatti, si affianca la traduzione in inglese, curata dalla traduttrice. Maria Cecilia la Forgia.
Altro elemento pregevole e di sicura attrattiva del libro, è il suo sontuoso impianto iconografico, proveniente dal materiale pressoché inedito di Lazzaro la Forgia, a cui si accompagna una bibliografia sterminata di cui i ben 634 titoli citati non rendono ragione anche di altre fonti, come quelle giornalistiche, che non è stato possibile enumerare in modo esaustivo.
Durante la serata, molti sono stati gli spunti di interesse, dalla contestazione dell'antico nome di Molfetta, ossia "Respa" che, in realtà, non sarebbe null'altro che un'errata lettura del nome "Melfa": Molfetta, infatti, anticamente si chiamava Melfi come l'omonima città campana. Al crescere della popolarità e della grandezza di quest'ultima, la nostra città iniziò ad essere chiamata Melphicta in una sorta di diminutivo che la distinguesse dalla più famosa Melfi, giungendo alla fine al nome attuale. Notevole è stata anche la contestazione della leggenda, risalente al vescovo carmelitano Bovio, dell'Ospedaletto dei crociati che, ad una lettura più accurata delle fonti storiche, risulterebbe essere stato non un ricovero di soldati in partenza per la Terra Santa, ma semplicemente un luogo di sepoltura affiancato da una struttura monastica. Nota di colore che rimanda ovviamente alla lettura del libro, cercando di non svelarne eccessivamente il contenuto, è stato il racconto dell'incontro in Francia tra il molfettese Antonio de Beatis e il grande Leonardo da Vinci nell'ultima testimonianza che lo vede in vita nelle fonti dell'epoca, mentre descriveva il lavoro a cui si stava dedicando, ossia proprio la celeberrima Gioconda.
La storia, nelle parole degli autori e del prof. De Santis, risulta pertanto il raffinato gioco delle parti tra i grandi personaggi delle cronache tramandate e gli uomini comuni, quotidiani, che con i primi si intrecciano: a conferma di questo, in chiusura, la serata è stata idealmente dedicata al compianto Pietro Spagnoletti, storico correttore di bozze della tipografia Mezzina, morto nella notte di Natale del 2009 in un incendio domestico e da sempre impegnato alla divulgazione della cultura cittadina.