Territorio e Ambiente
Presentato a Molfetta il progetto comunitario “Eco Sea”
In mare Adriatico il futuro è solo pesca ecosostenibile
Molfetta - giovedì 21 luglio 2016
Il secondo appuntamento a Molfetta (dopo quello di Lesina e prima di Porto Cesareo) per far conoscere le finalità del progetto europeo "Eco Sea" sulla gestione delle risorse in mare Adriatico, con un seminario dal tema: "Un modello adriatico per la gestione sostenibile della pesca e azioni innovative per il comparto ittico pugliese".
Hanno presentato e illustrato il progetto: Maria Adriana Cioffi, dirigente e funzionaria della sezione caccia e pesca della Regione Puglia, Fabio Grati del Cnr Ismar Regione Marche, Nicola Ungaro e Michele De Gioia, dirigente e ricercatore dell'Arpa Puglia, moderatrice dell'incontro, Luciana Doronzo, responsabile alla Comunicazione del progetto "Eco Sea".
Il progetto iniziato tre anni fa, finirà il prossimo settembre, ha visto la collaborazione di 6 regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche e Puglia), 2 contee croate (Fiume e Zara) e l'Albania.
Tutte queste terre, come ha dimostrato il documentario presentato nel corso dell'incontro, hanno storie, tradizioni e usi propri, ma ciò che le accomuna è l'affacciarsi sul mare Adriatico, ma soprattutto considerare il mare come una risorsa da difendere e tutelare. Infatti, i relatori sono stati tutti concordi nel sostenere che «una pesca sostenibile contribuisce a stabilizzare i prezzi in condizioni di trasparenza, con evidenti vantaggi per gli operatori e i consumatori».
E sono stati proprio i pescatori a lanciare un grido di allarme sulla salute del mare, pur concordando con le relazioni degli esperti, hanno voluto sottolineare che spesso la loro categoria è vista come i principale responsabile dei danni ambientali del mare. Ma loro non ci stanno ad essere "demonizzati", infatti hanno precisato in qualche modo «con la nostra pesca a strascico è come se arassimo i fondali».
Le cause hanno spiegato gli esperti sono da ricercare nell'aumento degli agenti inquinanti e l'innalzamento della temperature, per questo gli studi e progetti pilota messi in atto dal progetto Eco Sea mirano proprio a ricreare un equilibrio ecosostenibile. Questo progetto comunitario ha affrontato il problema della pesca in Adriatico coinvolgendo tutti gli attori interessati, dal livello politico- istituzionale, passando per quello scientifico sino a quello degli operatori ittici.
Nel corso dell'incontro sono stati presentati i tre progetti pilota che hanno dimostrato come un intervento ecosostenibile da parte dell'uomo possa essere di aiuto al ripopolamento dell'ambiente marino. Tanti i temi affrontati, tutti con una valenza specifica che hanno fatto comprendere che il futuro della pesca in mare Adriatico è quella ecosostenibile, concordi anche i pescatori che anno dopo anno vedono diminuire il loro pescato.
Nel corso dell'incontro si è avuta una divagazione sul tema, esponenti del movimento cinque stelle, hanno chiesto ai rappresentati dell'Arpa sulla situazione di Torre Calderina e se la condotta sottomarina può essere la soluzione del problema. Ma questo è un problema tutto molfettese e non era negli studi fatti nel progetto "Eco Sea".
Hanno presentato e illustrato il progetto: Maria Adriana Cioffi, dirigente e funzionaria della sezione caccia e pesca della Regione Puglia, Fabio Grati del Cnr Ismar Regione Marche, Nicola Ungaro e Michele De Gioia, dirigente e ricercatore dell'Arpa Puglia, moderatrice dell'incontro, Luciana Doronzo, responsabile alla Comunicazione del progetto "Eco Sea".
Il progetto iniziato tre anni fa, finirà il prossimo settembre, ha visto la collaborazione di 6 regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche e Puglia), 2 contee croate (Fiume e Zara) e l'Albania.
Tutte queste terre, come ha dimostrato il documentario presentato nel corso dell'incontro, hanno storie, tradizioni e usi propri, ma ciò che le accomuna è l'affacciarsi sul mare Adriatico, ma soprattutto considerare il mare come una risorsa da difendere e tutelare. Infatti, i relatori sono stati tutti concordi nel sostenere che «una pesca sostenibile contribuisce a stabilizzare i prezzi in condizioni di trasparenza, con evidenti vantaggi per gli operatori e i consumatori».
E sono stati proprio i pescatori a lanciare un grido di allarme sulla salute del mare, pur concordando con le relazioni degli esperti, hanno voluto sottolineare che spesso la loro categoria è vista come i principale responsabile dei danni ambientali del mare. Ma loro non ci stanno ad essere "demonizzati", infatti hanno precisato in qualche modo «con la nostra pesca a strascico è come se arassimo i fondali».
Le cause hanno spiegato gli esperti sono da ricercare nell'aumento degli agenti inquinanti e l'innalzamento della temperature, per questo gli studi e progetti pilota messi in atto dal progetto Eco Sea mirano proprio a ricreare un equilibrio ecosostenibile. Questo progetto comunitario ha affrontato il problema della pesca in Adriatico coinvolgendo tutti gli attori interessati, dal livello politico- istituzionale, passando per quello scientifico sino a quello degli operatori ittici.
Nel corso dell'incontro sono stati presentati i tre progetti pilota che hanno dimostrato come un intervento ecosostenibile da parte dell'uomo possa essere di aiuto al ripopolamento dell'ambiente marino. Tanti i temi affrontati, tutti con una valenza specifica che hanno fatto comprendere che il futuro della pesca in mare Adriatico è quella ecosostenibile, concordi anche i pescatori che anno dopo anno vedono diminuire il loro pescato.
Nel corso dell'incontro si è avuta una divagazione sul tema, esponenti del movimento cinque stelle, hanno chiesto ai rappresentati dell'Arpa sulla situazione di Torre Calderina e se la condotta sottomarina può essere la soluzione del problema. Ma questo è un problema tutto molfettese e non era negli studi fatti nel progetto "Eco Sea".