Cultura, Eventi e Spettacolo
Presentato a Molfetta il libro di Marcello Bello “Caro Tonino. Appunti e disappunti”
E’ il dialogo costante avuto con il fratello, sono le riflessioni meditate sulla sua tomba
Molfetta - domenica 5 maggio 2019
"Ho chiesto a mio figlio Stefano di portare i miei più cari saluti a tutta la comunità molfettese. Avrei voluto farlo personalmente, ed abbracciarvi uno ad uno; ma, come quel 18 "Ho chiesto a mio figlio Stefano di portare i miei più cari saluti a tutta la comunità molfettese. Avrei voluto farlo personalmente, ed abbracciarvi uno ad uno; ma, come quel 18 marzo 1993, anche io come Tonino mi trovo a vivere la difficoltà fisica di non poter essere in mezzo a voi. Ringrazierò sempre Tonino nelle mie preghiere per avermi dato l'opportunità di conoscere persone meravigliose che in questi 26 anni hanno tenuto sempre vivo, nel proprio cuore il ricordo di mio fratello. Spero che troviate interessanti queste mie riflessioni su Tonino e che la sua "Ala di riserva" possa aiutarvi a prendere quota nei momenti difficili della vostra vita. Vi voglio bene".
Sono queste le parole di saluto di Marcello Bello, lette dal figlio Stefano, durante la presentazione del suo libro "Caro Tonino. Appunti e disappunti", edito da "La Meridiana", che si è tenuta nei giorni scorsi presso il Museo Diocesano di Molfetta, ma già presentato ad Alessano lo scorso 7 aprile, evidenziando ancora una volta l'indissolubile legame da cui sono unite queste due città: don Tonino.
Marcello non c'era, e nemmeno Trifone, ma a portare la testimonianza della famiglia Bello, o meglio il testimone, sono stati Stefano e Francesca, figli di Marcello e Trifone, insieme al presidente della Fondazione "don Tonino Bello", Giancarlo Piccininni, al giornalista Valentino Losito e a Elvira Zaccagnino, direttrice della casa editrice "La Meridiana", che ha visto la sua nascita con gli scritti di don Tonino e poi ha percorso il suo sentiero sempre nell'ambito del sociale. Presente per pochi minuti anche il vescovo, mons. Domenico Cornacchia, che ha dovuto lasciare l'incontro per impegni pastorali, ma questo non gli ha impedito di esserci comunque, di fare un saluto ai presenti e ai familiari di don Tonino.
"Caro Tonino" non è un'autobiografia di suo fratello, ma è un dono ancora più prezioso, sono i suoi dialoghi più intimi con don Tonino, meditati sulla sua tomba, «è un diario dell'anima», come lo ha definito il giornalista Valentino Losito. Infatti, è scritto in forma epistolare.
Un dialogo che travalica i confini dello spazio e del tempo e fa comprendere quanto sia stato forte il legame che ha unito questi tre fratelli, ma anche di come le parole di don Tonino siano diventate un seme per i familiari prima, per la comunità poi.
A Valentino Losito il compito di entrare nei meandri del libro e dare la sua personale chiave di lettura, subito il giornalista evidenzia che «la cifra comunicativa del libro è la sobrietà, dove l'atmosfera è dominata dal silenzio. Sono pagine -dice ancora Losito- pervase da una salentinità profonda. E' un libro che ci porta ad un atteggiamento mentale nuovo nei confronti di don Tonino».
Ed evidenzia «occasioni come queste ci servono per capire cosa ne abbiamo fatto in 26 anni di don Tonino».
Ricorda di quanto don Tonino fosse scomodo sia per la Chiesa che per il mondo della politica di allora, di come poi si siano strumentalizzate le sue parole, di quel "grembiule" che molti usano, ma che ripongono subito. Ricorda le sue battaglie in nome della pace, che ha combattuto senza armi, per «don Tonino- dice Losito- la parola era un mezzo, non era un parolaio magico, ma dell'animo».
Francesca e Stefano sono oramai i testimoni e, per certi versi, anche i custodi di quegli insegnamenti che don Tonino ha lasciato non solo con i suoi scritti, ma anche con le sue parole ed i suoi gesti. Insegnamenti che nella vita della famiglia sono tornati particolarmente utili, in alcune spiacevoli circostanze, in cui Marcello ha imparato a perdonare anche chi gli ha fatto del male.
Un decennio come pastore della Diocesi di Molfetta che per il presidente della Fondazione, Giancarlo Piccininni, «è un periodo per la vostra comunità fuori dal tempo perché vi è stata una discontinuità portata proprio da don Tonino», che ha stravolto i canoni classici del sentire comune, si è passati «dall'amore per le regole, alle regole dell'amore».
E a pensarci bene è proprio vero, per le nostre comunità, c'è un prima di don Tonino, il suo travolgente decennio da vescovo, e ora c'è il dopo. Quel dopo che continua essere un seme germogliato, che è riuscito persino a far venire Papa Francesco a Molfetta e ad Alessano.
L'esortazione fatta da Piccininni è di «essere rivoluzionari come don Tonino, continuare sempre e comunque ad organizzare la speranza». Durante il suo intervento Piccininni ricorda come «Marcello e Trifone anche quando non hanno capito le sue scelte non lo hanno mai abbandonato».
«Dobbiamo essere non eredi, ma compagni di strada», conclude l'incontro Elvira Zaccagnini.
Il senso profondo del libro di Marcello Bello è racchiuso nell'ultima frase: "Caro Tonino, finché potrò cercherò con tutte le mie forze di essere attento al tuo nome e anche alla tua "Chiesa"".
Sono queste le parole di saluto di Marcello Bello, lette dal figlio Stefano, durante la presentazione del suo libro "Caro Tonino. Appunti e disappunti", edito da "La Meridiana", che si è tenuta nei giorni scorsi presso il Museo Diocesano di Molfetta, ma già presentato ad Alessano lo scorso 7 aprile, evidenziando ancora una volta l'indissolubile legame da cui sono unite queste due città: don Tonino.
Marcello non c'era, e nemmeno Trifone, ma a portare la testimonianza della famiglia Bello, o meglio il testimone, sono stati Stefano e Francesca, figli di Marcello e Trifone, insieme al presidente della Fondazione "don Tonino Bello", Giancarlo Piccininni, al giornalista Valentino Losito e a Elvira Zaccagnino, direttrice della casa editrice "La Meridiana", che ha visto la sua nascita con gli scritti di don Tonino e poi ha percorso il suo sentiero sempre nell'ambito del sociale. Presente per pochi minuti anche il vescovo, mons. Domenico Cornacchia, che ha dovuto lasciare l'incontro per impegni pastorali, ma questo non gli ha impedito di esserci comunque, di fare un saluto ai presenti e ai familiari di don Tonino.
"Caro Tonino" non è un'autobiografia di suo fratello, ma è un dono ancora più prezioso, sono i suoi dialoghi più intimi con don Tonino, meditati sulla sua tomba, «è un diario dell'anima», come lo ha definito il giornalista Valentino Losito. Infatti, è scritto in forma epistolare.
Un dialogo che travalica i confini dello spazio e del tempo e fa comprendere quanto sia stato forte il legame che ha unito questi tre fratelli, ma anche di come le parole di don Tonino siano diventate un seme per i familiari prima, per la comunità poi.
A Valentino Losito il compito di entrare nei meandri del libro e dare la sua personale chiave di lettura, subito il giornalista evidenzia che «la cifra comunicativa del libro è la sobrietà, dove l'atmosfera è dominata dal silenzio. Sono pagine -dice ancora Losito- pervase da una salentinità profonda. E' un libro che ci porta ad un atteggiamento mentale nuovo nei confronti di don Tonino».
Ed evidenzia «occasioni come queste ci servono per capire cosa ne abbiamo fatto in 26 anni di don Tonino».
Ricorda di quanto don Tonino fosse scomodo sia per la Chiesa che per il mondo della politica di allora, di come poi si siano strumentalizzate le sue parole, di quel "grembiule" che molti usano, ma che ripongono subito. Ricorda le sue battaglie in nome della pace, che ha combattuto senza armi, per «don Tonino- dice Losito- la parola era un mezzo, non era un parolaio magico, ma dell'animo».
Francesca e Stefano sono oramai i testimoni e, per certi versi, anche i custodi di quegli insegnamenti che don Tonino ha lasciato non solo con i suoi scritti, ma anche con le sue parole ed i suoi gesti. Insegnamenti che nella vita della famiglia sono tornati particolarmente utili, in alcune spiacevoli circostanze, in cui Marcello ha imparato a perdonare anche chi gli ha fatto del male.
Un decennio come pastore della Diocesi di Molfetta che per il presidente della Fondazione, Giancarlo Piccininni, «è un periodo per la vostra comunità fuori dal tempo perché vi è stata una discontinuità portata proprio da don Tonino», che ha stravolto i canoni classici del sentire comune, si è passati «dall'amore per le regole, alle regole dell'amore».
E a pensarci bene è proprio vero, per le nostre comunità, c'è un prima di don Tonino, il suo travolgente decennio da vescovo, e ora c'è il dopo. Quel dopo che continua essere un seme germogliato, che è riuscito persino a far venire Papa Francesco a Molfetta e ad Alessano.
L'esortazione fatta da Piccininni è di «essere rivoluzionari come don Tonino, continuare sempre e comunque ad organizzare la speranza». Durante il suo intervento Piccininni ricorda come «Marcello e Trifone anche quando non hanno capito le sue scelte non lo hanno mai abbandonato».
«Dobbiamo essere non eredi, ma compagni di strada», conclude l'incontro Elvira Zaccagnini.
Il senso profondo del libro di Marcello Bello è racchiuso nell'ultima frase: "Caro Tonino, finché potrò cercherò con tutte le mie forze di essere attento al tuo nome e anche alla tua "Chiesa"".