Politica
Potere al Popolo: «Tagli immediati sull'ospedale di Molfetta»
Continua la querelle sul futuro del "Monsignor Bello"
Molfetta - mercoledì 30 gennaio 2019
Comunicato Stampa
Puntualmente quando si avvicinano le elezioni si ravviva il dibattito sul il piano di riordino ospedaliero e sull'ospedale di Molfetta
Recentemente anche il sindaco di Molfetta ha pomposamente annunciato: l'allineamento agli standard di sicurezza chirurgici attraverso la realizzazione di 4 posti di Intensiva post-operatoria; il mantenimento degli attuali 13 posti di Urologia; il mantenimento degli attuali 8 posti del servizio di cardiologia; tutto in base a intese raggiunte con i dirigenti della Asl Ba, finora purtroppo senza riscontro in alcun documento ufficiale né della Asl nè della Regione Puglia.
La stessa cosa può dirsi di tante prese di posizione che abbiamo ascoltato negli ultimi tempi da parte di presunti comitati civici o personaggi in cerca d'autore che hanno fatto credere, alcuni in buonafede altri in malafede, che fosse in piedi un processo di concertazione del piano di riordino.
Nulla di più falso semplicemente perchè il confronto con le comunità locali doveva svolgersi prima della stesura del piano, dopo la stesura diventa funzionale alla macchina della propaganda orchestrata ad arte dal presidente Emiliano, con l'unico obiettivo di impedire la nascita di un movimento reale di opposizione.
Ricordiamo, infatti, che il piano di riordino dalla sua prima stesura nel 2015 fino all'ultima stesura nel febbraio 2018 - pubblicata nel Bollettino Ufficiale della regione Puglia n. 24 del 2018 - prevede il ridimensionamento dell'ospedale di Molfetta che viene declassato ad ospedale di base.
Sono previsti soltanto 70 posti letto distribuiti tra chirurgia generale, medicina generale, ortopedia e traumatologia.
Il mitico "ospedale unico del nord-barese" lo troviamo nella parte relativa alla programmazione futura, tradotto: i tagli si fanno subito, il resto è rimandato ad un tempo non meglio precisato.
Tutti si ergono a difensori dell'ospedale di Molfetta, ma in realtà è stato nel mirino di tutti i piani di riordino elaborati da tutte le amministrazioni regionali precedenti, centro-destra e centro-sinistra, Fitto, Vendola, Emiliano.
Nel piano non si progetta la sanità del futuro, del terzo millennio, è sostanzialmente una serie di tagli lineari spacciati come potenziamento della medicina territoriale.
Infatti la dismissione di tante strutture ospedaliere viene mascherata con la trasformazione in quelli che vengono chiamati presidi territoriali assistenziali, sostanzialmente poco più di un poliambulatorio.
Si taglia la sanità pubblica perché si taglia la spesa pubblica, e in particolare la spesa sociale in Puglia e a Roma, il tutto per obbedire a vincoli finanziari imposti dai Trattati europei.
In questo non troviamo differenze tra centrodestra, centrosinistra e l'attuale governo Lega-5Stelle come dimostra tutta la vicenda dell'ultima manovra finanziaria.
Soltanto chi difende la sanità pubblica difende l'ospedale di Molfetta.
Recentemente anche il sindaco di Molfetta ha pomposamente annunciato: l'allineamento agli standard di sicurezza chirurgici attraverso la realizzazione di 4 posti di Intensiva post-operatoria; il mantenimento degli attuali 13 posti di Urologia; il mantenimento degli attuali 8 posti del servizio di cardiologia; tutto in base a intese raggiunte con i dirigenti della Asl Ba, finora purtroppo senza riscontro in alcun documento ufficiale né della Asl nè della Regione Puglia.
La stessa cosa può dirsi di tante prese di posizione che abbiamo ascoltato negli ultimi tempi da parte di presunti comitati civici o personaggi in cerca d'autore che hanno fatto credere, alcuni in buonafede altri in malafede, che fosse in piedi un processo di concertazione del piano di riordino.
Nulla di più falso semplicemente perchè il confronto con le comunità locali doveva svolgersi prima della stesura del piano, dopo la stesura diventa funzionale alla macchina della propaganda orchestrata ad arte dal presidente Emiliano, con l'unico obiettivo di impedire la nascita di un movimento reale di opposizione.
Ricordiamo, infatti, che il piano di riordino dalla sua prima stesura nel 2015 fino all'ultima stesura nel febbraio 2018 - pubblicata nel Bollettino Ufficiale della regione Puglia n. 24 del 2018 - prevede il ridimensionamento dell'ospedale di Molfetta che viene declassato ad ospedale di base.
Sono previsti soltanto 70 posti letto distribuiti tra chirurgia generale, medicina generale, ortopedia e traumatologia.
Il mitico "ospedale unico del nord-barese" lo troviamo nella parte relativa alla programmazione futura, tradotto: i tagli si fanno subito, il resto è rimandato ad un tempo non meglio precisato.
Tutti si ergono a difensori dell'ospedale di Molfetta, ma in realtà è stato nel mirino di tutti i piani di riordino elaborati da tutte le amministrazioni regionali precedenti, centro-destra e centro-sinistra, Fitto, Vendola, Emiliano.
Nel piano non si progetta la sanità del futuro, del terzo millennio, è sostanzialmente una serie di tagli lineari spacciati come potenziamento della medicina territoriale.
Infatti la dismissione di tante strutture ospedaliere viene mascherata con la trasformazione in quelli che vengono chiamati presidi territoriali assistenziali, sostanzialmente poco più di un poliambulatorio.
Si taglia la sanità pubblica perché si taglia la spesa pubblica, e in particolare la spesa sociale in Puglia e a Roma, il tutto per obbedire a vincoli finanziari imposti dai Trattati europei.
In questo non troviamo differenze tra centrodestra, centrosinistra e l'attuale governo Lega-5Stelle come dimostra tutta la vicenda dell'ultima manovra finanziaria.
Soltanto chi difende la sanità pubblica difende l'ospedale di Molfetta.