Politica
Post Regionali: quanti dubbi sul futuro
Equilibri da rivedere anche a livello locale
Molfetta - giovedì 4 giugno 2015
7.46
A vincere in Puglia e a Molfetta, alle elezioni di domenica scorsa, è stato soprattutto il partito dell'astensionismo, la politica non è riuscita a convincere i cittadini ad andare al voto e non solo per le vacanze nel ponte del 2 giugno (che non si sa in quanti hanno potuto fare).
C'è una sconfitta politica per il Pd di Piero de Nicolo. Prima di tutto perché una destra scompaginata e divisa è riuscita comunque a mantenere le posizioni degli anni scorsi, con Stanislao Caputo (Ncd), un profilo che si è rivelato fortemente competitivo.
C'è poi la stella emergente di Saverio Tammacco che ha dimostrato di avere forza e numeri.
Il deperimento nei numeri e nelle percentuali del Pd rende oggi l'area di sinistra barcollante e incerta, con le cifre di un'astensione selvaggia che evidenziano la crepa aperta tra il Pd (e non solo), e la pubblica opinione .
È ancora forte l'investimento di fiducia nel leader rottamare de Nicolo, nella convinzione che sia oggi l'unica vera leva di cambiamento per la politica locale. Ma il crinale che divide la retorica della rottamazione dalla predicazione dell'antipolitica è sempre stato molto stretto, e coltivando la prima si rischia di annaffiare la seconda.
L'assessore Tommaso Spadavecchia si è autosospeso e questo fa capire che ce n'è abbastanza per ballare politicamente, altro che annunciare "l'andare avanti tutti insieme" dopo la lettura dei risultati, per trasmettere agli elettori un segnale di tranquillità da oratorio, che è invece un segnale del nulla, senza significato e dunque inquietante come tutte le false sicurezze.
La città si interroga sul destino di questo città alla fine di una transizione eterna, e persino sul destino della sinistra, ormai ad un punto di non ritorno. Rimpasto? Per ora no. Ma mai dire mai. Qui sta il nodo che tiene insieme l'autosospensione di Spadavecchia, la voglia della Cormio di sentirsi sempre più figura di partito cominciando a batter cassa e le chance per il futuro. C'è bisogno dell'intero Pd, capace di ritrovarsi comunità, all'interno e con i suoi elettori. Solo così si potrà coniugare il cambiamento con la responsabilità. Sempre che il Pd da solo possa fare la differenza.
C'è una sconfitta politica per il Pd di Piero de Nicolo. Prima di tutto perché una destra scompaginata e divisa è riuscita comunque a mantenere le posizioni degli anni scorsi, con Stanislao Caputo (Ncd), un profilo che si è rivelato fortemente competitivo.
C'è poi la stella emergente di Saverio Tammacco che ha dimostrato di avere forza e numeri.
Il deperimento nei numeri e nelle percentuali del Pd rende oggi l'area di sinistra barcollante e incerta, con le cifre di un'astensione selvaggia che evidenziano la crepa aperta tra il Pd (e non solo), e la pubblica opinione .
È ancora forte l'investimento di fiducia nel leader rottamare de Nicolo, nella convinzione che sia oggi l'unica vera leva di cambiamento per la politica locale. Ma il crinale che divide la retorica della rottamazione dalla predicazione dell'antipolitica è sempre stato molto stretto, e coltivando la prima si rischia di annaffiare la seconda.
L'assessore Tommaso Spadavecchia si è autosospeso e questo fa capire che ce n'è abbastanza per ballare politicamente, altro che annunciare "l'andare avanti tutti insieme" dopo la lettura dei risultati, per trasmettere agli elettori un segnale di tranquillità da oratorio, che è invece un segnale del nulla, senza significato e dunque inquietante come tutte le false sicurezze.
La città si interroga sul destino di questo città alla fine di una transizione eterna, e persino sul destino della sinistra, ormai ad un punto di non ritorno. Rimpasto? Per ora no. Ma mai dire mai. Qui sta il nodo che tiene insieme l'autosospensione di Spadavecchia, la voglia della Cormio di sentirsi sempre più figura di partito cominciando a batter cassa e le chance per il futuro. C'è bisogno dell'intero Pd, capace di ritrovarsi comunità, all'interno e con i suoi elettori. Solo così si potrà coniugare il cambiamento con la responsabilità. Sempre che il Pd da solo possa fare la differenza.