Cultura, Eventi e Spettacolo
“POPoff”: rivoluzione in balli e musiche tradizionali
Applausi per il coreografo molfettese Abbattista
Molfetta - mercoledì 16 settembre 2015
13.36
Dopo l'innovativo spettacolo Rossophilia, è tornato a Molfetta, sua città di origine, il coreografo e regista Nicolò Abbattista che, nel chiostro della Fabbrica di San Domenico, ha proposto la sua ultima produzione. "Pop off", questo il nome del lavoro, in chiave travolgente, originale e coinvolgente, ha evidenziato il complesso legame fra l'uomo e il cibo, nel bene e nel male. Al cibo sono legati riti ed usanze, gesti e credenze che si tramandano nel tempo e che Abbattista ha riproposto in forma artistica. Gesti familiari, movimenti ispirati alla socializzazione che il cibo comporta dinanzi ad una tavola, unico arredo presente in un palcoscenico completamente nudo, in cui l'unico protagonista è l'uomo con i suoi tormenti interni ed esterni. Quasi a focalizzare il rapporto difficile con se stesso e con gli altri.
Lo spettacolo ha rappresentato le più antiche danze tradizionali, quali la taranta e la pizzica, in chiave riveduta e corretta con movimenti a volte quasi violenti, altre volte sensuali e coinvolgenti, ma sempre innovativi nella loro proposta scenica. Il cibo scandisce le nostre giornate, è una delle ragioni principali per le quali si lavora, ha inoltre una funzione fondamentale, ci introduce alla vita di relazione, è un modo per entrare in contatto con noi stessi e con gli altri e in questo senso contribuisce allo sviluppo della nostra identità, dei nostri saperi e del nostro modo di percepire la realtà.
I danzatori, uscendo dal limite del palcoscenico, hanno quasi voluto marcare ed esplorare l'ambiente che ci circonda, alla fine completamente inondato dal grano e dalla farina, volatilizzati anche sugli spettatori, coinvolti in un ritmo vorticoso di movenze e musica. Veramente innovativo il ballo finale, quasi fosse un'antica festa della raccolta del grano, con sacchi battuti in aria,vestiti da neri divenuti poi bianchi, farina ovunque, pubblico compreso, che non ha resistito a ballare e muoversi sulle sedie, anche loro tarantate. Molto bravi gli interpreti: Mirta Boschetti, Susanna Pieri, Giorgia Varano, Manuela Colleoni, Eleonora Mongitore, Samuele Arisci e Christian Consalvo che hanno saputo rivisitare queste antiche danze dando una personale interpretazione. Fondamentale l'apporto della musica delle Faraualla, gruppo pugliese di musiche tradizionali, presenti in sala.
Lo spettacolo ha rappresentato le più antiche danze tradizionali, quali la taranta e la pizzica, in chiave riveduta e corretta con movimenti a volte quasi violenti, altre volte sensuali e coinvolgenti, ma sempre innovativi nella loro proposta scenica. Il cibo scandisce le nostre giornate, è una delle ragioni principali per le quali si lavora, ha inoltre una funzione fondamentale, ci introduce alla vita di relazione, è un modo per entrare in contatto con noi stessi e con gli altri e in questo senso contribuisce allo sviluppo della nostra identità, dei nostri saperi e del nostro modo di percepire la realtà.
I danzatori, uscendo dal limite del palcoscenico, hanno quasi voluto marcare ed esplorare l'ambiente che ci circonda, alla fine completamente inondato dal grano e dalla farina, volatilizzati anche sugli spettatori, coinvolti in un ritmo vorticoso di movenze e musica. Veramente innovativo il ballo finale, quasi fosse un'antica festa della raccolta del grano, con sacchi battuti in aria,vestiti da neri divenuti poi bianchi, farina ovunque, pubblico compreso, che non ha resistito a ballare e muoversi sulle sedie, anche loro tarantate. Molto bravi gli interpreti: Mirta Boschetti, Susanna Pieri, Giorgia Varano, Manuela Colleoni, Eleonora Mongitore, Samuele Arisci e Christian Consalvo che hanno saputo rivisitare queste antiche danze dando una personale interpretazione. Fondamentale l'apporto della musica delle Faraualla, gruppo pugliese di musiche tradizionali, presenti in sala.