Politica
Piergiovanni risponde a Camporeale. De Nicolo a Minervini
Veleni e politica a Molfetta
Molfetta - giovedì 14 maggio 2015
7.21
Altro che fair play. La politica a Molfetta è un campo di battaglia. E le armi sono affilate. Anzi taglienti. Ninnì Camporeale si dimette e punta il dito contro il sindaco, Paola Natalicchio e il presidente del Consiglio comunale, Nicola Piergiovanni.
L'assessore regionale Guglielmo Minervini "sale sul palco" e dipinge in malo modo il neo segretario cittadino del Pd, Piero De Nicolo. Il risultato? Comunicati stampa al vetriolo, prevedibilissimi, e veleni. E tutto sotto l'ombrello dello stesso candidato presidente alle prossime regionali.
«Nonostante quello che pensa Ninnì Camporeale ho sempre interpretato il mio ruolo di Presidente della massima assise cittadina con l'alto senso delle istituzioni che esso impone e, per questo, ho sempre cercato di evitare di entrare direttamente nelle polemiche politiche con gli esponenti del centrodestra, ma le affermazioni del candidato sindaco bocciato dalla città nel 2013, rilasciate poco dopo la formalizzazione delle sue dimissioni da consigliere comunale, mi hanno profondamente amareggiato e meritano una risposta chiara».
E poi. «Desta profonda tristezza vedere come un (ex) autorevole esponente del centrodestra, individuato addirittura da quella coalizione come suo massimo rappresentante nelle scorse elezioni amministrative, debba arrampicarsi sugli specchi, offendendo (lui sì!) le figure istituzionali della nostra città, per giustificare in maniera goffa le sue ingloriose dimissioni da consigliere comunale di opposizione. Tutti sanno benissimo quali siano le ragioni reali di questa sua disonorevole fuga dalla massima assise cittadina, a poche settimane dal voto per le regionali e nel pieno di una campagna elettorale che lo vede sostenere attivamente un candidato nelle liste di centrosinistra. Per questo Camporeale avrebbe fatto meglio ad evitare di addossare la responsabilità delle sue frettolose dimissioni al sottoscritto o addirittura al Sindaco, limitandosi a spiegare che, con questa operazione, si garantisce al suddetto candidato il sostegno elettorale di un 'campione delle preferenze' della nostra città. Altro che 'non voglio essere complice di un Consiglio che è causa dello sfacelo economico di Molfetta».
E non la manda a dire neppure De Nicolo. «Il "bullismo politico" – scrive rivolgendosi a Guglielmo Minervini - è solo in chi non accetta che si possa anche fare a meno di te. Aavremmo volentieri evitato di entrare in polemica con Guglielmo Minervini che per lunghi anni ha diviso con il Popolo Democratico di Molfetta un percorso politico ed umano che non vogliamo dimenticare. Il Partito Democratico molfettese ha svolto un Congresso cittadino regolare e dal risultato ineccepibile».
«Privo di un Segretario, dimessosi nel pieno di una Campagna Elettorale, il Partito ha deciso di non navigare a vista, di non cedere alla facile tentazione del disimpegno, di continuare a fare il "Partito" ed ha fatto l'unica scelta giusta (quella che regola democraticamente la vita dei Partiti): ha convocato la Assemblea di tutti gli iscritti per lo svolgimento del Congresso. Al Congresso hanno partecipato 320 iscritti, ovvero l'80% dei 401 iscritti raccolti durante la segreteria che mi ha preceduto e che neppure tu, caro Guglielmo, ritengo abbia voglia di accusare di "bullismo" nel tesseramento. La mia candidatura ha raccolto 208 voti (oltre la metà di tutti gli iscritti al Partito, compresi quelli che non hanno partecipato al Congresso) e con il 65% dei voti validi sono stato, democraticamente, eletto Segretario. Durante il Congresso tutti hanno potuto parlare e lo hanno fatto anche i Consiglieri e gli Assessori che hanno, pubblicamente aderito alla tua candidatura in una lista che certo non è quella del Partito Democratico. La lista congressuale "vicina" alle posizioni di Guglielmo Minervini ha raccolto 71 voti (il 22,2%)».
E poi l'affondo. «Questi i numeri, questa la naturale conseguenza dell'abbandono di una candidatura nella lista del Partito Democratico per approdare su più comode posizioni elettorali in una lista dove, ed il risultato delle elezioni lo dimostrerà, per essere eletti servono molti meno voti. E allora, dove è la "farsa"? Dov'è il "gesto di bullismo indecente"? Dove è la "ubriacatura" di potere del sottoscritto, legittimo Segretario del P.D. molfettese? Caro Guglielmo, a questo Partito hai – sicuramente – dato tanto ma da questo Partito tanto hai ricevuto. Sei Consigliere Regionale da 10 anni e da 10 anni Assessore Regionale. In precedenza, sei stato Sindaco di Molfetta per 6 anni. Oggi ti candidi in un Partito che non è quello per il quale svolgi, ancora oggi, le funzioni di Assessore Regionale. Hai ignorato (in un silenzio, quantomeno, imbarazzante) la richiesta fattati pervenire, alcune settimane fa, dalla Direzione Regionale del Partito Democratico di dimissioni dalla carica di Assessore Regionale… No Guglielmo… i "bulli" non siamo noi».
L'assessore regionale Guglielmo Minervini "sale sul palco" e dipinge in malo modo il neo segretario cittadino del Pd, Piero De Nicolo. Il risultato? Comunicati stampa al vetriolo, prevedibilissimi, e veleni. E tutto sotto l'ombrello dello stesso candidato presidente alle prossime regionali.
«Nonostante quello che pensa Ninnì Camporeale ho sempre interpretato il mio ruolo di Presidente della massima assise cittadina con l'alto senso delle istituzioni che esso impone e, per questo, ho sempre cercato di evitare di entrare direttamente nelle polemiche politiche con gli esponenti del centrodestra, ma le affermazioni del candidato sindaco bocciato dalla città nel 2013, rilasciate poco dopo la formalizzazione delle sue dimissioni da consigliere comunale, mi hanno profondamente amareggiato e meritano una risposta chiara».
E poi. «Desta profonda tristezza vedere come un (ex) autorevole esponente del centrodestra, individuato addirittura da quella coalizione come suo massimo rappresentante nelle scorse elezioni amministrative, debba arrampicarsi sugli specchi, offendendo (lui sì!) le figure istituzionali della nostra città, per giustificare in maniera goffa le sue ingloriose dimissioni da consigliere comunale di opposizione. Tutti sanno benissimo quali siano le ragioni reali di questa sua disonorevole fuga dalla massima assise cittadina, a poche settimane dal voto per le regionali e nel pieno di una campagna elettorale che lo vede sostenere attivamente un candidato nelle liste di centrosinistra. Per questo Camporeale avrebbe fatto meglio ad evitare di addossare la responsabilità delle sue frettolose dimissioni al sottoscritto o addirittura al Sindaco, limitandosi a spiegare che, con questa operazione, si garantisce al suddetto candidato il sostegno elettorale di un 'campione delle preferenze' della nostra città. Altro che 'non voglio essere complice di un Consiglio che è causa dello sfacelo economico di Molfetta».
E non la manda a dire neppure De Nicolo. «Il "bullismo politico" – scrive rivolgendosi a Guglielmo Minervini - è solo in chi non accetta che si possa anche fare a meno di te. Aavremmo volentieri evitato di entrare in polemica con Guglielmo Minervini che per lunghi anni ha diviso con il Popolo Democratico di Molfetta un percorso politico ed umano che non vogliamo dimenticare. Il Partito Democratico molfettese ha svolto un Congresso cittadino regolare e dal risultato ineccepibile».
«Privo di un Segretario, dimessosi nel pieno di una Campagna Elettorale, il Partito ha deciso di non navigare a vista, di non cedere alla facile tentazione del disimpegno, di continuare a fare il "Partito" ed ha fatto l'unica scelta giusta (quella che regola democraticamente la vita dei Partiti): ha convocato la Assemblea di tutti gli iscritti per lo svolgimento del Congresso. Al Congresso hanno partecipato 320 iscritti, ovvero l'80% dei 401 iscritti raccolti durante la segreteria che mi ha preceduto e che neppure tu, caro Guglielmo, ritengo abbia voglia di accusare di "bullismo" nel tesseramento. La mia candidatura ha raccolto 208 voti (oltre la metà di tutti gli iscritti al Partito, compresi quelli che non hanno partecipato al Congresso) e con il 65% dei voti validi sono stato, democraticamente, eletto Segretario. Durante il Congresso tutti hanno potuto parlare e lo hanno fatto anche i Consiglieri e gli Assessori che hanno, pubblicamente aderito alla tua candidatura in una lista che certo non è quella del Partito Democratico. La lista congressuale "vicina" alle posizioni di Guglielmo Minervini ha raccolto 71 voti (il 22,2%)».
E poi l'affondo. «Questi i numeri, questa la naturale conseguenza dell'abbandono di una candidatura nella lista del Partito Democratico per approdare su più comode posizioni elettorali in una lista dove, ed il risultato delle elezioni lo dimostrerà, per essere eletti servono molti meno voti. E allora, dove è la "farsa"? Dov'è il "gesto di bullismo indecente"? Dove è la "ubriacatura" di potere del sottoscritto, legittimo Segretario del P.D. molfettese? Caro Guglielmo, a questo Partito hai – sicuramente – dato tanto ma da questo Partito tanto hai ricevuto. Sei Consigliere Regionale da 10 anni e da 10 anni Assessore Regionale. In precedenza, sei stato Sindaco di Molfetta per 6 anni. Oggi ti candidi in un Partito che non è quello per il quale svolgi, ancora oggi, le funzioni di Assessore Regionale. Hai ignorato (in un silenzio, quantomeno, imbarazzante) la richiesta fattati pervenire, alcune settimane fa, dalla Direzione Regionale del Partito Democratico di dimissioni dalla carica di Assessore Regionale… No Guglielmo… i "bulli" non siamo noi».