Sanità
Piccoli ospedali e eccellenze mediche
I rischi dei tagli alla Sanità pugliese nella lettera di Maria
Molfetta - lunedì 14 dicembre 2015
«Mi chiamo Maria e sono una quarantatreenne residente a Molfetta. Vi scrivo in merito alla notizia di questi ultimi giorni circa la chiusura di alcuni reparti dell'ospedale Vittorio Emanuele di Bisceglie, in particolare per il reparto di Malattie Infettive che sarà pesantemente ridimensionato nel personale».
Così scrive una nostra lettrice che per motivi di privacy preferisce non rendere noti i veri nomi di chi si è trovato a dovere lottare contro una malattia che proprio nell'ospedale di Bisceglie ha trovato la sua soluzione. Scrive la sua accorata lettera rivolgendosi direttamente al presidente della Regione Michele Emiliano, volendo esaltare le capacità di un reparto, quello delle malattie infettive, dei suoi 40 posti letto e della equipe del dottor Tommaso Fontana. Un punto di riferimento territoriale mai intaccato da tutti i riordini ospedalieri precedentemente posti in essere.
«Ci lamentiamo della macchina sanitaria del nostro Sud – scrive Maria - carente nelle strutture e nelle professionalità di chi ci lavora, soffocata dalla presunzione che predomina sulla competenza, ostaggio della durezza dei cuori che prevale sull'amore e sulla comprensione di chi è ammalato. Sono convinta tuttavia che esistono anche realtà valide, positive, efficienti ed efficaci. Il reparto di malattie infettive di Bisceglie è una di queste». Il "caso" è quello di Gino, «il mio ragazzo», come lo chiama Maria, protagonista di un lungo calvario, durato 5 anni, che lo ha visto rivolgersi a centri medici specializzati, ospedali, interminabili attese, per ottenere risposte a quella insolita debolezza a cui fa seguito l'ingrossamento dei noduli inguinali, del collo e del fegato.
Tutti fenomeni che hanno avuto come diagnosi «un fenomeno congenito caratteristico del fisico di Gino». E poi l'incontro con il reparto malattie infettive dell'ospedale di Bisceglie. «Una ecografia al fegato – scrive ancora Maria – e la scoperta di una grave malattia virale diagnosticata in ritardo, troppo, ma fortunatamente arginata in extremis. Ancora qualche tempo e Gino non ce l'avrebbe fatta». Oggi Gino è fuori pericolo e questa è una di quelle storie che raccontano che qualsiasi riordino ospedaliero non può e non deve essere fatto giocando con i numeri, semplicemente tagliando posti letto, sacrificando con questo quelle eccellenze che in Puglia esistono e che sono diffuse su tutto il territorio regionale. Anche nei piccoli ospedali.
Forse proprio in quelli lo studio e la ricerca danno i migliori frutti.
Così scrive una nostra lettrice che per motivi di privacy preferisce non rendere noti i veri nomi di chi si è trovato a dovere lottare contro una malattia che proprio nell'ospedale di Bisceglie ha trovato la sua soluzione. Scrive la sua accorata lettera rivolgendosi direttamente al presidente della Regione Michele Emiliano, volendo esaltare le capacità di un reparto, quello delle malattie infettive, dei suoi 40 posti letto e della equipe del dottor Tommaso Fontana. Un punto di riferimento territoriale mai intaccato da tutti i riordini ospedalieri precedentemente posti in essere.
«Ci lamentiamo della macchina sanitaria del nostro Sud – scrive Maria - carente nelle strutture e nelle professionalità di chi ci lavora, soffocata dalla presunzione che predomina sulla competenza, ostaggio della durezza dei cuori che prevale sull'amore e sulla comprensione di chi è ammalato. Sono convinta tuttavia che esistono anche realtà valide, positive, efficienti ed efficaci. Il reparto di malattie infettive di Bisceglie è una di queste». Il "caso" è quello di Gino, «il mio ragazzo», come lo chiama Maria, protagonista di un lungo calvario, durato 5 anni, che lo ha visto rivolgersi a centri medici specializzati, ospedali, interminabili attese, per ottenere risposte a quella insolita debolezza a cui fa seguito l'ingrossamento dei noduli inguinali, del collo e del fegato.
Tutti fenomeni che hanno avuto come diagnosi «un fenomeno congenito caratteristico del fisico di Gino». E poi l'incontro con il reparto malattie infettive dell'ospedale di Bisceglie. «Una ecografia al fegato – scrive ancora Maria – e la scoperta di una grave malattia virale diagnosticata in ritardo, troppo, ma fortunatamente arginata in extremis. Ancora qualche tempo e Gino non ce l'avrebbe fatta». Oggi Gino è fuori pericolo e questa è una di quelle storie che raccontano che qualsiasi riordino ospedaliero non può e non deve essere fatto giocando con i numeri, semplicemente tagliando posti letto, sacrificando con questo quelle eccellenze che in Puglia esistono e che sono diffuse su tutto il territorio regionale. Anche nei piccoli ospedali.
Forse proprio in quelli lo studio e la ricerca danno i migliori frutti.